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Gli attimi di felicità di Genn Butch.

Uno, due, tre squilli.

Niente.

«Alé, è il-ho perso il conto-messaggio che ti invio e di cui ti sbatti altamente il cazzo, puoi rispondermi, gentilmente

«Alé, non so più come dirtelo.» Grosso respiro. «Mi sto leggermente incazzando, devo dirti una cazzo di cosa, rispondi?»

Altro respiro.

Due squilli.

Tre.

Quattro.

E..

«Genn, ehm.. mi sono perso qualcosa?»

Altro grosso respiro.

«Alessio, TI SEI PERSO QUALCOSA? HAI PER CASO, E DICO PER CASO, IDEA DI QUANTI MESSAGGI TI HO INVIATO?»

«Stai calmo, dai..»

«STARE CALMO, CALMO IO? ADESSO? STAI DICENDO A ME? MA COSA CAZZO TI SEI BEVUTO? HAI FUMATO?»

«Okay, cosa volev..»

«VOLEVO DIRTI, ECCO, CHE»

Muore momentaneamente.

«Genn, sicuro di star bene?»

«Si, cosa vuoi mangiare stasera a cena?»

Connessione persa.

***

«Alé, e ja.», spostò un po' la testa dal suo petto, per guardarlo negli occhi.

«Che c'è?»

«Voglio il gelato, ti ho detto.», sospirò.

«E io», si sistemò meglio i cuscini dietro la schiena, «Ti ho detto che sono troppo pigro per alzarmi, e poi, stiamo così comodi, devi mangiare per forza?»

«Sì, la mia pancia ne ha bisogno.»

Scrutò ancora Alessio, che con gli occhi chiusi, si beava del profumo emanato da Genn.

«Alé, stai andando?», era quasi una supplica.

«No, Genn, non sto andando.»

«E che cazzo stai facendo?»

«Ti sto ascoltando respirare, e a intervalli di dieci minuti, anche lagnare.»

«E non ti scoccia?»

«Manco un po'.»

***

«Alé.»

«Gennà?», il tono scocciato di chi sta leggendo il giornale, alle 10 di sabato mattina.

«Ma secondo te, potrei risultare pesante, a volte?»

«A volte?», non poté evitare di ridere.

«Ja, seriamente.»

Alex posò il giornale con un sospiro e si sfilò gli occhiali da sole per guardare Genn mentre beveva il caffè.

«Seriamente parlando, non è che potresti risultare pesante, lo sei.»

«Ah.», posò la tazzina quasi vuota sul piattino.

Il moro riprese la sua lettura.

«Alé.»

«Gennà.»

«Sono anche antipatico?»

«Sì, Genn, anche antipatico.»

«Okay.»

Alex scosse il capo, divertito.

«Alé, un'ultima cosa»

«Mh?», Alex sospirò.

«Mi prendi un fazzolettino, mi sono sporcato le mani?»

***

«Oh, una domanda seria seria seria.»

Alex allungò le gambe sulle lenzuola rosse e guardò male Genn.

La chitarra stretta tra le mani e un'espressione di chi la sapeva lunga.

«Se non è seria, ti picchio.»

«Lo è.»

«Spara.»

«Quanto mi ami da uno a McFly?»

Alex si alzò dal letto e, Genn trattenne il respiro -ora mi picchia-, sfilò fino al bagno e si chiuse a chiave.

Il biondo si avvicinò alla porta e, «Alé e ja, apri.»

«Era seria, ja.»

«Sono una persona insicura, ho bisogno di sentirti dire certe cose, ja.»

Dopo questa, si sentì la chiave che gira nella toppa e Alex uscì dal bagno.

«Tu insicuro?»

«Eh, insicuro. Che vuoi, ah?», camminò fino al letto, pavoneggiandosi come una fatina.

«Se tu sei insicuro, io non ti amo.»

«Ah ah! Mi ami, vist?», il dito puntato verso Alex.

«Va bene, contento?»

«No.»

Alex assunse un'espressione interrogativa.

«Voglio il bacio.»

«E se non volessi dartelo?»

Genn si avvicinò e lo baciò.

«So fare da solo.»

A part of me.  »Gennex« Where stories live. Discover now