Capitolo 50✔

7.7K 292 290
                                    

« Hai preso tutto? » urla Adelaide da basso.

« Sì » rispondo.

Ho tre enormi valigie, che porto in cima alle scale, le quali sono costretta a salire e scendere più volte per trasportare i bagagli fino all'atrio.

Con questo clima afoso, sono di nuovo accaldata.
Quanto odio l'estate.

Spero di stare in una città vicina al mare.

« Oh, eccoti finalmente » espira, mentre mi aspetta alla porta, passandosi le chiavi della macchina da una mano all'altra in un fastidioso tintinnio.

« Sono pronta »

« Vuoi una mano a portare le valigie fuori? » mi chiede, mentre spalanca la porta di casa e scende i gradini fino all'acciottolato.

« No, faccio da sola » le afferro tutte e tre, voltandomi un'ultima volta verso casa e pensando che - probabilmente - non la rivedrò più.

Lei mi chiude la porta alle spalle, mentre mi avvio un po' goffamente fino alla macchina.

« Vedrai che ti farà bene questa vacanza » mi dice, mentre chiude il portabagagli nel quale ho riposto le valigie.

« Già »

Peccato che la vacanza duri un anno, durante il quale starò sconfinata in un posto sconosciuto, da una mia zia alla lontana - che io nemmeno ho mai visto, né sapevo di avere - per frequentare in pace il mio ultimo anno di liceo.

Il viaggio verso l'aeroporto è abbastanza lungo e questo mi dà modo di pensare troppo.

Appoggio la testa al finestrino e lascio che le immagini di tutto ciò che mi sto lasciando alle spalle, mi facciano male al petto.

In momenti come questi, il dolore non è una brutta cosa.
Se provi dolore, vuol dire che sei vivo.
È quando non senti nulla più, che devi cominciare a preoccuparti.
Perché lì sì che sei un guscio vuoto: di sentimenti, di emozioni, di parole.

Sento che il nulla si sta espandendo dentro di me, partendo dal cuore e ramificandosi, ma per ora mi godo quel poco di dolore che ancora riesco a provare.

Dolore per tante cose, tra l'altro.

Per Headley, soprattutto.
Io non vado da nessuna parte senza Everthy, ha detto.
Eppure, la porta di casa l'ha varcata senza di me.
Mi ha lasciata a disperarmi dietro quella porta, da sola.
Non ti lascio sola Everthy, tranquilla.
Ha detto pure questo, eppure io sono qui e lui invece chissà dove.
Nemmeno un messaggio o una chiamata da parte sua, un mutismo che è incoerente rispetto alle sue parole.
E sento che ora ci stiamo allontanando ancor di più.
Fisicamente.
Perché il mio organo propulsore sarà sempre qui ad aspettare di perdere di nuovo un battito.
Chissà fra quanto.

Per Faith, anche.
Quella megera mi ha permesso di uscire di casa - per stare con Faith - a patto che non andassi oltre il parco.
Casa mia è a circa cento metri da lì, quindi non è che chi sa quanto mi abbia permesso di allontanarmi.
Ho passato l'intera giornata con Fay, consapevole che non l'avrei rivista più.
Almeno per quest'anno.
Noi che siamo abituate a stare nella stessa classe sin dalle elementari, ci aspettavamo di finire la nostra carriera scolastica così come l'avevamo cominciata: insieme.
E invece, questo ci è stato negato.
E chi sa quante altre cose.
A dispetto del mio essere introversa, non ci ho messo molto ad aprirmi con lei e questo è un punto a favore della veridicità della nostra amicizia.

Chi sa invece se, nella nuova scuola, riuscirò ad integrarmi.
Odio etichette come 'quella nuova'.
Non so che tipo di persone ci troverò e se mi andranno a genio.
E i professori? Come li avrei trovati? E come mi avrebbero trovata? Studiosa? Maleducata?
E questa 'zia'? Vivrò bene con lei? Sarà una persona disponibile o farà di tutto per rendermi la vita un inferno?

» False Brother «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora