18 ~ Notte di terrore

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<<Prendete qualsiasi stanza del piano superiore.>> ci dice, indicandosi il soffitto. <<Sono tutte libere. Dovrebbe essercene una con quattro letti, potete occupare quella. Io e mia moglie siamo su questo piano, oltre quella porta. Se sorge qualsiasi problema, chiamateci. Suppongo ci rivedremo domani mattina.>>

Gli porgiamo ancora una volta la mano e poi se ne vanno, lasciandoci libera la possibilità di cucinarci un pasto per la cena.

Quando varcano la porta, Elena ed io porgiamo ai ragazzi le nostre borse. <<Andate al piano superiore e trovate la stanza, poi datevi una sistemata in bagno, asciugatevi se potete, nel frattempo noi cuciniamo qualcosa. Sto morendo di fame.>> Elena impartisce gli ordini severa e non da modo di replicare. Loro, ubbidienti, subito salgono le scale alla ricerca della nostra camera.

Poi, batte le mani e si sistema i capelli dietro le orecchie. <<Bene, diamoci da fare.>>

La stanza è illuminata da qualche candela posta sui mobili adiacenti alle pareti e dei quadri che ritraggono vecchie fattorie o montagne maestose risaltano agli occhi. Mi avvicino al piano cottura mentre la bionda cerca nel frigorifero e tra gli scaffali qualcosa di commestibile.

<<Pasta e pane?>> suggerisco, notando che pensa troppo. Dopo un attimo di esitazione scrolla le spalle e mi da il consenso, così mi metto all'opera.

Sento distrattamente il rumore di un phon per capelli accendersi e immagino i ragazzi si stiano asciugando e sistemando per evitare di prendere una polmonite. Ci manca solo che Chris prenda la febbre un'altra volta.

<<Che notte assurda, eh.>> apostrofa la mia amica mentre stiamo sistemando uno dei tre piccoli tavoli di legno nella cucina.

Per un istante mi lascio andare a una risata liberatoria, un po' drammatica. <<Sì, assurda è l'aggettivo adatto.>>

Quando mi ricordo che adesso siamo al sicuro, mi scatta il pallino d'avviso. Lascio i bicchieri che avevo in mano sul tavolo e corro al piano superiore per prendere il cellulare e provare a contattare gli altri.

Quando salgo le scale mi accorgo che sono in legno e che cigolano in maniera ancora più inquietante del cancelletto nel giardino. La moquette è di un giallo scolorito e invecchiato, è decorata con dei fiorellini rosa piccoli come puntini che assomigliano ad animaletti fastidiosi. Altri quadri infestano le pareti ma questa volta ritraggono volti. Osservandoli meglio, noto che in realtà si tratta di foto, in bianco e in nero, che ritraggono persone forse di anni lontani, parenti, amici o chissà chi.

Alla fine raggiungo il corridoio delle stanze e mi avvicino a quella dal quale viene messo il rumore dell'asciugacapelli. Quando entro, una piccola lampada è accesa sull'unico comodino della stanza spoglia. Un paio di letti a castello sono posti l'uno accanto all'altro con solo il materasso, un lenzuolo bianco e un cuscino. Davanti ai letti c'è uno specchio nel quale Stefano si sta specchiando mentre asciuga i vestiti con il phon attaccato alla presa sulla parete.

<<È pronto a tavola?>> mi chiede appena mi vede entrare. Mi inoltro ancora più nella camera e noto la mia borsa accasciata su uno dei letti in alto. Con un saltello la raggiungo e poi immergo le mani dentro per afferrare il cellulare.

<<Sì, abbiamo cucinato la pasta.>>

Quando mi volto per tornare al piano terra, Chris entra con gli occhi bassi sulle sue mani, nelle quali tiene la sua camicia. <<Se hai finito, io asciugo questa.>> mormora rivolto a mio fratello ma non vedendomi, mi urta una spalla.

<<Oi, scusa, non ti ho vista.>>

<<Nulla, appena avete fatto, venite in cucina.>> lo informo prima di uscire di nuovo dalla stanza e tornare da Elena. Il corridoio adesso mi si presenta ancora più buio e più silenzioso, mi accosto a una parete per non inciampare e quando raggiungo le scale, corro giù perché un brivido mi sta percorrendo la schiena.

Dopo di te nessuno mai || 2Where stories live. Discover now