Capitolo 6

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TYLER

Camminavo velocemente. Attraversai rapidamente la strada e in una manciata di secondi li raggiunsi.
Nella mia testa continuavano a riperersi le parole di Beatrice.
Il peggio verrà quando poi la vedrai con un altro ragazzo, la vedrai felice con lui e ti renderai conto che quel ragazzo saresti potuto essere tu.
Strinsi ancora di più i pugni lungo i fianchi, ormai ero alle spalle del ragazzo. Élodie mi aveva già visto da lontano, aveva subito capito che ero io, lo avevo notato dal cambiamento della sua espressione.
Il suo sguardo si era improvvisamente spento e il sorriso che poco prima illuminava il suo viso non c'era più. Inoltre si era appoggiata alla porta del condominio, forse per paura che le sue gambe cedessero.
Anche il ragazzo si era accorto del suo cambiamento improvviso e subito l'aveva aiutata a sorreggersi. Una sua mano si era appoggiata al fianco di Élodie e l'altra sulla spalla. Non sapevo quali fossero le sue intenzioni, ma se ci teneva alla sua vita doveva immediatamente spostare quelle mani.
« Toglile le mani di dosso!» ringhiai.
Il ragazzo sobbalzò, non mi aveva sentito arrivare, ma nonostante ciò non spostò le mani dal corpo di Élo.
Quel ragazzo saresti potuto essere tu.
« Come scusa?» chiese incosciente del pericolo che stava correndo.
Ridussi gli occhi a due fessure, faceva anche finta di non aver capito. Pensavo che Élodie fosse più furba a scegliersi gli amici. 
Il mio sguardo continuava a fissare quelle due mani.
Mantieni la calma Tyler.
Presi un respiro profondo e con finta gentilezza gli risposi.
« Puoi gentilmente spostare le tue mani dal corpo della mia ragazza?» chiesi anche se suonava più come un ordine.
Non accennò a muoversi, ma al contrario da quello che mi aspettavo, nei suoi occhi comparve un luccichio divertito.
Mi stava per caso sfidando?
Ero pronto a rispondergli malamente e, se fosse stato necessario, a scansarlo con la forza, ma Élodie con tutta la sua rabbia si scagliò su di me.
« Non ti permettere neanche per sbaglio Tyler. Non pensare di poter venire qui e dettare legge sulla mia vita. Io non sono più nessuno per te, sei stato tu a deciderlo quindi non azzardarti: io non sono la tua ragazza. Posso frequentare chi voglio, posso fare quello che voglio e tu non hai nessun potere per impedirlo. Non saresti dovuto venire qui e Bea non avrebbe dovuto aiutarti, quindi per cortesia tornatene a casa.» disse avvicinandosi a me.
Ormai eravamo quasi petto contro petto, lei non accennava ad abbassare lo sguardo, voleva averla vinta.
« Beatrice sa quello che ha fatto e non lo rimpiange. Devi solo darmi un'altra possibilità, posso spiegarti tutto.» le risposi.
« Un'altra possibilità? Te ne ho date già fin troppe e tu le hai buttare via tutte. Lasciami stare Tyler, non voglio avere più niente a che fare con te.» mi rispose appoggiando le mani sul mio petto per spingerli più lontano da lei.
Feci due passi indietro, ma non me ne sarei andato via così.
« Sai che non me ne andrò Élo. Tornerò da te e mi farò perdonare.» risposi tornando vicino a lei.
Lanciai un ultima occhiata al ragazzo che era rimasto tutto il tempo a fissarci sbalordito. Sperai per lui che capisse il mio messaggio e non si facesse più vedere con Élo, altrimenti sarebbe andato incontro a dei seri problemi.
Prima di voltarmi ed andarmene mi permisi di fissare ancora un attimo la ragazza davanti a me e, con un movimento veloce e deciso, le sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Avevo bisogno di toccarla e quel gesto, per quanto insignificante mi sarebbe bastato.
Le sorrisi e mi allontanai senza lasciarle il tempo di rispondermi.
Avrei fatto di tutto per riaverla al mio fianco, avrei affrontato qualsiasi sfida per poterla riabbracciare e baciare, ma soprattutto una volta che saremmo tornati insieme non l'avrei più lasciata andare.
Camminai per le strade buie della periferia di New York pensando a cosa avrei potuto fare per riconquistarla. Doveva essere qualcosa di speciale, qualcosa che non avevamo mai fatto, ma che ci avrebbe ricordato un momento passato insieme.
Dovevo pensarci bene, se sbagliavo anche solo minimamente potevo perderla per sempre.
Ora però il mio problema era trovare un posto per la notte e dormire per recuperare le forze.
Ovviamente quando avevo deciso di partire, non avevo organizzato nulla e quei pochi vestiti che mi ero portato dietro in uno zaino non sarebbero bastati per tutto il mio tempo di permanenza.
Chissà se Beatrice aveva calcolato quanto sarebbe durato il mio soggiorno a New York. Quando l'avevo vista prima di partire mi aveva detto che era sicura che Élodie sarebbe tornata da me e che sarebbe tornata ad Orlando pronta a lasciarsi il passato alle spalle. Secondo lei avevo le potenzialità per riconquistare Élo e, citando sue testuali parole, "sappi solo che il dolore che hai provato fino ad ora non sarà comparabile con quello che ti farò provare io se non mi riporti la mia migliore amica".
C'era da aspettarselo che Beatrice non volesse un mio fallimento, lei ci aveva messo tutta se stessa per convincermi a tornare a riprendere Élodie e se solo non ce l'avessi fatta anche il rapporto tra quelle due ragazze sarebbe cambiato. Infondo Beatrice mi aveva aiutato a trovare la sua migliore amica nonostante sapesse che Élo non voleva vedermi.
Solo per un aspetto aveva torto: nessun dolore sarebbe stato più forte di quello di perdere la ragazza che amavo. Poteva farmi qualsiasi cosa, ma mai sarebbe riuscita a farmi più male di quanto non mi avrebbe fatto il rimpianto di aver perso per sempre l'unico mio grande amore.
Ovviamente a lei non lo avevo detto, ero pur sempre un uomo e avevo una reputazione da difendere. Se solo avessi accennato a Beatrice questo aspetto lei avrebbe cominciato a prendermi in giro e la mia dignità se ne sarebbe andata per sempre.
Non sapevo per quanto tempo avevo camminato, né quanta strada avevo percorso, ma intorno a me non c'era traccia di un hotel dove stare la notte. Sbuffai, non potevo passare la mia prima notte a New York dormendo su una panchina come un barbone.
Come se qualcuno dall'alto mi stesse ascoltando in quel momento il mio telefono vibrò nella tasca dei jeans, segno che mi era arrivato un messaggio.
Scommetto che stai vagando per New York senza una meta e che ormai ti sei arreso all'idea di dormire su una panchina. :')
Beatrice e il suo maledetto tempismo.
Ti sbagli, ho prenotato una camera in un motel e sto andando li. Sta sera la panchina la lascio ai barboni.
Digitai velocemente la risposta e inviai il messaggio.
In questo casi allora puoi anche buttare via il foglio in cui ti ho scritto alcuni indirizzi di motel nella zona. Vedo che non hai bisogno del mio aiuto o sbaglio?
Un foglio? Aveva pensato anche a quello?
Non glielo avrei mai rivelato, ma Beatrice stava diventando quasi indispensabile.
Non sbagli. Buonanotte Beatrice.
Risposi rapidamente per tornare alla ricerca del foglio. Guardai nello zaino, nelle tasche dei jeans e alla fine lo trovai nel portafoglio.
Non erano molti i nomi che mi aveva dato, ma sicuramente in uno avrei trovato una camera libera.
Il numero 3 della lista è sicuramente il migliore. Buonanotte ;)
Non mi sarei mai abituato all'impertinenza e al carattere di quella ragazza.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e poi mi decisi a chiamare il motel numero 3 sperando che avesse una stanza libera.

Fight for herWhere stories live. Discover now