10ºCapitolo

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Il mattino dopo a fatica mi trascino in cucina per prendere al volo un bicchiere di latte. La prima cosa che cattura la mia attenzione è il vaso di rose rosse sul tavolo.
«Che belle queste rose. Come mai Mirco te le ha regalate?» chiedo annusandole, che buon profumo.
«Non sono per me, tesoro» Rosa mi passa la tazza fumante.
«Li hai regalati tu a lui? Non sapevo gli piacessero i fiori.»
Lei ride divertita e alzo un sopracciglio.
«Sono per te, Deborah. Da parte di Andrea.»
«Miei?» resto a bocca aperta e cerco un bigliettino che trovo dietro. Lo prendo e lo leggo.
"Devo dimostrati che con me puoi lasciarti andare senza timori. Che ne dici di queste rose? Può essere un buon inizio? Buongiorno principessa. Andrea".

Sorrido e lo rileggo più volte. Ma quanto è dolce? Mi chiedo perché proprio io. Cosa ho di speciale per meritare le sue attenzioni.
«Tienitelo stretto, cara. È un ragazzo dal cuore d'oro» mi avverte Rosa.
Bevo velocemente il latte e poi corro al lavoro. Oggi tocca Megan l'apertura e infatti la trovo già lì.
«Non dirmi che anche queste sono per me» dico indicando un altro fascio di rose.
«Per me non sono, quindi si.»
Mi avvicino e prendo questo altro bigliettino.
"Bisognava dare un tocco anche al negozio. La vostra allegria non è sufficiente quindi cosa c'è di meglio di un altro mazzo di rose? Buon lavoro. Ancora io".
Sorrido come un ebete. Proprio non me lo aspettavo.
«E allora? Non mi dici niente della serata di ieri?» chiede Megan.
«Non ti dirò niente. Devo fingere di essere arrabbiata con te per aver contribuito a tendermi un'imboscata» le faccio la linguaccia.
«Fingere?» ripete lei ridendo.
«Si, fingere. Perché lo sai che non riesco a rimanere arrabbiata con te a lungo» sorrido.

Dopo non molto entra Alessia con l'aria innocente.
«Se lo vuoi sapere, perché so che muori dalla voglia di chiedermelo...» inizia a dire «Andrea sta per arrivare.»
«Cosa ti fa pensare che voglia saperlo?» fingo indifferenza.
«Ti si legge in faccia, sorellina.»
«E comunque fingo di essere arrabbiata anche con te oggi e per ripicca non vi racconterò niente di ieri» mi sposto i capelli dalla spalla con fare teatrale, facendole ridere.
«Tanto entro la fine del turno ci avrai già detto tutto» dice convinta la mia migliore amica.
«Io non ci giurerei.»
«Io si.»

«Ti ho portato la colazione» dice Andrea entrando nel negozio «ovviamente anche per voi» aggiunge, poi e mi porge un sacchetto con dentro la solita brioche e il solito cappuccino caldo.
Apro quest'ultimo e c'è disegnato un cuore con il cacao.
«Anche questo fa parte del tuo piano?» chiedo sorridendo.
«Cosa?» chiede avvicinandosi poi ride. «Questo lo giuro...» dice portandosi una mano sul petto sodo «non l'ho organizzato io.»
Scuoto la testa divertita.
«Comunque non dovevi, davvero.»
«Non dovevi, amore mio.» scimmiottano le due prendendomi in giro.
«La smettete?» le fulmino con lo sguardo.
«Secondo te?»
Sbuffo e mi concentro sul ragazzone vicino a me.
«Davvero, grazie sia per la colazione che per i fiori.»
«Te l'ho detto che mi sarei dato da fare e sto solo mantenendo la parola data» dice spostandomi una ciocca dietro l'orecchio.

Per quel giorno le sorprese finirono la, ma furono rimandate al giorno dopo.
Mi arriva un sms mentre sto mettendo il pigiama dopo essermi concessa un bel bagno rilassante. Sono appena le 19 e ho già messo il pigiama, specificamente quello con i disegnini sulla maglia.
Il testo dice "So che stasera i tuoi sono fuori e quindi sto arrivando".
"Cosa vuoi fare?" rispondo velocemente.
"Nulla, mi preoccupo che riempia il tuo pancino."
"Boh. Ti aspetto."

Qualche istante dopo suona al campanello e sapendo fosse lui apro direttamente.
«Questo pigiama è meglio di quello dell'altra volta» dice ridendo
«Cos'hai contro i miei pigiami?»
Alza le mani. 
«Nulla, lo giuro. Mi piacciono» sorride beffardo.
«Allora, cos'hai in mente?»
«Ti preparo la cena.»
Lui a me? Ho sentito bene?
«In che senso?»
«In quanti sensi la conosci questa frase?» ride.
«Uno» sono perplessa.
«E allora è quello. Vuoi aiutarmi o ti godi lo spettacolo?»
«Per quanto la seconda opzione sia invitante credo che ti aiuterò. Non sapevo sapessi cucinare.»
«Visto? So anche stupire» mi fa l'occhiolino e come se fosse a casa sua prende pentole e il resto dell'occorrente sapendo già dove trovarli.
«Cosa mi prepari di buono?» chiedo sedendomi sulla cucina.
«Una squisita carbonara.»
Batto le mani entusiasta.
«La adoro. Come facevi a saperlo?»
«Intuito» mi sorride teneramente.

Si mette al lavoro e mi fermo a osservare ogni singolo movimento. Fa tutto con delicatezza. È un piacere per gli occhi, e non solo perché è un bel bocconcino. Credo che potrei restare a guardarlo per un tempo indefinito.

«E così che vuoi aiutarmi?» dice ridendo e arrossisco per essere stata beccata con le mani nel sacco.
«Cosa vuoi che faccia?» scendo dal ripiano della cucina.
«Se metti la tavola magari che la pasta è quasi pronta.»
Faccio il saluto militare facendolo ridere.
«Sissignore.»
Prendo l'occorrente e prima di apparecchiare mi fermo ad annusare di nuovo i fiori di ieri.
Stendo la tovaglia, piego i tovaglioli, ci posiziono sopra le posate poi metto i bicchieri. Prendo l'acqua e la Cola e le metto a tavola.
«Va a sederti tesoro e porta due piatti vuoti. Ora arrivo.»
Faccio come mi ha detto ed eccolo che arrivare con la pentola tra le mani.
L'appoggia sul tavolo e fa i piatti.
Prima il mio e poi il suo. Posa la pentola e viene a sedersi.
«Preferisci della grana sopra la pasta?» mi chiede.
Annuisco
«Solo un po'.»
Me ne mette un po' per poi metterla sulla sua pasta.
«Che gentiluomo» gli sorrido.

Cominciamo a mangiare e cavolo, è una prelibatezza.
«Hmm...» mugolo gustandomi quella meraviglia «Andrea, è così buona.»
«Deduco che ti piace.»
Annuisco con la bocca piena facendolo ridere.
«Se mi garantisci che ogni volta che ti cucino hai questa reazione lo farò più spesso» propone divertito e alzo il pollice in segno di approvazione.

Dopo aver mangiato sparecchiamo insieme e lavo quelle poche stoviglie.
«Dai lascia fare a me» brontola per l'ennesima volta Andrea.
«Ti ho detto di no. Hai già fatto tanto.»
«Lasciami almeno asciugare.»
«Perché invece non inizi ad andare sul divano davanti alla tv? Così scegli qualcosa da vedere.»
«No, ci andremo dopo insieme» prende lo strofinaccio e comincia ad asciugare le pentole già lavate.
«Quanto sei testardo.»
«Abituati» dice ridendo.

In men che non si dica finiamo anche di lavare tutto ciò che abbiamo sporcato, sistemiamo la cucina e andiamo a metterci sul divano.
Mi rannicchio contro il suo petto mentre lui mi tiene stretta.

«Cosa preferisci guardare?» mi chiede.
«Non ho preferenze. Tu cosa guardi di solito?»
«Dipende dalle serate. Alcune volte dei telefilm, ma spesso guardo partite o di calcio o di rugby.»
«Quale tra i due sport ti piace di più?»
«Sicuramente il calcio.»
«Vai spesso allo stadio?»
«No, qualche volta. A te piace il calcio?»
«Si, ma non sono mai andata allo stadio.»
«Allora appena trovo occasione ci andiamo insieme. Ti va?»
Annuisco.
«Mettiamo i Simpson?» chiede.
«È pur sempre qualcosa da vedere» rido.

«Cosa ti va di fare domani?» chiede.
«Non saprei.»
«Che ne dici se usciamo con Nico, Alessia e Megan? Potremmo andare in qualche pub, non so.»
«Mi sembra una buona idea.»
«Allora ci organizziamo?»
«Si, ma non ora. Non voglio separarmi dal tuo abbraccio» sussurro e mi dà un bacio sulla fronte.
Lui inizia ad accarezzarmi i capelli mentre allo stesso tempo mi tiene stretta a sé.
Non avrei mai immaginato che stare tra le braccia di qualcuno fosse come sentirsi nel posto giusto, eppure è ciò che sento quando sono tra le braccia di Andrea.
Mi sento protetta, come se non dovessi essere in alcun altro posto se non dove sono ora.
È la prima volta che provo queste sensazioni e allo stesso tempo mi spaventa e non vorrei mai staccarmi dai suoi abbracci.

«Perché sto così bene quando sto con te?» chiedo.
«Non lo so, piccola, sono cose che succedono senza un motivo. È così che deve essere.»
«E perché tu, tra tante, hai scelto me?»
«Perché tu sei diversa dalle altre.»
«In che senso "diversa"?»
«Sei speciale.»
«Mi piacerebbe tanto non pensare a niente e dirti che sono pronta per vivere questo momento, ma io ho ancora paura...»
«Ti aiuterò a cacciare via questa paura, tranquilla. Ci penserò io.»
«Mi fido di te.»
«Ne sono felice.»
«In questo momento sembriamo proprio una coppia» sghignazzo «Noi due raggomitolati sul divano a vedere qualcosa in tv di cui non ci importa niente perché non c'è niente di meglio dello stare tra le braccia di qualcuno di speciale...»
«Sono speciale per te?» mi sussurra tra i capelli.
«Tanto speciale...»

Continua ad accarezzarmi i capelli e senza rendermene conto mi addormento con il suo petto a farmi da cuscino e le sue braccia da coperta.
Quelle stesse braccia con la quale mi prende e mi porta al piano di sopra, nella mia camera.
Mi tengo saldamente a lui mentre scosta le coperte e piano mi adagia su quel morbido materasso.
Mi copre e si siede vicino a me mentre riprende ad accarezzarmi i capelli.
«Sogni d'oro, principessa» mi bacia la fronte.
«Non andare via» lo supplico «resta qui con me, per favore.»
«Sono qui tesoro, tranquilla. Non vado da nessuna parte.»
 
Mi abbraccia da dietro sussurrandomi qualcosa di dolce che dopo poco non riesco a capire perché il sonno prende il sopravvento e non riesco più a restare sveglia e con la sensazione delle sue braccia attorno a me mi lascio andare a un sonno tranquillo, beato.

«Buonanotte, Andrea.» farfuglio per poi addormentarmi definitivamente.

L'altra metà di Me Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt