eleven

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I'M BACK, BITCHEEEES
a parte gli scherzi, come state?

Scene rare tra un ananas e un limone.

Quella mattina faceva molto caldo e Genn, con il viso sotterrato sotto il cuscino e un ventilatore tutto su di lui, cercava di dormire.
Ma manco a dirlo, suonò la sveglia.
Cercò di spegnerla, ma riuscì solo a far cadere il suo nuovo iphone.

Imprecò.

«Genio dell'anno.», Gennaro si voltò a quella voce, e vide un Alex molto rilassato e sgocciolante, che si dirigeva all'armadio.

Si stropicciò gli occhi, pieni di sonno, e vide l'ora.
Erano solo le 8 ed Alex era già pronto, per cosa?

Come se il moro l'avesse letto nel pensiero, disse, «C'è il servizio fotografico oggi, Gennà.»

«Cazzo.»

Scese dal letto e si diresse al bagno e stranamente ne uscì solo dopo mezz'ora, lindo e pinto.

«Sembri un quindicenne.»

«Cazz, Alé. Tu sembri un uomo fatto e finito.»

«Lo sono, eh.»

«Tu? Ma si sicur?», un sorriso sincero e malizioso increspò le labbra di Gennaro.

«Peccato che siamo in ritardo, avrei potuto dimostrartelo.», ammiccò Alex.

«Posso aspettare.»

***

Erano le 19 di una fredda serata di fine ottobre.
Gli Urban Strangers, o meglio, l'Urban del gruppo, era chino su una lavagna, intento a disegnare.
La lingua stretta tra i denti e il corpo teso.

Lo Stranger, invece era steso sul divano, quando posò la chitarra appena accordata e si rivolse al compagno, «Alé, ma che stai facendo?», chiese, accennando un sorriso.

Alessio Iodice si riscosse da quel che stava facendo e, «Mangio pennarelli indelebili, vuoi uno?», rispose.

«No, grazie. Mi rimangono sullo stomaco.», rispose l'altro, passando da un divano all'altro.

Alcuni minuti di silenzio e Alex batté le mani, «Finito!», esclamò.

Gennaro si alzò e si avvicinò alla lavagna e, «Sono seriamente colpito, Alé. Davvero.», si voltò a guardarlo, sorridendo. Alex sorrise a sua volta, soddisfatto. «Ora, però», sussurrò appena, «LEVA QUELLA FOTTUTA Y, grazie.», disse.

«Non ci penso neanche, Genny

«Ti ammazzo, Iodice.»

«Tu? Ma ti sei visto?»

«Allora, non ti do più il mio culo.», rispose il biondo, stringendo tra le labbra una sigaretta e sculettando fino al balcone.

***

«Com'era, Alé?»

«Ma cosa?», chiese Alex, confuso.

«Ma il gelato! Ammettilo che è buonissimo.», lagnò Genn.

«Mh, non è più questa gran cosa eh, preferisco la pizza.»

Genn mise il broncio.

«Cos'è che volevi dirmi?», chiede Alex per sdrammatizzare. «Avevo sentito la parola 'sorpresa'.»

«Era una cazzata, lascia stare.», rispose il biondo.

«Che guarda caso mi interessa. Allora?»

Genn sbuffò.

***

Non si sa come finirono a letto.

Forse, per le doti persuasive del moro o per i modi molto gentili, che da sempre distinguevano Genn e facevano impazzire Alex.

Tra delicatezza e erotismo, Alex finì per scusarsi -di nuovo- per sbagli non sue e Genn si sentiva -di nuovo- in colpa.

«Alé.», sussurrò.

«Mh?», chiese l'altro, passandogli una mano sulla schiena.

«La sorpresa era una canzone.», disse Genn, sentendosi terribilmente imbarazzato.

«Per me?»

La risposta risultò più un lamento, «Sì.»

«Me la canti?», il cuore sembrava volergli esplodere.

«I do not want to think a lot, think a lot, about you.», soffiò il biondo, sulle labbra sottili dell'altro.

«I feel that i need you,
it is impossible, impossible,
this is the truth,
i think that i'm in love with you
it's still difficult for me to accept all this
i'm still afraid and you know it
slowly, i need time
to realize
it's hard for me to believe in something like this
yet i will find a compromise

Il biondo non poté evitare il sorriso che gli piegò le labbra, mentre una lacrima scendeva dagli occhi corvini del compagno.

«I love you too, Butch.»

A part of me.  »Gennex« Where stories live. Discover now