CAPITOLO 67

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"Ma come avete fatto a ridurvi così?" domandò Ade seduto sul suo trono.

Ares stava per rispondere quando si sentì uno schiocco come se qualcuno avesse dato uno schiaffo.

"Sei un'idiota, ok? Se non fosse stato per te e le tue stupide idee, Melissa sarebbe ancora qui e Zeus sarebbe morto!" urlò Glaphyra contro Miki.

"Ma Glaphyra!" cercò di giustificarsi il ragazzo.

"Glaphyra un cazzo! Tu hai fatto portare via mia sorella!" continuò la dea.

Ade si sollevò dal suo trono e uscì dalla stanza: "Glaphyra! Smettila! Fila dentro!"

La dea si sollevò gli occhiali e fissò il padre come se volesse incenerirlo con gli occhi. Peccato che era suo padre sennò l'avrebbe già ridotto in cenere.

"Glaphyra non lo ripeto" e indicò la sala del trono.

"Fanculo" entrò nella stanza lasciando i due uomini da soli.

Ade guardò Miki: "Avrei sperato di non rivederti più" si voltò e rientrò nella stanza dove Ares e Glaphyra erano totalmente in silenzio.

"Allora?" domandò Ade, risedendosi e fissando il dio della guerra.

"Zeus è stato bravo, non aveva intenzione di farmi tornare a capo dell'esercito, ci ha messo tutti alla prova e devo dire che Dioniso e Persefone possono dimostrarlo molto bene" chiuse gli occhi Ares, passandosi una mano sulla fronte e asciugandosi il sudore.

"Come siete scappati?" domandò Ade alzandosi dal suo trono e avvicinandosi al dio.

Glaphyra osservò curiosa la scena. Ares era strano, lo vedeva e lo sentiva nella sua voce.

Era diverso dall'ultima volta che l'aveva visto. Era stato come segnato dall'esperienza che aveva vissuto.

"Non... Io... Non lo so!" borbottò Ares iniziando a tremare.

Sembrava avere quello che gli umani chiamano "attacco epilettico".

"Papà" lo chiamò Glaphyra.

Ade girò la testa verso di lei e la vide mimare con la bocca un "basta".

Il dio annuì, lisciandosi i capelli neri: "Ares, puoi raggiungere gli altri, continueremo la nostra chiaccherata un altro giorno".

Glaphyra si sollevò insieme al dio della guerra e lo seguì fuori.

Voleva vedere come stavano gli altri.

"Non sono portato per questo, io non posso guidare un esercito!" bisbigliò tra sè e sè, Ares.

Glaphyra lo fissò: "Tu sei il dio della guerra, tu hai nel sangue il potere di guidare un esercito, nessuno tranne te può essere così bravo"

Ares scosse la testa, si voltò e afferrò per le spalle Glaphyra: "Guardami Glaphyra! Sembro un umano, io non posso soffrire, non posso provare dei sentimenti, santo Zeus! Io sono il dio della guerra! Io devo essere forte!"

La dea lo guardò negli occhi scuri: "No! Guardami tu! Tu sei forte! Sei il dio più forte che io abbai mai conosciuto! Sei cazzuto da paura e tu, tu non sei debole se provi dei sentimenti! Io provo delle emozioni, Ade le prova, Persefone le prova, Zeus le prova e tu pure! Non sei inferiore e la corazza che ti eri costruito intorno prima o poi doveva essere scalfita!"

Ares stava per rispondere quando dalla stanza dove erano stati sistemati gli altri, quella che Glaphyra non aveva mai visto, arrivò un urlo: "E' la voce di Glaphyra quella che sento?" 

Glaphyra chiuse gli occhi borbottando: "Dioniso"

Ares entrò nella stanza deciso a stendersi sul letto e riflettere sulle parole della dea.

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