Epilogo - Trey & Evan

Začať od začiatku
                                    

«Come lo sai? E come fai ad essere così tranquillo?»

Questa era una bella domanda alla quale non avrebbe saputo rispondere in una situazione diversa.

«Siamo insieme, abbiamo superato troppe prove per essere qui oggi...» scosse la testa e lasciò che le parole fluissero da loro: «Ho fiducia in quello che vogliamo costruire insieme»

Ed era vero. Per la prima volta sembrava che le parti si fossero invertite e che l'incarico di essere calmo e ponderato spettasse a lui, ma Trey sentiva di potercela fare.

La brusca frenata li riportò alla realtà e, dopo aver pagato la corsa, si ritrovarono in piedi sotto le luci bianche e azzurre dell'ingresso dell'ospedale.

«Sai dove l'hanno portata?»

''In sala parto'', quella era la risposta scontata che avrebbe dato in qualunque altro momento aggiungendoci, magari, anche una battuta sarcastica, ma era come se quella parte di lui si fosse sopita per lasciare il posto ad un Trey diverso, più adulto.

Intrecciò le dita con quelle fredde di Evan e lo tirò verso i corridoi inondati di luce bianca fino all'ascensore.

In un altro momento sarebbe stato esattamente il contrario. Quante volte aveva rischiato di perdersi anche solo per andare a fare le analisi del sangue?

E quando si era slogato la caviglia con lo skate? Evan ed Alex lo avevano ritrovato vicino all'obitorio che imprecava per il freddo, perché Trey aveva imboccato il corridoio sbagliato.

Scosse la testa a quei ricordi e lasciò che un sorriso velato di dolcezza gli incurvasse l'angolo delle labbra. Da stasera ci sarebbe stato un altro piccolo essere umano di cui occuparsi, uno che avrebbe potuto somigliare a lui caratterialmente. Quell'unico pensiero lo bloccò sul posto spingendo Evan a fare altrettanto come un cartone animato mal disegnato.

«Che c'é?» Il tono perplesso lo spinse a guardare Evan e mormorare: «Promettimi che non le permetteremo di fare nulla di quello che abbiamo fatto noi. Niente, Evan! Lei deve giocare con calma. Nessun albero, skate, laghetto, barca, corda...» Rabbrividì ad ognuna di quelle parole a causa dei ricordi che portavano con sé facendo ridere il suo compagno per la prima volta dalla telefonata.

Evan si avvicinò posando il palmo sulla sua guancia, obbligandolo a fissare quelle pozze azzurrine calmanti e disse: «Noi vogliamo che lei sia felice, Trey. Solo questo. Non è vero?»

Era vero. Forse loro sarebbero invecchiati di cent'anni ogni volta, ma la loro bambina sarebbe stata felice e sicura del loro amore. In qualunque situazione.

Annuì inspirando a fondo e tornò a concentrarsi sul presente e su quello che dovevano fare.

La corsa in ascensore durò pochi secondi, che a loro sembrarono secoli, e li condisse davanti ad un bancone bianco e azzurro dove una graziosa ragazza con un completo cosparso di pupazzetti li accolse con un sorriso.

«Cosa posso fare per voi?»

«Stiamo cercando Kaileght Brown. Dovrebbe essere arrivata poco fa'»

La testa mora si chinò verso il pc e, dopo aver controllato i documenti, fornì loro le indicazioni per raggiungere la sala parto.

Porca puttana. Stavano davvero per entrare dentro una stanza sterile dove Kay sarebbe stata a gambe divaricate, urlante, sudata ed in preda a dolori atroci?

«Credi che ci lasceranno entrare?» rivolse quella domanda ad Evan con un filo di voce, ma il suo compagno sembrava aver ritrovato la presenza di spirito e la sicurezza che da sempre lo contraddistinguevano.

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⏰ Last updated: Sep 20, 2016 ⏰

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