Capitolo 18

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Con il lavoro, Ethan e il piccolo i mesi passavano in fretta, quella mattina mi svegliai ed era già febbraio, la mia pancia era sempre più grande e Ethan sempre più vicino a noi.
Quando aprii leggermente gli occhi notai che fuori c'era il sole, non era molto alto, doveva essere mattina presto, mi voltai e Ethan non era accanto a me, di sicuro era già in piedi, grazie al suo lavoro aveva perso l'abitudine di svegliarsi davvero tardi, delle volte dovevo buttarlo giù dal letto io, quando andavamo ancora al liceo.
Mi sollevai sui gomiti e allungai le gambe verso la fine del letto per scendere e raggiungerlo.
Toccai con un piede il pavimento ma proprio in quel momento una sensazione e un dolore strano mi colpirono sul ventre, feci una smorfia e mi guardai la pancia ma non ebbi il tempo di pensare che ne arrivò un'altra. «Ethan!» Urlai toccandomi quel punto, cosa era, cosa mi prendeva? «Ethan!» Urlai più forte e immediatamente sentii dei passi affrettati e poi la sua figura entrò nella stanza. «Cosa... cosa?» Chiese spaventato. «Il bambino...» dissi quando ne sentii un'altra. «Il bambino? Cosa il bambino?» Domandò più confuso gattonando sul letto fino a raggiungermi, guardai il suo viso e notai quanto era preoccupato, mi rivolse un'occhiata e subito dopo mi alzò la maglietta per scoprirmi la pancia. La guardammo insieme e un attimo dopo si mosse provocandomi di nuovo quella strana sensazione. «Cosa...cosa era?» Era davvero ansioso ma il mio sguardo si addolcì subito appena guardai di nuovo il mio ventre. «Ethan... sta, sta scalciando» ad un tratto i suoi occhi si illuminarono e la preoccupazione svanì. «Scalcia» rispose mettendo entrambe le mani sulla mia pancia, sorrisi d'istinto. «Scalcia!» Esclamai e lui rise guardandomi negli occhi. «Il nostro bambino sta scalciando!» Quasi gridò ed entrambi cominciammo a ridere di gioia senza riuscire a smettere.

Dopo molto tempo Ethan poggiò la testa sulle mie gambe continuando a toccarmi la pancia, il bambino aveva da poco smesso di muoversi ma lui continuava a sperare di sentirlo ancora. «Dopo tutti quei calci sarà stanco» scherzai e lui mi sorrise lasciandomi un bacio dove prima stava la sua mano. «Ti amo» sussurrò guardandomi, il mio cuore sobbalzò e gli angoli della mia bocca cominciarono ad alzarsi. «Ti amo anche io» risposi immediatamente, lo sapevo, ne ero certa. «Sposami» sussurrò subito dopo e io sgranai gli occhi. «Cosa?» Avevo capito male? «Sposami Megan» ripeté più forte e io smisi di respirare rimandendo in silenzio, mi stava veramente chiedendo di diventare sua moglie? Le mia labbra si separarono ma non ne uscì nessun suono, ero come paralizzata, lui notò come ero diventata alla sua proposta. «So che... non è la miglior proposta di sempre ma, davvero Megan, a cosa ci serve? Ci amiamo, stiamo per avere un figlio, voglio solo essere tuo marito» aggiunse accorgendosi subito dopo che forse avrebbe dovuto impostare meglio quel discorso, si guardò le mani e poi tornò di nuovo su di me che non riuscivo a pensare e a parlare. «Dimmi di si» quasi mi supplicò. «Non ho un anello, non ho i soldi per permettermi un matrimonio in grande ma ho un amore sconfinato per te, magari non era quello che sognavi, sognavi un'altra proposta, ma sai la cosa diversa da l'altra che avresti potuto ricevere? Un amore grande, davvero grande, per te e per il nostro piccolo» disse tutto ad un fiato. «Sposami» forte e chiaro questa volta, sentendolo di nuovo il mio corpo si risvegliò e d'istinto le mie mani finirono sul suo viso. «Si» dissi semplicemente carica di emozioni.
Quello divenne il giorno più bello della mia vita.
Sarei diventata sua moglie, la moglie del mio Ethan, mi piaceva come suonava.
Il resto della giornata la passammo più vicini che mai, non riuscimmo più a staccarci, uniti sempre e ovunque.
La sera guardammo un film ma entrambi non facevamo altro che pensare al nostro matrimonio, era una parola così importante, importante per la nostra storia.
Mi sentii bene e non appena finimmo finimmo in camera da letto.
Eravamo innamorati, lo eravamo tanto ed era giusto, questo passo per noi era giusto.
La cosa più giusta che poteva capitarmi nella vita era diventare sua moglie.

Una ragione per amarti 3 - resterai? Where stories live. Discover now