20. A place where you can be happy

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Ci misi un'infinità a chiudere il baule ma grazie all'aiuto di Hermione e Ginny ci riuscii.
Qualche minuto dopo qualcuno bussò alla porta.
«Avanti» gridai mentre cercavo una cosa nel cassetto.
«Ehi» disse Harley sedendosi sul letto.
«Sei pronta? Il treno parte tra mezz'ora» continuò.
«Si... Si sono pronta... Non trovo il mio rossetto» dissi chiudendo il cassetto di botto e abbassandomi per vedere sotto al letto.
«Dai è solo un rossetto»
«Me lo aveva regalato la mamma» Harley mi guardò comprensivo e sorrise in modo malinconico.
Andai in bagno per vedere se per caso fosse lì e lo trovai per terra nascosto in un angolo.
Lo misi nella tasca dello zaino, presi il baule e mi diressi verso il treno con mio fratello.
Le cabine non erano piene come al solito, nonostante fosse tanta la gente a tornare a casa per Natale.
Il viaggio sembrò durare un'eternità e quando arrivammo a casa di mia cugina Sally, fui felice che dedicasse tutte le sue attenzioni a mio fratello. Andai nella mia stanza e mi buttai a peso morto sul letto e chiusi gli occhi con l'intento di dormire un po' prima di prendere l'aereo per Parigi quella sera.
Nonostante mia zia fosse una strega, abitava nella Parigi babbana, e io e mio fratello avremmo dovuto prendere un aereo non disponendo di una passaporta. Mi addormentai per quelli che credevo fossero solo cinque minuti ma che in realtà erano tre ore.
Sentii qualcosa di umido sulla fronte e quando aprii gli occhi vidi il dolce sorriso di mio fratello.
«Sorellina dobbiamo andare» disse con tono dolce. Annuii assonnata, mi legai i capelli in uno chignon disordinato, misi giusto un po' di rossetto e, dopo aver salutato mia cugina, uscii di casa con mio fratello.
***
La parte dell'imbarco era sempre stata la più noiosa, più che l'imbarco stesso, la fila che si doveva fare.
Io e mio fratello eravamo seduti a terra insieme alle altre persone che dovevano partire, a controllare il tabellone dei voli per vedere se l'aereo avrebbe fatto ulteriore ritardo.
Ormai aspettavamo da due ore. Avevo fame. Tanta fame.
«Vado a prendere qualcosa da mangiare, tu vuoi qualcosa?» chiesi ad Harley alzandomi e sgranchendomi le gambe.
«Quello che vuoi» rispose. Presi lo zaino ed entrai nel negozio più vicino. Presi due pacchetti di patatine alla paprika, le mie preferite, e due bottigliette d'acqua; poi tornai da mio fratello.
Gli lanciai le patatine e mi risedetti accanto a lui per poi iniziare a mangiarle.
«È da un po' che non parliamo..» non lo avevo mai visto così impacciato.
«Facciamolo adesso» dissi mangiando un'altra patatina.
«Come vanno le cose tra te e Malfoy?» nonostante non volessi per niente parlare di quell'argomento, ero contenta del fatto che si interessasse a quello che succedeva nella mia vita.
«Non c'è niente tra me e Malfoy» mi stavo cominciando ad ingozzare. Di bene in meglio. Ora se pensavo a lui ingrassavo pure.
«Non si direbbe. Ci tenevo a dirti solo che... Wow è difficile dirlo...» prese un respiro profondo e poi continuò,
«Se vuoi stare con lui... Per me va bene»
Non poteva sfiatarsi qualche giorno prima questo qua?!
Spalancai gli occhi in un attimo di sorpresa.
«Diciamo che adesso è troppo tardi» dissi in una risatina malinconica. Mi mancava, ma nonostante tutto sapevo di aver fatto la scelta giusta.
Mi accarezzò il ginocchio e io gli sorrisi ancora.
Finalmente la fila si smosse e riuscimmo a salire sull'aereo.
Appena l'aereo partì mi addormentai e aspettai solamente di arrivare a destinazione.
***
Una settimana dopo...
«Andiamo sorellina! Siamo a Parigi cavolo! Usciamo, andiamo da qualche parte» mio fratello insisteva per farmi uscire di casa, cosa che che in quei giorni avevamo fatto incessantemente. Ultimamente io e Harley siamo più uniti che mai, era tutto troppo perfetto per essere vero.
Nonostante la stanchezza mi alzai, e mi cambiai.
Indossai una maglia bordeaux incrociata dietro, una gonna a pieghe, le mie adorate parigine e degli stivaletti neri col tacco.
Presi lo zainetto e uscii.
«L'hai mai provato lo zucchero filato?» mentre camminavamo sugli Champs Élysées.
«Ehm no. Cos'è?»
«È zucchero solo che è... Filato» disse ridendo. Wow che bella spiegazione.
Risi anch'io, poi andammo in un chiosco che vendeva quella cosa.
Quando lo assaggiai mi sembrò di mangiare una nuvola. Era buonissimo.
«Ti piace?» mi chiese Harley. Annuii ingozzandomi di quella meraviglia bianca e quando la finii avevo più fame di prima. In quel periodo avevo sempre fame.

Camminavamo per le vie di Parigi senza sosta e parlavamo un sacco. C'era qualcosa che non andava però. Avevo come la sensazione che qualcuno ci stesse seguendo.
Mi girai e scrutai un po' la gente che c'era. Nessuno di familiare o di sospetto.
«Sei strana... Va tutto bene?»
«Si certo. Però io devo comprare delle cose ci vediamo a casa» sottolineai la parola "cose" per fargli capire che erano cose da ragazza e che se lui voleva risparmiarsi la tortura poteva andarsene. Afferrò il messaggio e girò i tacchi.

Non mi sbagliavo. Il mio istinto non sbagliava mai. Sapevo che qualcuno mi stava seguendo e volevo scoprire a tutti i costi chi fosse.
Svoltai in un vicolo stretto e fuori dagli occhi dei curiosi, per vedere se colui che mi seguiva sarebbe uscito allo scoperto.
Arrivai in fondo al vicolo e sentii qualcuno prendermi per il polso e mettermi una mano sulla bocca.
«Non urlare. Sono io»riconoscevo quella voce. Quando appurò che sarei stata calma mi fece voltare per guardarlo.
«Grindelwald» dissi.
«Mi fa piacere rivederti» disse il biondo a trentadue denti.
«Che ci fai qui?»
«Era l'unica possibilità che avevo per parlarti senza Malfoy tra i piedi» disse mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Cosa vuoi?» chiesi incrociando le braccia.
«Convincerti una volta per tutte a venire con me»
«Mi spieghi perché ci tieni tanto?» dissi gesticolando.
«Perché è da un po' che ti osservo e no, non sono uno stalker, e penso che tu almeno per po' abbia bisogno di essere felice»
«Basta parlarmi di felicità. Sto bene»
«Andiamo in un'altra parte di Parigi solo per due ore. Prometto che non farò niente» non se ne parla. Non potevo rischiare di cacciarmi nei guai.
«Non posso mi dispiace» dissi iniziando a camminare per andare via.
«Se la metti così allora...» sussurrò Gallert tra se e se.
Prima che potessi urlare lui mi strinse a se e mi impedì di parlare con un incantesimo.
Mi legò i polsi e ci smaterializzammo in una cella.
«Lui sarà molto felice di vederti» mi sussurrò.
Da quel momento, solo buio.

You Can't Turn Back|| Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora