Filo.

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È come quando si lascia il gas acceso e con solo una piccola scintilla si può far saltare in aria tutto.
Ecco, è così a Paradise Hell.
Si vive su un filo sottilissimo, un filo sostenuto dal niente.
Basta una folata d'aria e il filo si spezza.
Ecco si, proprio come un filo.

Xavier era intelligente, conosceva le emozioni umane.
Ma non riuscì ad evitare quello che successe quella notte.
Pochi secondi e.. Boom.
Precise, veloci, letali.
Le emozioni rinnegate per troppo tempo esplosero, divorando tutto ciò che si presentava davanti a loro.
Ma il filo non cominciò a spezzarsi in quel momento, iniziò la notte prima.

Ronald si chiuse la porta dell'albergo alle spalle, tirando un sospiro.
La luce della lampada che stava di fianco al letto si accese, facendo sobbalzare il rosso.
Ronald portò i suoi occhi in quelli neri dell'altro.
« Sei tu. Che ci fai in camera mia? »
« Ti aspettavo » rispose Korneel, rimanendo seduto sul letto.
« Questo l'ho notato. Perché mi aspettavi? »
Il solito sorriso falsamente cordiale non dipingeva le labbra di Ronald.
La bugia non stava mentendo.
E Korneel se ne accorse.
Si alzò e si avvicinò al rosso, portando una mano a sfiorargli la guancia.
Ronald chiuse gli occhi per un momento, beandosi del calore che emanava l'arto.
« Avevo voglia di vederti » disse il moro, avvicinando il viso a quello dell'altro.
Ronald accarezzò con lo sguardo il volto di Korneel.
« Avevi solo voglia di vedermi? » chiese, avvicinando il suo viso.
Il moro non rispose.
Congiunse le loro labbra in un bacio semplice che presto divenne passionale e furioso.
Arrabbiato.
Erano entrambi arrabbiati per diversi motivi e sfogarono quella rabbia.
Ronald non sopportava non riuscire a mantenere in piedi una bugia.
Korneel non sopportava non sapere.
I vestiti caddero velocemente a terra e i corpi poterono toccarsi e stringersi.
Ronald inarcò la schiena quando il moro lo morse sul collo ed entrò dentro di lui con forza.
Il rosso graffiò i fianchi dell'altro, lasciando uscire i sospiri e i gemiti.
L'amplesso non fu gentile e nemmeno lento.
Ci furono morsi, graffi, rabbia. Fu qualcosa di feroce e appagante.
E poi ci furono baci, carezze, corpi che si sfioravano.
Ronald appoggiò la testa sul petto di Korneel, mentre questo passava le dita tra le ciocche rosse.
« Io ho un cognome » spezzò il silenzio Ronald.
« Qui nessuno ha un cognome »
« Lo so, ma fuori tutti ne hanno uno, e io lo volevo »
« Perché? »
« Non lo so. Una bugia non ha volto, è solo ciò che le persone vedono, è un illusione. Non so perché volessi un cognome »
« Non è un illusione. È la cosa più reale che mi sia capitata »
Ronald alzò la testa verso quel volto privo di qualsiasi emozione.
« A volte penso che tu non sappia distinguere la realtà dall'illusione  »
L'ombra di un sorriso contornò le labbra di Korneel.
« Forse non lo so. Ma sono abbastanza certo che questo sia il presente »
Il rosso sorrise scuotendo la testa, si avvicinò e baciò il moro.
« Non dimenticarlo »

Il tempo è un concetto strano.
Si divide in ore, minuti, secondi.
Ma poi le ore possono diventare secondi e i secondi ore.
È tutto nella mente di chi vive il momento.
E in quel momento il tempo sembrò congelarsi.
Xavier guardava il vuoto, mentre aspettava.
« Capo, è tutto pronto » comunicò Ivan, entrando dalla porta dell'ufficio.
Xavier annuí con la testa.
« Chiama Korneel »
Dopo qualche minuto l'uomo entrò nella stanza.
Bastava guardare il viso tirato di Xavier per capire.
« So cosa le è successo. Siediti per favore »
E proprio quando Xavier raccontò delle torture, della morte lenta che aveva dovuto subire, dell'omicidio di un bambino troppo piccolo, in quell'istante il filo iniziò a spezzarsi.
Il passato e il presente si fusero e scomparirono.
La voce di Xavier smise di spiegare e le emozioni cominciarono a gridare.
Xavier non cercò di calmarlo, non cercò neppure di fermarlo, rimase seduto sul suo trono e ordinò semplicemente a tutti di non mettersi in mezzo.
I demoni urlavano e gridavano tra di loro nella testa di Korneel.
Nessun pensiero razionale.
Solo la più feroce delle furie.
Niente era reale o concreto, il volante che stringeva tra le mani, la portiera che aveva aperto, l'asfalto sotto le scarpe, i uomini che urlavano, la sua stessa voce che domandava.
L'odore del sangue e il viso sorpreso di un uomo che era stato padre di una donna dai occhi neri.
Le emozioni parlavano e lui ascoltava solo quelle.
E quando l'ultimo respiro lasciò i polmoni dell'uomo, le emozioni si zittirono.
Tutto si zittì.
Korneel si guardò attorno, una distesa di cadaveri ricopriva il pavimento della casa, aveva ancora tra le mani la testa del vecchio uomo.
Lo aveva odiato, ma non credeva che fosse capace di uccidere la sua stessa figlia pur di far male a lui.
E nessuno aveva osato parlare di quello, erano stati tutti zitti su quella morte,  sperando che anche Korneel fosse deceduto.
Il moro lasciò andare la testa del cadavere e si diresse verso l'uscita, non provando niente per quei corpi distesi.
Ora era tutto solo silenzioso.
Quando entrò nell'hotel nessuno disse niente per il sangue che lo ricopriva, le persone fecero finta di niente.
Vide Ronald che si avvicinava e lo prendeva per mano.
Si diressero verso la stanza del rosso e poi nel grande bagno.
Ronald lo spogliò e lo fece sedere nella vasca, per poi iniziare a lavare via il sangue.
Curò le varie ferite sparse per il corpo del moro.
Finito questo si sdraiarono sul letto avvolti nei accappatoi.
« Sei qui? » chiese Ronald.
« Si, credo di aver ucciso il passato » rispose accarezzando uno zigomo del rosso.
Quest'ultimo sorrise e congiunse le loro labbra.

E Paradise Hell guardava e sembrava che i suoi occhi dicessero con tono ironico: " Visto? Avevo ragione, le emozioni sono troppo complicate, ma questo è stato davvero divertente  "

Hola!
Cosa ne dite?
Vi invito a leggere un'altra mia storia "Broken" vorrei sapere cosa ne pensate.
Mi scuso per gli aggiornamenti che arrivano  ogni morte del papa :/
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo.
Alla prossima! :D

Ronald. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora