Prologo

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Da che ne aveva memoria, quella era senza alcun dubbio una giornata molto umida e fredda; nuvole cariche di pioggia d'un cupo color antracite ricoprivano il cielo in una distesa di grigi spenti. Forse, voleva anche lui dimostrare solidarietà in un giorno tanto triste.

La figura della ragazza venuta da lontano, con il suo completo ingessato nero, ascoltava la predica del prete in rigoroso silenzio, osservando rigidamente la bara sistemata nella fossa davanti a sé. Al suo fianco poteva sentire distintamente i continui singhiozzi mal trattenuti delle donne presenti, così come i continui soffiarsi di nasi nei fazzoletti bianchi di cotone; la sua matrigna, Anna, se ne stava così vicino alla bara che se non fosse stato per suo figlio che la sosteneva nel suo pianto inconsolabile, probabilmente vi si sarebbe gettata battendo i pugni sul legno. Questo era senza dubbio il pensiero di molti, lei compresa.

Quando finalmente il prete terminò la funzione, il figlio di Anna prese in pugno un poca di terra e la gettò sul feretro in legno mentre lei rimase impassibile ad osservare; quando tornò accanto alla madre, decise di farsi avanti e gettò una rosa gialla piena di spine e la buttò quasi sprezzante sul coperchio di mogano scuro. Dopo aver dato l'estrema unzione alcuni amici dell'uomo e della sua famiglia iniziarono a coprire la bara con la terra del ranch mentre un violinista della banda del paese suonava Amazing Grace per volere della vedova. Una volta che fu ricoperta e la canzone fu terminata, il prete si avvicinò alla vedova Barkley per porgerle nuovamente le sue più sentite condoglianze, rinnovò le stesse parole per il figlio di lei e poi a quella ragazza che accettò a disagio; sapeva perfettamente di stonare in mezzo a tutta quella gente, e non vedeva l'ora di andarsene il più in fretta possibile da quel luogo.

Era sfinita in ogni senso, sia fisico che mentale, e dover accettare le parole di cordoglio di tutti con un sorriso di circostanza le fece quasi perdere il controllo: era esausta di ascoltare le solite frasi di circostanza! Avrebbe desiderato poter urlare con tutte le sue forze a quel branco di ipocriti, molti di loro non amavano l'uomo che era stato sepolto e sentire certe parole da loro... Avrebbe voluto prenderli a pugni!

Quasi quindici minuti dopo, il marasma di gente finalmente iniziò a diradarsi e andarsene a casa e si avvicinò alla tomba. La lapide di marmo bianco s'ergeva come un fantasma in mezzo a quel verde spento ed era stata posta sotto la grande quercia su cui amava arrampicarsi quando era piccola. Anche l'ultima cosa che amava di quella terra era stata infine contaminata; non amava quell'uomo ma era l'ultimo componente della sua famiglia che le era rimasto, ed ora se n'era andato. Se n'era andato e aveva lasciato solo una lunga scia di brutti ricordi che non l'abbandonavano mai. Guardava la foto e pensò a quanto fosse invecchiato negli anni suo padre: il viso forte era segnato da profonde rughe attorno agli occhi grigi, occhi intensi che avevano sempre fatto indietreggiare chi li osservava con severità, mentre la barba e i capelli non erano più castani ma quasi completamente grigi. Decisamente non era come lo ricordava.

Si abbassò e lesse a bassa voce la scritta commemorativa in oro – A Jonathan, marito e padre amorevole, devoto alla famiglia e instancabile lavoratore -. Storse il naso. Padre devoto? Sicuramente non per lei. Non aveva nemmeno cercato di trattenere la sua unica figlia a rimanere, nemmeno dopo quel doloroso e sofferto ultimatum lo aveva smosso.

Fu l'ultima volta che lo vide.

Ricordava ancora quel giorno, il giorno in cui aveva scoperto l'intenzione del padre di ampliare il ranch e sposare Anna, volendole poi lasciare anche metà della proprietà e inserire quel ragazzo che considerava il figlio maschio che non aveva mai avuto. Non poteva tollerare che parte della casa in cui era nata e cresciuta venisse divisa per una donna che non era sua madre, non dopo che quest'ultima aveva abbandonato il suo sogno e si era trasferita nel Montana, facendosi in quattro per garantire un minimo di profitto. Ricordava le urla e le parole che erano intercorse tra di loro, suo padre era sempre stato un uomo testardo ed orgoglioso, e lei non era da meno; poteva quasi accettare l'idea che suo padre si risposasse ma che dovesse trattare un'altra donna come una madre e dividere i ricordi di quella casa con lei... Lo implorò di cambiare idea, di non dividere quella casa tra lei e quelli che un tempo considerava degli ottimi vicini di casa, altrimenti se ne sarebbe andata e lo avrebbe lasciato a marcire in quel buco da solo, potendosi scordare d'avere una figlia. Le urlò addosso parole davvero terribili e per poco non le alzò le mani, se non fosse intervenuta Anna stessa; per la prima volta non vide un padre, ma un uomo ostinato ed incapace di metterla al primo posto per una volta nella vita. Quella sera prese le sue cose, comprò un biglietto aereo di sola andate e, dopo aver rubato l'auto di suo padre e guidato per ore verso l'aeroporto disse addio a quella che un tempo fu la sua casa...


Una mano si posò sulla sua spalla facendola sussultare e distogliendola bruscamente da quel brutto ricordo.

Era il figlio della sua matrigna e la stava osservando con un lieve sorriso sulle labbra - Mia madre mi ha detto se vieni in macchina con noi a casa. Abbiamo fatto un piccolo rinfresco dove parteciperanno amici stretti di famiglia.. -

- No, non verrò - rispose lei freddamente, interrompendolo senza farsi troppi problemi.

Lui la guardò spiazzato, poi sospirò stancamente - Andiamo Audrey... Non potresti abbassare l'ascia di guerra, almeno in questo giorno? Sono passati anni ormai, mia madre vorrebbe che tu tornassi a casa e anche io. Tutti sentono la tua mancanza! -

Sorrise crudelmente – Posso immaginarlo! Sentivate così tanto la mia mancanza che avevo il telefono intasato dalle vostre chiamate! Sapevate dov'ero ma non siete mai venuti una sola volta da me, e come se non bastasse non mi avete detto mai, una sola volta, dei problemi di cuore di Jonathan! Ve ne siete fregati bellamente perciò scusami se me ne sbatto di presenziare ad un rinfresco inutile, circondata da gente ipocrita che non ha fatto altro che giudicare e tacere quando era il momento di parlare! Tornatene a Casa. Sono venuta per senso del dovere, non di certo spinta da qualche sentimento cristiano nei confronti di questo ''grande uomo''. Ora scusami ma ho un taxi che mi aspetta per portarmi in aeroporto, devo tornare a New York visto che IO lavoro. Non ti dispiace fare gli onori di casa vero? In fin dei conti li hai fatti per anni per entrambi, quindi cosa ti cambierà mai un giorno in più? - rispose lei piena di rancore.

Dopo avergli voltato le spalle indossò un paio d'occhiali neri da sole e se ne andò senza dire una parola in più; quella sarebbe stata l'ultima che avrebbe messo piede lì ne era certa!

Non sapeva quanto si sbagliava...


Questa storia è stata scelta per il Contest: STOP AL PLAGIO! #aiutiamoadaiutarci


(Ebbene si! A distanza di anni, finalmente mi sono decisa a revisionare la mia prima storia e direi che fosse giunta proprio l'ora! Dopo aver iniziato a leggerla per vedere cosa ritoccare... L'ORRORE! Errori grammaticali, punteggiatura messa male... Che vergogna! Mi auguro vivamente di sistemarla in meglio stavolta.

Un bacione)




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