Capitolo 6

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Tirai un sospiro e misi giù un altro scatolo, il trasloco era stato faticoso, avevo svuotato del tutto la mia stanza portando via tutto ciò che mi apparteneva in quella casa che ora non era più mia.
Quando avevo superato la porta d'ingresso e avevo guardato la mia finestra da lontano mi era venuto subito un senso di nostalgia, avevo sempre vissuto lì ma cambiare casa, anche se difficile, era la cosa migliore, volevo essere finalmente indipendente e non un peso per i miei.
Il momento dei saluti, anche se sarei andata a trovarli spesso, era stato triste, pensare di non avermi più a casa con loro era stato difficile ma alla fine mi avevano abbracciata sorridendo.
Avevamo caricato alcuni scatoli nella macchina di Ethan ed eravamo partiti verso casa sua. Arrivati lì Ethan aveva fatto di tutto per non farmi affaticare ma alla fine avevo voluto dare una mano lo stesso.
Avevo fatto mettere il mio armadio, la mia scrivania e il mio letto in camera del bambino, avrei dormito lì con lui per qualche anno, poi magari avremmo trovato un'altra sistemazione.
Mi sedetti sul letto e lasciai perdere quello scatolone pesante pieno di altre mie cose, le avrei sistemate più tardi, mi guardai in giro e mi sembrò tutto così surreale, io e un bambino in arrivo a casa di Ethan, mi aveva convito davvero, mi lasciai scappare un sorriso pensando al suo carattere così cocciuto e poi mi accarezzai la pancia, il piccolo non era ancora un bambino, era più un fagiolo, pensai divertita, ma presto sarebbe cresciuto.
Mi alzai dal letto e decisi di prendere qualcosa da bere uscendo da quella stanza per me nuova, attraversai il corridoio e trovai Ethan di spalle piegato sul tavolo della cucina. «Ehi» lo chiamai e lui si voltò sobbalzando. «Tutto ok?» Gli chiesi notando la sua espressione, lui sorrise e annuì. «Si, solo che... non sono abituato a qualcuno in casa» rispose con un sorrisetto un po' imbarazzato, non era dall'Ethan sfacciato che conoscevo, diventare padre lo avrebbe fatto cambiare di più. «Faccio una pausa anche io» lo informai sedendomi sul divano. «In teoria tu non dovevi fare assolutamente nulla, sei così testarda invece...» mi rimproverò sedendosi accanto a me, alzai le spalle in risposta e poi mi portai una mano sulla pancia, lo guardai e notai il suo sguardo fisso sulla mia mano, chissà a cosa pensava. «Hai in mente dei nomi?» Chiese subito dopo togliendomi quel dubbio. «Non so, so solo che non sono il tipo di persona che metterebbe a suo figlio il nome del padre, deve essere un po' tutto in confusione dopo» risi facendo sorridere anche lui. «Non lo chiameremo Ethan» mi rassicurò e io feci un'espressione soddisfatta. «Sai già che sarà un maschietto quindi» constatò allegro ma io scossi la testa. «Veramente no, sono io che lo immagino così» ammisi e lui corrugò la fronte. «Non vuoi sapere prima della nascita cosa sarà?» Mi chiese un po' contrariato e io scossi la testa, non volevo saperlo prima, non c'era nulla di male. «Io voglio saperlo» incrociò le braccia e io alzai di nuovo le spalle divertita dalla sua reazione. «Non ridere di me» mi rimproverò notando la mia espressione e io misi le mani avanti.
Forse tra di noi le cose stavano cambiando, era vero non volevo una relazione con lui, mi aveva ferito ma anche io l'avevo fatto e forse anche se tra di noi non ci sarebbe più stato amore, il solido rapporto di amicizia che si era creato sarebbe rimasto per sempre.

Una ragione per amarti 3 - resterai? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora