Cuciture.

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Ci sono dei momenti in cui tutto sembra fermarsi.
In cui ogni rumore, suono e cosa sembra smettere di esistere.
Momenti in cui anche una vita, una persona, smette di esistere.
Quei momenti in cui le lancette del tempo si rompono.
Quei momenti in cui la carne, la pelle, le vene, i muscoli, sembrano cuciti con aghi incandescenti per formare un corpo.

Ronald aprì lentamente gli occhi, sentendo una mano passare tra i suoi capelli.
Korneel rigirava tra le dita i fili rossi, guardando l'operazione immerso nel suo mondo.
« Buongiorno » disse Ronald, facendo alzare lo sguardo del moro sul suo.
« Buongiorno, come stai? » chiese Korneel senza smettere di muovere la mano.
Per Ronald era ancora strana quella premura da parte del moro.
Era una musica troppo stonata per quella città.
« Bene »
« Ha chiamato Xavier, ci vuole vedere»
« Quando? »
« Tra due ore »
« Va bene » rispose chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare da quelle dita così gentilmente stonate.

Xavier guardava con finto distacco le parole davanti a lui.
Sapeva che sarebbe stato difficile.
E quelle frasi lo dimostravano.
« Non sembri molto felice » gli disse la voce di Kaylan all'orecchio.
« Perché dovrei? »
« Per i messicani, stai per diventare ancora più potente. Ma non stai facendo i salti di gioia, che succede? » domandò il biondo sedendosi sopra di lui e portando gli occhi sopra il fascicolo che stava sul tavolo.
« È quello che hanno scoperto i miei uomini, non è molto e non è buono »
Kaylan finì di leggere e riportò gli occhi sul viso di Xavier.
« Cosa pensi di fare? »
« Aspetterò di saperne di più, per ora non dirò niente a Korneel » rispose, avvicinandosi alle labbra del biondo.
« Domani vado da mia madre, non so a che ora sarò di ritorno » parlò sfiorando le labbra del russo.
« Non ti ho dato il permesso di andare» disse con il solito ghigno.
Kaylan sorrise malizioso e gli morse il labbro inferiore fino a sentire il sapore del sangue.
« Forse torno verso le dieci, non aspettarmi sveglio, dorogoy- tesoro- »
E Xavier rise.
E le loro labbra si trovarono.

Ronald aveva visto molte cose e si era sempre adattato alla situazione.
Capiva le persone.
Ma Korneel rimaneva un enorme punto di domanda.
Pensava che dopo la notte che avevano passato insieme fosse tornato alla realtà.
Invece ora era di nuovo lontano.
Era tornato nel passato.
I suoi occhi erano vuoti.
Morti.
« Ronald? »
Il rosso riportò l'attenzione sul russo.
« Hai sentito quello che ho detto? »
« Certo. Il mio amico, i messicani, gli accordi. Ho capito»
« Bene, potete andare allora »
Ronald uscì dall'ufficio e decise che avrebbe fatto il lavoro quella stessa sera.
Era irritato.
E non sapeva perché.
E odiava non sapere.
Percorse velocemente il locale e si diresse verso la sua vettura.
Mentre guidava teneva una mano sul volante e l'altra a reggere il cellulare.
Dopo qualche squillo la voce rispose.
« Sto arrivando, sei a casa? »
« Sembri arrabbiato, strano. Chi ti ha fatto arrabbiare così? »
« Sei a casa sì o no? »
« Sto per uscire, ci vediamo davanti al Hellis»
Ronald chiuse la chiamata e accelerò.
Hellis era uno di quei locali dove metteva piede solo raramente.
Anche se sembrava rappresentarlo.
Bello, lussuoso, elegante e marcio dentro.
L'Hellis era bellissimo alla vista e oscuro per il contenuto.
Era uno di quei locali frequentati solo da persone ricche e influenti.
Fermò la macchina e si diresse verso l'entrata.
L'uomo lo stava già aspettando davanti.
« Ciao, dolcezza » lo salutò con un sorriso provocante.
Ronald si rimise addosso la maschera fatta di sguardi languidi e sorrisi seducenti.
« Non pensavo fossi uno da schiavetto » disse, arrivando a sfiorargli le labbra.
« Infatti, è per il mio capo » rispose con finto rammarico.
« Allora andiamo »
La guardia che controllava gli arrivati aprì la grande porta, facendoli passare.
Era tutto pulito e perfetto.
Percorsero il corridoio e una donna dal sorriso perfetto li fece entrare nella grande sala.
Molti divanetti di pelle erano posizionati in ordine, rivolti verso il palco.
Uomini e donne vestiti perfettamente parlavano tra di loro, aspettando l'inizio di uno spettacolo imperfetto.
« Fai in fretta» disse il rosso, sedendosi.
« Oh, non ti piacciono queste mostre?»
Ronald portò gli occhi in quelli eterocromi dell'altro.
« Non ne sono un'amante, preferisco godermi le lenzuola di casa tua »
« Solo le lenzuola?» chiese, avvicinandosi al suo orecchio e baciando il punto sotto di questo.
« Ovvio » rispose, inclinando la testa di lato per lasciare più spazio alla bocca del biondo.
Le luci si spensero e il palco si illuminò.
« Buonasera, signori e signore, benvenuti all'Helles. Questa sera abbiamo della merce davvero interessante.. »
Una donna fasciata in un elegante vestito rosso parlò al microfono, dando il via a uno spettacolo sporco.
I primi arrivarono, la donna li descrisse e annunciò il prezzo.
Sul palco salirono persone di ogni sesso, età ed etnia.
L'Hellis era simile al locale di Xavier, vendeva i desideri, ogni sogno si poteva comprare.
Un posto marcio, sporco e imperfetto, frequentato da persone ancora più sporche e imperfette.
Le merci salivano e scendevano dal palco e nessuno sembrava attirare l'attenzione dell'uomo seduto di fianco a lui.
« Il tuo capo deve avere gusto davvero difficili »
« Abbastanza »
Un ragazzo abbastanza giovane arrivò sul palco e il biondo si interessò.
« Lui sarebbe perfetto »
Ronald guardò il ragazzo e vide la stessa cosa che vedeva negli occhi di Korneel.
Il vuoto.
Solo carne cucita su un corpo.

E Paradise Hell rise divertita.

Hola!
Che ne dite?
Vi piace?
Mi scuso per eventuali errori.
Alla prossima! :D

Ronald. Where stories live. Discover now