Capitolo 5

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Scesi le scale ancora in pigiama dopo una lunga telefonata con William, aveva sbagliato a dire a Ethan del bambino, dovevo farlo io ma capii che voleva solo il mio bene ed era pur sempre mio fratello.
Entrai in cucina e rimasi sorpresa trovando mia madre china sul tavolo a leggere qualcosa. «Buongiorno» la salutai ricominciando a camminare. «Buongiorno» rispose sorridendomi, come mai era a casa? Di solito a quell'ora si trovava al lavoro. «Oggi ho preso una giornata libera, sapevo che l'avevi anche tu» mi informò accarezzandomi la spalla, annuii contenta e ricambiai quella carezza, ero contenta non passavamo molto tempo insieme purtroppo.
Mi avvicinai al frigo e cercai qualcosa con cui fare colazione. «È da tanto che non parliamo un po' noi due» mi ricordò, quando diceva così significava solo una cosa: aveva scoperto qualcosa che non le avevo detto, ricordo bene i periodi in cui continuava a ripetermela, ero solo una bambina. «Cosa succede?» Chiesi non volendolo sapere in realtà. «Hai rivisto Ethan?» Mi chiese, come faceva a capirlo ogni volta? «Sono una madre, lo sento e poi, volevo venirti a prendere una volta da lavoro per farti una sorpresa ma ti ho vista salire su un'altra auto,  era la sua?» Domandò sicura di se, era abituata ad usare quel tono facendo l'avvocato, sospirai e abbassai lo sguardo per poi rialzarlo, mi tenni le mani e poi annuii. «Come è stato rivederlo?» Continuò speranzosa in una risposta positiva, sapevo quanto in realtà teneva a lui. «Mamma... » cercai di sfuggire. «Puoi dirmelo» disse in tono dolce e io sospirai. «Noi... siamo amici, per il bene del bambino, niente di più» ammisi alzando le spalle e il suo sguardo sembrò diventare più cupo. «Non pensi che magari...» cercò di dire ma io scossi la testa. «Lui si mamma, mi ha chiesto pure di andare a vivere con lui» le confidai credendolo ancora assurdo, mi guardò e rimase in silenzio per un po'. «Tesoro» iniziò dopo prendendomi le mani. «La vostra storia è stata importante, così importante da aver portato un bambino. Hai imparato cosa vuol dire soffrire per qualcuno che si ama e hai anche imparato a rimettere insieme i tuoi pezzi da sola. Ogni relazione può avere qualche problema, l'importante è essere forti e voi lo siete stati, sempre, perciò devi pensarci tesoro, devi pensarci bene. Sai quanto ti amo e sai che potrai rimanere qui, a casa con noi, quanto vorrai ma pensa a quello che ti ha chiesto, è un passo importante è vero, ma lui si è dimostrato un uomo maturo dicendolo, si assume le proprie responsabilità e si vede Megan, lui ti ama con tutto se stesso» le sue parole mi spiazzarono, mi strinse le mani e notai i suoi occhi diventare lucidi, alzai leggermente le sopracciglia e l'abbracciai di scatto.
Trasferirmi da lui mi sembrava ancora assurdo ma, quello che aveva detto mia madre era vero perciò ci avrei pensato, perché lui ci teneva davvero al nostro bambino. «Adesso fammi riprendere» disse staccandosi da me lasciandosi scappare una risata nervosa, di solito lei era la nostra roccia, non piangeva mai di fronte a noi, ma tutti possono crollare da un momento all'altro. «Dimmi solo se penserai alla sua proposta e non dirai subito no» disse guardandomi negli occhi e io annuii, gli avrei scritto un messaggio, lei sorrise e mi accarezzò la guancia alzandosi dallo sgabello.
Dopo aver finito la colazione salii di sopra e presi il cellulare in mano pensando a cosa scrivere, guardai la tastiera per un'infinità di tempo e poi decisi di scrivere solo che avrei pensato alla sua proposta, poi posai il cellulare sul letto e ripensai alle parole di mia madre, mi amava davvero con tutto se stesso? E io? L'amavo così? Scacciai la domanda, avevo paura della mia risposta, forse avevo paura di legarmi di nuovo,  anche se in realtà il nostro legame, forse, non si era mai sciolto.
Sospirai e andai in bagno, avevo bisogno di una doccia calda, persi molto tempo lì dentro avvolta dal vapore e dai miei pensieri e quando uscii mi sentii molto meglio.
Scelsi qualcosa di semplice da indossare e poi mi guardai allo specchio soffermandomi sulla mia pancia pensando a quando il bambino avrà cominciato a scalciare, sorrisi al pensiero e poi decisi di scendere giù per le scale per tornare da mia madre, sentii delle voci e subito pensai che mio padre era tornato, allora entrai in cucina velocemente spalancando gli occhi, si voltarono verso di me e mi sorrisero, mia madre e Ethan stavano chiacchierando, nella mia cucina, cosa ci faceva lui lì? «Cosa fai qui...?» Chiesi cercando di non farmi vedere in ansia da mia madre. «Ho letto il tuo messaggio» spiegò sicuro e io non capii. «Vado un attimo di sopra» disse a un tratto mia madre vedendoci così, forse voleva farci parlare da soli, annuii e poi lei andò via. «Il mio messaggio non diceva "vieni a casa mia"» risposi arrabbiata. «Ma devo assolutamente portarti in un posto visto che mi hai detto che ci penserai» disse alzandosi in piedi e venendo verso di me, alzai gli occhi al cielo e lui mi afferrò leggermente il mento portando il mio sguardo sul suo. «Andiamo?» Chiese serio e io rimasi senza parole.
Poco dopo, però, uscimmo fuori di casa e salimmo sulla sua auto, diretti per non so dove, non mi permise nemmeno di guardare la strada, era assurda tutta quella situazione, non poteva per un messaggio piombare in casa mia e portarmi fuori, mi lamentai molto però quando arrivammo finalmente riuscii a stare un po' più tranquilla, scesi dall'auto e quello davanti a me mi fece rimanere perplessa. «Perché siamo a casa tua?» Chiesi stupita. «E perché non volevi farmi guardare?» Chiesi ancora alzando leggermente le braccia al cielo. «Perché non mi avresti mai permesso di portarti qui e io dovevo farlo» spiegò facendomi segno di seguirlo, sospirai ed entrammo in casa sua, io con molta ansia addosso, mi guardai attorno e sembrò tutto come prima, la casa non era cambiata affatto. «Hai deciso di non arredarla più come mi avevi detto?» Domandai curiosa. «Aspettavo te per farlo, dovevamo farlo insieme» mi ricordò e io mi maledissi per quella domanda. «Chiudi gli occhi» disse subito dopo. «Non di nuovo» sbuffai, ma lui non mi ascoltò, si piazzò dietro di me e non mi permise di vedere mettendo le sue mani davanti ai miei occhi, sobbalzai e cercai di levarle via toccandogliele e sentendo quella carica che mai era sparita tra noi, mi fece arrossire ma cercai di non farglielo notare. «Ferma» mi mise in guardia e poco dopo cominciò a camminare, allora allungai d'istinto le mani davanti a me toccando in giro senza vedere, lui rise e mi disse di smetterla ma io continuai, camminammo ancora un po' e poco dopo ci fermammo. «Perfetto» aggiunse, lo sentii allungarsi e poi il rumore di una porta aprirsi. «Ora puoi guardare» disse finalmente liberandomi, sbattei le palpebre un paio di volte e poco dopo non credetti ai miei occhi, la stanza proprio di fronte la sua adesso era diventata tutta bianca, ricoperta di stencil colorati, aveva preso una culla, un mobile e un fasciatoio blu, non potevo crederci, aveva una camera per il nostro bambino, aprii la bocca rimanendo senza parole. «Spero ti piaccia» disse infilandosi le mani in tasca guardandomi allegro. «Ethan...» sussurrai avvicinandomi alla culla per sfiorarla. «È tutto... bellissimo» ammisi emozionata, aveva preso tutto questo da solo, aveva dipinto la stanza, comprato gli stencil, speso il suo stipendio per una bella cameretta per nostro figlio, mi voltai per guardarlo e lui sorrise di più venendo verso di me. «Ti prego, vieni a vivere qui, guarda, ho tutto per noi, tutto quello che serve a nostro figlio» disse con voce carica di speranza, io abbassai lo sguardo e mi voltai di nuovo sottraendomi a un suo abbraccio, era ancora presto per decidere? Oppure dovevo buttarmi? Ethan aveva fatto già molto per il piccolo. «Ethan» mi voltai di scatto guardandolo negli occhi. «Io, lo farò, verrò a stare qui» dissi sicura, in fondo era la cosa giusta per il bambino, lo guardai ancora e il suo sguardo si illuminò, si avvicinò e mi prese il braccio ridendo, mi fece roteare e io rimasi in aria divertita smettendo di pensare a tutto per qualche secondo.

Una ragione per amarti 3 - resterai? Where stories live. Discover now