Capitolo 9

9.4K 506 31
                                    

Sentii la porta d'ingresso chiudersi e tirai un sospiro di sollievo: Ethan era uscito.
Questa storia andava avanti da due giorni, dopo quel bacio mi facevo vedere poco e non parlavamo praticamente mai, c'era troppo imbarazzo, troppa paura di non so cosa, quella situazione era snervante, le cose dovevano tornare normali.
Uscii dalla mia stanza guardandomi in giro, misi un po' di ordine per casa  ma poi, per curiosità, passai davanti la porta della camera di Ethan, guardai meglio e alla fine aprii del tutto la porta rimproverandomi mentalmente, perché stavo sbirciando? Scossi la testa e uscii subito dandomi della stupida, poi guardai l'ora e decisi di muovermi o sarei arrivata a tardi al lavoro.

Quando io e Ethan parlavamo ancora "avevamo" deciso, anche se in realtà era stata solo una sua idea, che al lavoro sarei andata da sola, e alla fine del turno, per tornare a casa, lui sarebbe sempre passato a prendermi ma adesso, forse, non contava più.
Era tutto confuso.
Sospirai e continuai a camminare.

Appena arrivai non trovai il mio capo al solito posto: la sua scrivania. «Jenna?» La chiamai guardando tra i grandi scaffali di libri. «Sono qui Megan» rispose subito lei, allora appoggiai le mie cose e la raggiunsi notando subito un ragazzo accanto a lei, aveva davvero un volto familiare. «Lui è Jacob, l'ho assunto da poco, lavorerete insieme, puoi già insegnargli qualcosa oggi» mi disse sorridendo e io annuii continuando a fissarlo fino a quando non si sporse per darmi la mano che dopo un po' strinsi. «Piacere» disse e io ricambiai. «Ti ricordi di me? Frequentavamo la stessa scuola» spiegò e allora ricordai, alzai le sopracciglia e annuii convinta, adesso era tutto chiaro. «Ecco dove ti avevo visto» esclamai e lui sorrise, era cambiato dal liceo, ma in fondo eravamo cambiati tutti.
Mi chiesi come mai non fosse al college, lo ricordavo come un bravo studente stimato da molti professori. «Vado a sistemare faccende al computer, se avete bisogno chiamate pure» ci lasciò un secondo dopo Jenna, le feci un segno di saluto e poi guardai gli scaffali, dovevamo ordinare un bel po' di libri. «Allora mi ha rimpiazzata» scherzai con Jacob, dopo aver preso delle ferie per il trasloco doveva averlo assunto, lui rise e poi scosse la testa. «Non proprio, non credo di essere molto bravo con dei clienti o cose simili» rispose grattandosi la testa nervoso e allora mi chiesi perché aveva scelto quel lavoro. «All'inizio è così, bisogna farci l'abitudine» cercai di rassicurarlo poggiando un libro molto pesante. «Vuoi una mano?» Mi chiese avvicinandosi immediatamente, io scossi la testa, potevo farcela. «Comunque spero sia proprio così» aggiunse e io annuii decisa. «Con il tempo ti abituerai a questo posto» dissi sicura, amavo il mio lavoro, restare immersa nei libri per ore, lui sospirò ma subito dopo tornò a sorridere. «Allora... al liceo ricordo molto te e la tua amica... Anna? Sempre insieme» chiese indeciso e io sorrisi. «Emma» gli ricordai il nome della mia migliore amica. «Emma, giusto, cosa fa adesso?» Domandò curioso. «L' università a New York, è davvero fortunata» risposi fiera di lei e lui annuì quasi sbalordito. «Lo è davvero» ammise alzando solo un angolo della bocca in su, cosa che mi fece sorridere. «E noi qui a lavorare» disse subito dopo aggiustando la copertina di un libro. «E noi qui...» sussurrai senza farmi sentire.

Alla fine del turno io e Jacob avevamo parlato davvero tanto, soprattutto degli anni del liceo, era fantastico ricordarsi quei momenti con qualcuno che li aveva vissuti quasi allo stesso tuo modo. «A domani» salutammo quasi in coro Jenna, la cosa la fece sorridere. «A domani» ricambiò e io alzai la mano per salutarla per poi uscire dal negozio insieme a Jacob. «Piove» notò subito scocciato, io sbuffai, non avevo nemmeno un ombrello. «Hai l'auto?» Mi chiese guardandomi e io scossi la testa fissando la pioggia cadere. «Allora ti do un passaggio, tornare a casa così è davvero assurdo» disse e io rimasi colpita piacevolmente. «Dici sul serio?» Domandai stupidamente e lui rispose annuendo. «Ti ringrazio davvero molto» dissi sorridendo e lui ricambiò il mio sorriso.
Così, qualche istante dopo mi ritrovai nella sua macchina scura, la guardai bene e notai che doveva essere costata molto, chissà se era un regalo, poi guardai lui e lo vidi accendere il riscaldamento per poi riscaldarsi un po' le mani. «Allora dove stai?» Mi domandò dopo mentre io imitavo il suo gesto, gli diedi l'indirizzo e subito capì dove era dicendomi che anche lui veniva spesso in quella spiaggia visibile dalla vetrata di Ethan in estate.
Passammo il viaggio ascoltando canzoni alla radio e quando arriviamo il mio cuore quasi si fermò vedendo la macchina di Ethan uscire dal piccolo vialetto di casa, deglutii e salutai in fretta Jacob scendendo dalla sua auto, dove stava andando Ethan? Camminai in fretta verso casa ma subito dopo Ethan uscì dall'auto per raggiungermi con grandi passi. «Chi è quello?» Domandò duramente stringendomi un braccio con una mano, io la guardai ricordando a me stessa che dovevo respirare e poi alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi color ghiaccio. «Chi è?» Ripeté spostando il suo sguardo sull'auto, fissandola, fissandone ogni suo centimetro.
Deglutii a fatica e mi chiesi cosa gli stesse accadendo.

Una ragione per amarti 3 - resterai? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora