Capitolo 28✔

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Il rombo familiare della Range Rover di Headley segna la fine dell'incontro con Evil. Il clacson suona due volte, mentre mi congedo. 

«Mi ha fatto enormemente piacere parlare con te Everthy, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiama pure.» dice, allungandomi quello che deve essere un fogliettino con il suo numero di cellulare.

«Grazie Evil, ci vediamo.»

Percorro il vialetto non voltandomi neanche una volta, afferro il cancelletto in ferro e me lo richiudo alle spalle. Apro la portiera dell'auto e salto dentro, un sorriso spontaneo inonda il viso di Headley quando mi vede.

«Ehi, com'è andata?» dice subito.

«Bene. Meglio del previsto in realtà.»

«Ti va ti raccontarmi?»

Mi va? Non ne ho idea. Non ho idea di come mi senta, nè di come dovrei affrontare questa situazione. Non so cosa fare una volta tornata a casa, se dire a mia madre di aver scoperto tutto o se continuare a vedermi con Evil senza che lei ne sia a conoscenza.
So che è stato l'incontro più strambo della mia vita e che magari parlarne con Headley mi aiuterà a capire cosa fare.

*Flashback*

Dalla cucina arriva un buon odore di thè aromatizzato, e il sibilo incessante della fiamma di gas accesa è l'unico suono udibile.

Sono seduta sul divano freddo in pelle a fissare la televisione a schermo piatto spenta e nera sulla parete di fronte, quando con la coda dell'occhio vedo Evil avvicinarsi con un vassoio.

«Non sapevo se mettessi lo zucchero o il miele.» mi rivolge un leggero sorriso, prima di passarmi la tazza blu fumante in ceramica.

«Preferisco il miele.» è l'unica cosa che dico, prima di continuare «raccontami un po' di te, Evil.» osservo i suoi tratti irrigidirsi lievemente e un alone di disagio scaricarsi sul volto curato.
Non era mia intenzione, ma quasi sicuramente neanche lui ha mai dovuto affrontare prima una situazione simile. Siamo nella stessa barca, ma uno dei due deve pur cominciare a mostrarsi all'altro.
Non so nemmeno da dove mi derivi tutta questa intraprendenza, forse dall'essere stanca di ricevere sempre bugie, dal volere sapere una volte per tutte la verità.

Anche se dovesse essere più dolorosa di una bugia.

«Non ho mai dovuto affrontare una situazione simile, quindi scusami se ti appaio un po' impacciato.» si giustifica, prima di prendere un respiro e continuare.
«Anche io preferisco il miele. Sono laureato in lettere classiche e adoro i libri, insegno all'università. Non sono sposato e non ho una compagna. Tua madre è stata l'unica donna che abbia mai amato e non lo dico per guadagnarmi la tua fiducia.» si ferma e mi guarda un secondo.
Mi piace che sia andato dritto al punto, che non abbia utilizzato inutili preamboli e giri di parole.

Tua madre è stata l'unica donna che abbia mai amato.

Un sentimento di puro rancore verso Adelaide si dirama in me, pur non volendo.

Perché hai scelto Richard, Adelaide?
È una domanda che si ripete in me parecchie volte, ma non le riesco a trovare risposta.

E così, adora leggere.
Probabilmente il mio viso si è illuminato a questa notizia.
Sono sempre stata convinta di aver ereditato questa passione da mia madre, e invece scopro che non è così. O comunque, non completamente. 

Probabilmente non dovrei credergli così facilmente, dovrei informarmi su di lui una volta uscita da qui, chiedergli un esame del DNA.

Ma ciò che sento dentro, al momento, va oltre ogni sospetto che potrei e dovrei nutrire, oltre ogni razionalità.

» False Brother «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora