Capitolo 44

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Lo guardo un secondo negli occhi per poi dire quello che penso da tempo e che credo valga più di ogni risposta, felice di riuscire finalmente a dirglielo.
<Ti Amo!> e non serve altro perché io sia sua.

PIERO

Credo sia appena l'alba quando istintivamente apro gli occhi, dopo aver ricevuto un colpo alla gamba. Dalle finestre entra un timidissimo fascio di luce, e mi ritrovo a sbattere più volte le palpebre per abituarmi a quella penombra. Davanti a me, la ragione dei miei sorrisi, da un paio di mesi a questa parte. Ricollego in un attimo ciò che successo poche ore prima, e non posso fare a meno di guardarla con un sorriso pieno d'amore. Mi torna in mente il suo "Ti Amo", e i suoi occhi mentre lo diceva, e ogni istante vissuto, dove davvero è diventata mia. Io mio malgrado posso solo pensare che ero suo da tempo, molto prima di questa notte. Non credo al destino, ma al caso si. E lei è stata il caso più bello che la vita potesse darmi.
La guardo e la vedo, tranquilla, che dorme rilassata, stringendo forse un po' troppo forte quel lenzuolo tra le dita. Mi perdo ad osservare ogni suo lineamento e ad accarezzare ogni tratto del suo viso, delicatamente, per non svegliarla, lasciando anche un leggero bacio sulle sue labbra alla fine.
Ricevo un altro colpo, forse come protesta inconscia, e mi scappa un po' da ridere. Mi rendo conto che siamo stretti in un piccolo lato di questo immenso letto, e mi manca davvero poco prima di ritrovrmi sul parquet. Non voglio spostarla, per non disturbarla ulteriormente, quindi mi alzo e corro a chiudere le finestre che avevo lasciato un po' aperte, prima che la luce del giorno che avanza, possa invadere la stanza... indosso una maglia e mi sistemo dall'altro lato del letto, sfioro involontariamente i suoi piedi nel tentativo di avvicinarmi, e li trovo ghiacciati sotto quel leggero lenzuolo, l'intreccio ai miei e l'abbraccio da dietro, portando possessivamente il mio braccio sul suo ventre. Amo questa posizione, questo momento, il calore che mi da e amo quello che sto provando. Amo lei. E con questo pensiero e il sorriso sulle labbra ricado di nuovo tra le braccia di Morfeo.

ROBI

Mi sveglio stranamente rilassata, e mi rendo distrattamente conto che da tanto non succedeva... provo a rigirarmi come d'abitudine per godermi ancora un po' quel senso di beatitudine che sto provando, ma avverto un peso sullo stomaco, che un istante dopo riconosco essere un braccio che mi avvolge come un edera, così come il piede che sento tra i miei. Mi volto lentamente cercando di liberarmi ma ottengo esattamente l'effetto contrario, mi stringe ancor di più a se.
Credo che in questo momento il mio viso abbia assunto una tonalità completamente nuova e mai provata di bordeaux, vorrei nascondermi per la vergogna che provo, ricollegando quanto successo sta notte, ma l'unico posto disponibile è il collo di Piero, e non credo migliorerebbe la mia situazione.
Bastano pochi istanti in cui cerco, con infine poca delicatezza, di liberarmi per poter andare in bagno a darmi una sistemata, che gli occhi di cioccolato della persona a cui ho dichiarato il mio amore si aprono a pochi centimetri dai miei... in pochi secondi si riempiono di tenerezza e dolcezza mentre mi guardano.

<Buongiorno piccola...> mi dice pianissimo, con la voce roca che ha al mattino.
Oddio...piccola... se non fossi sdraiata potrebbero cedermi le gambe.
Gli rivolgo un timido sorriso, che credo spieghi tutto il mio imbarazzo, questa mattina.
<Sei ancora più bella oggi...> continua lui imperterrito, sfiorandomi con la punta delle dita una guancia.
Ecco, se fino a quell'istante mi vergognavo, adesso il suo collo mi sembra un ottimo rifugio, tutto pur di non guardarlo in viso...
Segue la sua risata che percepisco ovattata, poi la sua mano a portarmi indietro i capelli, e le sue labbra a lasciarmi un bacio appena sotto il mio orecchio.

<Ma ti vergogni di me?> chiede lui burlone, portando le sue mani sui miei fianchi, mi solletica solo per pochi istanti, ma bastano a farmi smuovere da quella posizione.
Mi ritrovo sdraiata di schiena con lui sopra dopo poco, sostenuto dalle sue braccia per non gravarmi addosso... ci guardiamo per istanti che sanno di eterno, dove ognuno può leggere nell'anima dell'altro. Poi lo vedo avvicinarsi per prendersi quel bacio del buongiorno che di certo non gli nego. Noto che ha indosso una maglia, mentre io solo un lenzuolo scomposto che mi copre pochissimo, e sento nuovamente infervorarsi le mie guance. Cerco di tirarlo su meglio ma con scarsi risultati. È lui a farlo per me, portandomelo però fin sopra la testa, coprendomi completamente.
<Ti va bene così?> mi dice ridendo sguaitamente, prima di ritirarlo giù e lasciarmi respirare...

<Buongiorno anche a te...> dico finalmente io con un filo di voce, mettendomi su un fianco. Lui mi imita e ci ritroviamo di fronte.
<Allora non l'hai persa la lingua...> mi dice lui lasciandomi una carezza, c'è un filo di preoccupazione nei suoi occhi.
<Che cosa c'è ?> chiedo io alzandomi un po', mi appoggio su un gomito e accarezzo quella barba ispida che gli ricopre la guancia.
<Sei pentita?> mi chiede diretto. Non me l'aspettavo e la mia bocca si blocca. Non credevo potesse farsi di questi problemi o di questi pensieri, a quanto pare la mia timidezza lascia trasparire cose che non sono.
Sorrido e mi limito a scuotere la testa in un no, mentre le mie guance si imporporano nuovamente.
<Robi...io...ti ho amato sta notte... ti ho amato...e basta! Dico davvero...> sputa fuori lui. Sospira come se avesse tolto un macigno dal cuore, e ricambia il mio sorriso che al momento potrebbe illuminare un intera strada per una notte.

<Anch'io...> dico avvicinandolo, nascondo di nuovo la testa nella sua clavicola, e restiamo così per minuti, come a non voler rompere il momento, cullati solo dal ritmo leggero dei nostro respiri, e dei nostri due cuori invece martellanti.

...

Ci ritroviamo a scendere nella hall, dove abbiamo appuntamento con il resto della troupe...
Sono passata dalla camera che avrei dovuto dividere con Sara per prendere dei vestiti puliti e sistemarmi, ma una volta entrata non c'era nessuno, era tutto stranamente in ordine, solo un biglietto dove mi avvisava di essere uscita presto.
Ci accomodiamo in uno dei divanetti che ci sono sulla veranda del Gentleman... aleggia un po' d'imbarazzo fra noi, e questa cosa deve svanire velocemente perché è una situazione che non tollero.

<Quindi adesso Messico...> dico io, nella speranza di fare conversazione e sapere anche un po' di più dei loro spostamenti.
A queste parole sento stringermi di più, come se il pensiero di allontanarci fosse già intollerabile.
<Già... mi mancherai... non sai quanto!> sento un bacio depositarsi sulla mia testa e io sento gli occhi inumidirsi.
Lo guardo e lo trovo a fissarmi con occhi grandi e spalancati dietro quelle lenti scure, gli lascio una carezza.
<Anche tu... mi manchi sempre veramente!> cerco di fare una risata, non voglio fargliela pesare più di quanto già pesa, in fondo è il suo lavoro.
<Sempre sempre?> chiede ridendo e strofinando la punta del suo naso sulla mia guancia.
<Quando farai il simpaticone con le altre no... anzi...> dico con una punta di gelosia, per poi sentire la sua risata non trattenuta.
<Sono fan...> dice lui come se fosse la cosa più banale del mondo, stringendomi per rassicurarmi.
<Sono comunque donne. Adesso per giunta messicane. Più belle e più tutto di me. E saranno li vicino a te mentre io sarò qui... ma tu comunque sei Mio...ricordatelo...> dico io.
Sorride mostrando quell'apparecchio che si nota appena.
<Amo quando dici che sono Tuo...> mi guarda con quello sguardo da cucciolo a cui non so dire di no. E ci concediamo un rapido bacio sotto gli occhi dei pochi clienti disinteressati accanto a noi.
<Cosa dovrei dire io, a pensarti tutta sola in quel locale...> mi si gela il sangue nelle vene, non può dire sul serio, non dopo quello che ho passato e per quanto ho lottato per ricominciare a fare questo lavoro.
<Stai scherzando...> dico seria io, staccandomi bruscamente...
<Ehi, che hai capito... io mi fido di te... solo mi dispiace non essere con te...> chiarisce meglio il suo pensiero lui.
<Scusami..> gli dico sincera, a volte penso di avere ancora il mio ex davanti.
<Non devi scusarti di niente...> dice attirandomi a lui. <Tu invece? Ti fidi di me?>
Lo guardo negli occhi e sto per rispondere quando sentiamo un fischio che ci fa voltare entrambi.
Ovviamente è Ignazio, che con la sua simpatia ci fa notare il suo arrivo con Ale, a loro seguito Sara e Franz...INSIEME!
Mi nasce un sorriso involontario per quello che penso e cerco conferma nel mio compagno accanto a me, ma lui non si è lasciato distrarre più di tanto, e li che mi guarda adesso serio.
<Allora?> chiede impaziente.
<Io non mi fido di te... io ti amo!> gli ripeto per la seconda volta, prima di baciarlo ancora. 

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