Capitolo 15: Cicatrici

Comenzar desde el principio
                                    

"Hai mai impugnato un'arma solo per il gusto di farlo e non per uccidere?" prosegue Sylar.

Freya ha gettato l'elfo a terra e ora è china su di lui. Basterebbero pochi secondi per porre fine a quella missione; solo un rapido movimento del polso per affondare il pugnale nella gola del suo bersaglio.

Gli occhi di Sylar sono due gemme viola e le labbra leggermente striate d'azzurro, sono piegate in una smorfia.

Lui deve averla vista zoppicare perché le afferra il piede ferito e stringe la mano sulla caviglia. "Pensaci. Sei un'assassina per scelta o per necessità? Desideri questa vita? La morte è la fine di tutto... Per ogni vita che prenderai, perderai anche un frammento di te stessa."

Solo parole, è quello che pensa Freya. Non sempre è possibile scegliere.

Non sempre.





"Ho risparmiato una vita che avrei dovuto recidere. Una scelta che mi è costata cara" mormora Freya e Loki la sente appena. "Lui mi ha fatto pagare la mia mancanza di obbedienza nell'unico modo che conosceva."

Il dio degli inganni schiude le labbra. Vuole sapere tutto, conoscere la verità.

"Chi è stato?" le ripete di nuovo. Vuole sentire quel nome, dare forma al sospetto che è andato crescendo nella sua mente.

Freya esita, emette un lamento di dolore e alla fine alza lo sguardo. È allora che Loki nota la somiglianza con Odino. Non ci ha mai prestato attenzione prima, ma la forma degli occhi e la forza che emanano è simile a quella del re di Asgard. Hanno assunto una sfumatura cupa, un colore simile alla cenere che il fuoco lascia dietro di sé.

"Per anni, dopo la sua morte, ho rifiutato di nominarlo. Sarebbe stata una debolezza, il sussurro di una paura che avevo imparato a non temere mai più."

Loki attende. Non vuole forzarla più del dovuto per paura che non gli riveli nulla.

"Víli" sibila Freya. "Figlio di Bor, fratello di Odino, marito di Skaði, detentore della spada Vanadis. Mio padre."




La frusta colpisce una, due, tre volte. Freya perde presto il conto del numero delle ferite che si aprono sanguinanti sulla sua schiena.

Víli è rapido e indifferente al dolore che le provoca.

Sono soli, lei non ha idea di dove si trovi sua madre e nemmeno vuole saperlo.

Una punizione giusta, continua a ripetere suo padre.

"Ti passerà la voglia di disubbidire" le alita in faccia, mentre le solleva la testa per i capelli. "Cento frustate ogni volta che lascerai scappare un bersaglio" continua. "Quell'elfo doveva morire."

Víli la lascia andare e Freya soffoca tutto: lacrime, dolore e rabbia. Non fa che ripetersi che permettere a Sylar di fuggire sia stato un errore.

"I ribelli non sopravvivono mai a lungo" commenta suo padre, osservandola alle sue spalle.

Freya cade a terra, incapace di sostenersi ancora sulle gambe ed è con gratitudine che accoglie il freddo proveniente dalle lastre del pavimento. Ha la vista offuscata, ma si rifiuta di svenire davanti a Víli.

"Non potrai usare il Seiðr per lenire il dolore e curare le ferite. Che questi segni ti rimangano sulla pelle. Saranno da monito alle tue azioni."

Cicatrici   |COMPLETA|Donde viven las historias. Descúbrelo ahora