Mission/CaptainHill

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-Stai scherzando vero?- urló Maria nel telefono.
Lei e Steve erano stati mandati,Nick solo sa perché,in missione. Insieme. In un paesino sperduto in Alaska.

In teoria Maria non andava in campo,la nipote del capo non va in campo.
Figlia adottata della sorella di Fury,era quasi ai livelli di abilità della Romanoff ma Clair,sua madre,aveva preteso che lei non andasse in campo. Dopo Washington però erano pochi gli agenti di cui si ci poteva fidare quindi era stata integrata nel servizio attivo.

Come si suol dire,missione compiuta. Dopo 2 ore avevano recuperato i piani Hydra e ,in teoria, lo S.H.I.E.L.D. li avrebbe dovuti recuperare. Ma non c'era nessun piano di estrazione per loro.
Nemmeno Barton e Nat lo avevano ma loro perché Clint aveva lasciato la Hand per la rossa. E questo alla direttrice della plancia non era mai andato giù.
Lei e Steve cosa avevano fatto di male?
-Phil si può sapere come torniamo a New York? Non c'è un aeroporto nell'arco di 100 km!- Steve la guardava tra il divertito e il preoccupato,non aveva mai visto Maria perdere la calma. Si conoscevano da sei anni e gli era sembrata da subito una donna controllata. Con il tempo erano diventati amici,intimi,condividevano un appartamento alla Tower,solo -Per ragioni di comodità ovvio.- ma tutti sapevano che c'era qualcosa.

Sentì la donna imprecare qualcosa contro Coulson e attaccare. Poi il silenzio. Maria fissava il vuoto,si trovavano a circa tre chilometri dal villaggio e lei indossava solamente la tuta da campo. Nello zaino avevano solo delle barrette energetiche,acqua ,due tute comode e due giacche. Rientrare nella base Hydra era impensabile,troppo rischioso. Dovevano sbrigarsi,lei stava congelando.-Maria andiamo,ho visto una baracca non molto lontano da qui.- le disse Steve. La donna annuì tremando e lo seguì.

In dieci minuti erano arrivati alla baracca che diceva Steve. Quattro pareti in muratura,se così si può dire,una porta in legno e un tetto sempre di legno. Era chiaramente disabitata,i muri erano scrostati e il legno scolorito era quasi marcio... comunque meglio di rimanere fuori nella tormenta.

Steve stava ringraziando mentalmente tutti gli scienziati che avevano lavorato al siero e Coulson per aver imbottito il suo costume. Quasi non sentiva il freddo,tutto il contrario di Maria che invece tremava e batteva i denti,aveva le labbra viola intonate ai rossi sulle guance. Erano l'unico segno di colorito sul suo viso.

All'interno la baracca era costituita da un tavolo,tre sedie,un vecchio divano,un mobiletto ed una lampada ad olio. Nient'altro,nemmeno un camino. -C-ci ver-ranno a prend-ere Clint e N-nat con il q-quinjet. Ci dovreb-bero volere circa s-sei ore se p-partono ora. Si col-legheranno al mio g-gps...- sussurró Maria. Tra dentro e fuori la temperatura non era cambiata particolarmente e se dovevano rimanere lì altre sei ore ,allora, dovevano trovare il modo di scaldarsi. Non che Steve stesse patendo particolarmente il freddo ma Maria era lei stessa un blocco di ghiaccio.

La ragazza si era rannicchiata sul divano continuando a tremare,e stava cercando di sembrare ancora in forze. Le quali la stavano lasciando. Steve capì che la situazione era critica. Maria tremava sempre di più e da un momento all'altro avrebbe perso conoscenza. La cosa peggiore. Prese lo zaino in cerca delle tute e delle giacche. Appena trovato si avvicinò verso di lei e le passó i vestiti. Lei si infiló la felpa,i pantaloni e il giaccone ma continuava a tremare come una foglia. -Maria,ehi, ti devo stringere a me. Stai rischiando l'assideramento e sono perfettamente consapevole che odi essere toccata ma è necessario.- sussurrò Steve avvicinandosi lentamente.

Maria era praticamente la gemella della Romanoff. Odiava i contatti fisici e non si lasciava mai nemmeno sfiorare se non era per questioni di lavoro. Tutti lo sapevo,tutti erano anche consapevoli del fatto che se l'avessero toccata lei li avrebbe stesi quindi nessuno ci provava. Se tutti sapevano questo,nessuno sapeva il perché. Si dice che da piccola la picchiavano o che era vittima di bullismo,le cose più svariate. La verità la sapevano solamente tre persone: Nat,sua migliore amica/sorella,Nick,ovviamente e Steve. Una sera mentre vedevano un film lui glielo aveva chiesto e lei gli aveva risposto come se fosse una cosa normale. Maria stessa si stupì di se stessa ma di Steve si fidava ciecamente. Le gemelle letali (così chiamavano Nat e Maria allo S.H.I.E.L.D.) erano uguali anche in questo. Per Nat,Clint. Per Maria,Steve.

La ragazza annuì e ancora tremante si scostò leggermente facendogli spazio. Steve si sedette e le circondò la vita con le forti braccia stringendola a sè. Maria,ormai priva di forze,esitò un momento prima di rannicchiarsi in grembo a Steve. Lentamente i tremori diminuirono,senza mai scomparire del tutto. Maria sembrava così indifesa e vulnerabile in quel momento. Steve sorrise ricordando una cosa che gli aveva detto Clint qualche giorno prima:-Amico puoi dire che una delle due  gemelle letali si fida ciecamente di te solo quando si mostra vulnerabile ai tuoi occhi.-.

Maria non poteva negare che la stretta di Steve la faceva stare bene. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia. Era già un po' di tempo che il Capitano non era più solo un amico per lei. D'altronde condividevano un appartamento e più volte lei si era addormentata sul divano. Lui,quando vedeva che le si chiudevano gli occhi,le chiedeva dolcemente se poteva toccarla  e Maria scoppiava a ridere -Solo perché non mi piace non vuol dire che tu non puoi.- gli rispose  una volta marcando il -Tu-. E poi si rannicchiava accanto a lui passando un braccio sul suo addome.

Seduti così uno stretto all'altro,Maria sussurró - Ricordami di ringraziare quella stronza della Hand...-. Steve non fece altro che sorridere stringendola un po' di più.

Nota autrice
Eccomi qua! Una captainhill come richiesto. Spero vi sia piaciuta anche se non è un gran che...  la prossima pensavo di scrivere una Clintasha,che ne dite?
Fatemi sapere! Grazie di aver letto.

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