5. Wedding

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When the stars go blue.
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Non ho mai pensato d'essere una persona fortunata. Non sono nemmeno molto superstiziosa. Ma sono sicura che se lì su c'è qualcuno che mi odia, me ne sta mandando di tutti i colori. A partire dal livido che dovrò medicare, ad arrivare all'incontro non previsto al parco  tra me e Lorenzo.

Siamo finalmente sulla soglia di casa. Per fortuna Lorenzo non ha detto niente, anche se Jack mi ha tempestato di domande. Tipico di lui e del suo animo da fanboy sfrenato.
«Allora? Mi vuoi rispondere?» Chiede curioso, e credo che se possedesse una coda ora starebbe scodinzolando.
«Jack, sono stanca, ne parliamo domani.» Lo liquido in fretta, estraendo un paio di chiavi dalla tasca dei jeans.
«Almeno dimmi il suo cognome.» Dice con uno strano luccichio negli occhi. Sbuffo, arrendendomi all'idea che ormai mio fratello si sia fatto di Lorenzo.
«Ostuni. Lorenzo Ostuni.» Affermo aprendo la porta, mentre sul mio viso compare un sorriso da ebete. Che io sappia, il sorriso viene inteso come un indizio della comparsa di un nuovo sentimento; l'amore. Ma dopo tutte le sue cattiverie, innamorarmi sarebbe una cosa pazza ed insensata. Oltre che una grandissima cazzata.

«Però adesso entriamo, e non dire niente a mamma.» cerco di intimidire con lo sguardo Jack, ma grazie alla mia altezza sembro un pinolo incazzato.
«Tanto prima o poi lo scopre!» Grida entrando dentro casa, facendosi così sentire da mia madre, che esce di fretta dalla cucina. Brutto figlio di-
«Chi scopre cosa?» Chiede curiosa mia madre, mentre entro dentro l'edificio.
«Niente.» sbuffo, per poi guardare Jack con aria feroce. Questa me la paghi, stronzetto.

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La tavola è pronta, così mia madre decide di urlare come una forsennata i nomi dei due uomini con cui conviviamo, nonché John e Jack. John, nonché il compagno di mia madre ormai da... non ricordo nemmeno io da quanto tempo, e quel rincoglionito del mio fratellastro.

Entrambi fanno a gara per chi arriva prima in cucina, correndo giù per le scale. Jack cade, ed un sorriso appare sul mio volto. Il karma colpisce ancora. Appena si rialzava, si butta nuovamente sulla tavola, assieme a suo padre.

Io e Jack cominciamo a mangiare, sotto gli sguardi nervosi dei nostri genitori. Ad un tratto, John stringe la mano a mia madre. Questo mi intimorisce e mi manda una scarica di nervosismo allo stesso tempo. Lui non dovrebbe nemmeno sfiorarla, eppure eccolo qui che mangia come se niente fosse, seduto al nostro tavolo. Il tavolo mio, di mia madre e di mio padre. Quel padre che ho perso, ma che tanto vorrei tornare a guardare.

Io e Jack ci guardiamo, perplessi.
«Ragazzi, dobbiamo parlarvi.» Dice John, con quella serietà tale da farti raggelare il sangue.
L'ultima volta che mi dissero dobbiamo parlare fu quando Jack bruciò per sbaglio tutte le mie Barbie. Non ho ricordi molto belli basati su questa frase.
«Io e Chatrine abbiamo deciso.. certamente insieme, vero Chatrine?» Incomincia John, ed io so già che sarà meglio andare al sodo.
«Andate al sodo.» mi precede Jack. C'è un minuto di silenzio, con intervalli di respiri regolari da parte di tutti noi.
Ansia. Troppa ansia.

«Abbiamo deciso di sposarci.» Dicono poi in coro. Per poco il boccone non mi va di traverso, causandomi una difficile respirazione.
«COSA?!» urla Jack, guardando i due con occhi disprezzanti. Ammetto che non me ne importa nulla delle scelte riguardanti la vita di mia madre, ma pensare che John prenderà il posto di mio padre.. no! Non voglio nemmeno pensarci. Lui non vale nemmeno metà di quello che era l'uomo che mi ha cresciuto, non può rimpiazzarlo come se nulla fosse, da un giorno all'altro. 

