25ºCapitolo

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Mi sveglio con un profumino al quanto invitante.
Mi giro verso Andrea ma lui non c'è.
«Andrea...» lo chiamo.
«Finalmente ti sei svegliata» appare sullo stipite della porta.
«Perché non ti trovo mai accanto a me quando mi sveglio?» piagnucolo e lui si siede sul letto prendendomi tra le braccia.
«Perché tu dormi troppo» ride e gli tiro uno schiaffo sulla coscia.
«Siamo in vacanza, è normale che dormo.»
«Mica tanto. Comunque perché mi vuoi accanto a te quando ti svegli?» chiede sornione.
«Perché quando ci sei voglio le coccole» imito la voce di una bimba e lui ride divertito per poi prendermi ad accarezzarmi i capelli, baciarmi le guance, il collo.
«Così va meglio?» sussurra.
Annuisco accoccolandomi meglio sul suo petto.
«Mi ami?» chiede poi.
«Perché me lo chiedi spesso ultimamente?» alzo lo sguardo e lo trovo con gli occhi chiusi.
«Perché ho paura di perderti. Ti sento distante e non riesco ad afferrare il motivo.»
«Sì, ti amo...» sussurro deviando l'argomento.
Lui sospira.
«Voglio che tu sappia che qualsiasi cosa ti frulli nella testa io sono qui. Anche se riguarda me, perché probabilmente sarà così. Parlami di tutto, non tenermi fuori.»
Annuisco semplicemente.

«Che ne dici di andare a fare colazione fuori?» mi bacia la fronte.
«Oh sì, ho una fame!» dico toccandomi la pancia e lui ride divertito.
«Faccio una doccia e andiamo, ok?» aggiungo.
«Ti aspetto di là» mi bacia a stampo e torna nel salottino.

Prendo il necessario dalla valigia, il telefono e mi chiudo in bagno.
Ma chiamarlo bagno è riduttivo. È grande quasi quanto la camera da letto. Ha sia il box doccia che la vasca idromassaggio. Uno specchio immenso su un due lavandini uno accanto all'altro. È fichissimo.

Mi spoglio, faccio partire la chiamata a Megan e mi immergo nella vasca.
«Deb» risponde.
«Ha percepito che c'è qualcosa che non va e che questa riguarda lui» sospiro.
«È normale che lo percepisce. Si vede ad occhi nudi.»
«Come devo fare?» sospiro.
«Devi provare a lasciarti andare, ad affidarti a lui pienamente senza dar voce a quei piccoli mostriciattoli nella tua testa!»
Mi fa sorridere.
«Mi ha detto che ha paura di perdermi... Mi chiede sempre di dirgli che lo amo... Sento come se lo stessi prendendo in giro.»
«Non lo stai prendendo in giro. Sei solo impaurita ma tu lo ami con tutta te stessa.»
«Ma questo non è abbastanza.»
«Lo sarà se riuscirai a lasciarti andare.»
Resto in silenzio così lei continua a parlare.
«Davvero Debby, non far vincere di nuovo i tuoi demoni! Volta pagina una volta per tutti...»
«Io non ci riesco...»
«Devi. È per il tuo bene!»

Andrea suona alla porta.
«Amore, tutto bene lì dentro?»
«Sì, tranquillo. Ora arrivo.»

«Meglio che vada...» dico alla mia migliore amica «grazie per ogni cosa.»
«Per te darei la vita! Ah Deb, qualsiasi cosa accada affrontala con lucidità.»
«In che senso? Cosa deve accadere?»
«Nulla, ma se dovesse accadere qualcosa rifletti!»
«Ok...» dico confusa e la saluto.

Esco dalla vasca dopo essermi lavata e dopo aver provato a rilassarmi e mi asciugo per poi vestirmi.
Apro la porta.
«Sono quasi pronta» urlo e mi trucco.
Sciolgo i capelli e indosso le scarpe più comode che ho.

«Eccomi» dico entrando in salone.
«Possiamo andare?»
Annuisco.
«Allora andiamo» mi passa la borsa e usciamo dalla camera.

Mano nella mano camminiamo per le vie di Parigi.
Qui è tutto così magico.
Sembra di essere in un altro mondo.
«Scegli un bar» sorride.
«E come faccio? Non ci sono mai stata.»
«Nemmeno io. Scegli d'istinto.»
Mi guardo intorno.
«Quello» indico il più vicino e lui sembra averlo capito perché scuote la testa divertito.

Ci sediamo all'unico tavolino disponibile fuori e aspettiamo che qualcuno venga a prendere le nostre ordinazioni.

«Bonjour» arriva una signorina minuta, bionda, non molto alta.
«Cosa posso portarvi?» chiede in francese.
«Una colazione tipica francese per favore, siamo italiani e siam proprio curiosi di mangiare francese» le risponde Andrea in francese.
«Va bene, arriva subito la vostra colazione» sorride la ragazza tornando dentro.

«È bellissimo mangiare qui, abbiamo praticamente la Torre Eiffel a due passi e si vede» prendo il cellulare per fotografare «Amore sorridi.»

Andrea si mette in una posa buffa e scatto la foto ridendo, poi mi si avvicina e mette la fotocamera interna per un selfie.
Poggia le labbra sulla mia guancia e scatta.
Poi ne scatta un'altra mentre lo guardo sorridendo e torna a sedersi vedendo la ragazza tornare con un vassoio pieno.

«Vi ho portato dei croissant, il caffè, il pain au chocolate e come omaggio della casa dei macarons da portare» mette tutto sul tavolo sorridendo gentilmente.
«Merci» la ringrazio.

«Pronta a divorare tutto?» mi chiede Andrea sorridendo.
«E me lo chiedi?»

Mangio prima il pane al cioccolato e devo dire che è meraviglioso. Buonissimo.
«Promosso» dico alzando il pollice ad Andrea che mi guarda attento mentre mangia il suo croissant.

Divorato il pane passo al croissant decisamente morbido e invitante e infine il caffè.

«Ci torniamo anche domattina, vero?» chiedo sorridendo.
«Direi che o ti ci porto o ci vieni da sola» ride.
«E bravo il mio fidanzato, è proprio intelligente» gli tiro una guancia.

Paghiamo il conto e ci avviamo a girare per le strade di Parigi.
Non c'è negozio dove non mi fermo a comprare qualcosa.

Ho già comprato tipo due o tre pensieri a testa per Meggy, Alessia, mamma e papà, anche per Nico.

«La smetti di comprare tutte queste cose?» si lamenta Andrea.
«NO! Compro ciò che mi piace!»
«Ma stai comprando tutto!»
«Non è colpa mia se mi piace tutto»

«Che ne dici, andiamo a vedere Nostre Dame?»
«Sei tu la mia guida» gli dico con fare teatrale.

È ormai sera quando torniamo in hotel.
Abbiamo pranzato a Notre Dame, una baguette bella calda.

Siamo fuori la camera e Andrea ha un sorrisetto ambiguo.
«Che succede?» gli chiedo e lui caccia una benda dalla tasca.
«Stai scherzando?» lo guardo accigliando un sopracciglio.
Lui scuote la testa divertito.
«Non la metto, puoi scordarlo!»
«Dai, fallo per me» fa l'espressione da cucciolo.
«Ma anche no! Posso chiudere gli occhi ma non metto quella cosa.»
«Non fare la bambina dai, ti guido io. Non ti fidi?»
«Mi fido ma non mi faccio bendare.»
«Ti prego...» mi si avvicina per poi baciarmi piano la guancia e la mascella.
Chiudo gli occhi istintivamente.
«Stai barando.»
Lui sogghigna al mio orecchio per poi mordermi il lobo e in men che si dica mi ritrovo la benda sugli occhi.
Faccio per toglierla ma lui mi tiene i polsi.
«Sei un bastardo!» quasi urla e lui se la ride senza lasciarmi.
«Andrea Caci, me la pagherai! Sappi che se ciò che vedrò non mi piacerà non ci sarà angolo in cui potrai nasconderti!»
«Prometto che ti piacerà» mi dà un ultimo bacio sul collo e poi lo sento aprire la porta.
Mi tiene per i fianchi e mi fa avanzare.

Percorriamo la stanza anche se non so quanto visto che non vedo assolutamente niente.
Mi fa girare e mi poggia le mani sulle spalle.
«Sei pronta?»
«Forse.»
Armeggia con il nodo e finalmente mi toglie la benda.
Ho davanti a me qualcosa di indescrivibile.

C'è il tavolo contornato da un cuore formato con dei petali e delle candele.
Sul pavimento, accanto al tavolo, c'è scritto Je t'aime con altri petali.

«Oh mio Dio» mi giro verso di lui che sorridente mi porge un mazzo di rose rosse.
«Tu sei matto» gli dico per poi abbracciarlo e lui mi prende in braccio facendomi girare.
«Ti amo» gli sussurro prendendogli il viso tra le mani e baciandolo dolcemente.
Gli stringo le braccia intorno al collo abbracciandolo il più possibile e le lacrime cominciano a scendere corpose. Io non lo merito. Non merito questo meraviglioso uomo. Non ne sono degna.
Se ne accorge e mi mette giù.
Posa il mazzo di rose sul tavolo e mi si avvicina di nuova.
Stavolta è lui a prendermi il viso tra le mani.
«Che succede?» mi chiede poggiando la sua fronte alla mia.
«È troppo per me...»
«Ma cosa dici? Tu meriti questo e molto altro! Se potessi ti porterei la Torre Eiffel qui ma come vedi è troppo grande» ride coinvolgendo anche me.
«Ti amo e voglio dimostrarti che di me ti puoi fidare, sempre. Perché è da quanto ti ho conosciuto che la mia vita gira intorno a te! Sei fondamentale. Io non potrei più fare a meno di te!»
Lo abbraccio e mi coccola tra le sue braccia.

«Sei pronta a gustarci la cena?» chiede staccandosi.
Annuisco sorridendo.
Mi bacia a stampo e mi scosta la sedia per farmi sedere.
«Grazie» gli dico e mi bacia la fronte.

La cena è rigorosamente italiana quindi non rischio di non mangiare niente.
Ce la gustiamo e finalmente, o almeno per ora, riesco a mettere a tacere i miei demoni.

Andrea stende una coperta accanto alla scritta e si stende facendomi segno di raggiungerlo. Così faccio.
Mi siedo accanto a lui che poi mi circonda la vita con le sue braccia.
«Non vorrei essere da nessuna altra parte in questo momento» sussurra stringendomi.
«Anche io... Sembra di essere in un altro mondo. Un posto migliore della realtà.»

Siamo seduti di fronte alla vista di Parigi di notte e o è questa città che trasmette qualcosa di magico oppure non so spiegarmi cosa sia che mi faccia sentire così bene.

Andrea mi accarezza piano i capelli per poi spostarli su una spalla e prende a sfiorarmi il collo con il suo naso.
Chiudo gli occhi rilassandomi.

«Vorrei far l'amore con te sotto la Torre Eiffel ma non sarebbe così mozzafiato come farlo con tutta la città sotto di noi» sussurra provocandomi dei brividi poi si alza e me lo ritrovo davanti.

Prende a baciarmi in modo travolgente e istintivamente indietreggio ritrovandomi sdraiata.
«Ti amo» sussurra mentre mi sfila il vestitino che indosso.
«Ti amo» ripete mentre anche i suoi vestiti raggiungono il mio.
«Ti amo» ribadisce mentre con questa meraviglia davanti ai nostri occhi unisce i nostri corpi.

«Ti amo» gli sussurro mentre stremato appoggia la testa sul mio petto.
«Ti amo» gli ripeto accarezzandogli i capelli.
«Ti amo» ribadisco mentre asciugo altre lacrime che incessanti scendono sul mio viso.

Ci addormentiamo lì mentre i nostri respiri tornano normali, uno nelle braccia dell'altra come a volerci proteggere insieme anche se lui non sa che dovrebbe proteggersi da me e dai miei maledettissimi demoni.

L'altra metà di Me Where stories live. Discover now