«State insieme da solo un anno!» gli ricordo con voce acuta.
«Amber Wood, siamo abbastanza adulti per decidere da soli.» Dice mia madre, seria più del solito.
«Ma voi siete pazzi!» Urlo
alzandomi dalla sedia.
«Non ti permetto di parlare in questo modo a tua madre!» la difende John. Razza di ingrato.
«Diventeremo una grande famiglia, che a voi piaccia o no.» aggiunge.
«Tu non sei mio padre e non lo sarai mai.» Dico sprezzante di rabbia. Tutti rimangono perplessi ed io salgo in fretta e furia le scale, raggiungendo così la mia camera, per poi sbattere violentemente la porta.

Mi butto sul letto, inorridita e coi nervi a fior di pelle. Ha già dimenticato mio padre? L'uomo che aveva promesso di amare? L'uomo che gli ha donato tutto se stesso, fino alla sua morte? L'uomo che ancora io mi porto dentro? Quell'uomo con cui ha avuto una bambina? Quell'uomo che l'ha portata all'altare? Io non l'ho di certo dimenticato. Lui amava lei. Lui l'ha sempre amata. Perché lei deve dimenticare tutto così semplicemente? Perché per lei è così facile? Perché?

Prendo da sotto il cuscino una foto di mio padre, l'unica che mi è rimasta. Dopo l'incidente, le foto vennero prese da alcuni parenti e quelle rimanenti le tiene nascoste chissà dove mia madre.
«Mi manchi...» sussurro, stringendo a me la foto che raffigura mio padre con addosso una bandana blu, e due fossette ai lati del suo sorriso perfetto.

Quel giorno il sole brillava alto sui nostri corpi, mentre i sui raggi ci accarezzavano il viso. Era una bella giornata. Davvero bella. Mio padre aveva deciso di farci conoscere alcuni componenti della sua ex band. Una band punk rock, che a me è sempre piaciuta molto, ma non a mia madre. A mia madre in realtà non piaceva quasi niente di lui. Erano completamente diversi, come il bene e il male, eppure si amavano... o almeno spero.

«Amber.» Mi richiama Jack, sospirando. «Apri, dai.» Aggiunge.
Non rispondo, non sono in grado di farlo. Dei passi si allontanano, mentre una lacrima solitaria varca il mio volto. Mi manchi papà.

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Ed ecco che un ennesima giornata di scuola giunge al termine. Ieri notte non ho dormito per niente, ricordo solo che per un incubo mi sono alzata verso le quattro di  mattina e non mi sono più addormentata. Ormai è di routine non dormire.

A scuola è andato tutto bene, anche perché non ho incontrato Lorenzo, anche se devo ammettere che un po' mi manca la sua presenza. Ellody non si è presentata; presumo abbia partecipato ad un altro festa. Forse lei e Lorenzo sono andati alla stessa festa. Forse...

Scuoto il capo, sbadigliando; meglio pensare ad altro ora. Metto i libri nell'armadietto, quando una voce comincia a farsi spazio nel corridoio. Cazzo.
«Hey amica!» Ritiro quello che ho detto prima; preferivo non vederlo.
«Dio..» sussurro.
«E così, hai il ragazzo, eh?»
«Lorenzo, vattene.»
«Voglio solo parlarti, Amber.» afferma, facendo un sorrisetto  malizioso.
«Tu? Parlare? Credevo sapessi solo usare le mani.» non so da dove, ma comunque trovo il coraggio di dirgli ciò che penso. 
Lorenzo si fa serio, guardando di impulso la mia ferita, ormai – per fortuna – quasi sparita. Era un livido, eppure l'impatto emotivo ha fatto di peggio.

«Vieni con me, devo parlarti, questa volta per davvero.»
«Le tue sono solo stronzate.» Dico abbastanza malinconica.
«Allora vuol dire che non mi conosci bene.» Si avvicina.
Le sue parole potrebbero essere vere; se ha permesso a Matthew di tirarmi un pugno, non voglio pensare a quello che potrebbe farmi.
«Okay, okay.» dico, velocemente, «Di cosa vuoi parlarmi?»
«Mi serve un posto più appartato.» si guarda intorno serio, per poi tirarmi il braccio verso uno sgabuzzino. Che intenzioni ha?

❝Alone❞ ↬ Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora