Cap. 12 Trey

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Merda!

Merda!

E ancora merda!

Lo aveva fatto davvero?

Trattenne un sospiro e voltò il viso in direzione dell'uomo che dormiva soddisfatto al suo fianco.

Le ciglia disegnavano un arco sugli zigomi punteggiati di lentiggini, le labbra piene ancora arrossate erano leggermente socchiuse e producevano sbuffi leggeri ad ogni respiro, il corpo rannicchiato in posizione fetale con una mano posata accanto alla sua spalla, come se Evan volesse accertarsi che Trey fosse ancora accanto a lui ed era così. Per il momento.

Spostò gli occhi concentrandosi sulle palpebre chiuse, ma costantemente in movimento, come se l'altro non riuscisse a riposare bene.

Comprensibile.

Trey sperava di crollare sfinito dopo quella maratona, ma non era successo.

Le luci si erano schiarite con lentezza disegnando arabeschi astratti sul soffitto e lui aveva assistito ad ogni minimo cambiamento.

Sembrava che il sonno avesse deciso di abbandonarlo e questo voleva dire avere tempo a disposizione per pensare, un'attività che Trey detestava.

Pensare voleva dire avere tempo di pentirsi; analizzare le cose mettendole in una prospettiva diversa ripetendosi quanto si era stati coglioni.

Spostò le spalle attento a non svegliare il suo compagno di letto e si concentrò su un'ombra vicino alla finestra nella speranza di allontanare i pensieri.

Ma non era facile, non lo era mai.

I ricordi sembravano appostati dietro ad angoli bui in attesa di poterti colpire e così fecero quelli di Trey.

Fermo davanti allo specchio del bagno, le mani posate sulla ceramica bianca e gli occhi grigi puntanti in quelli riflessi nello specchio.

«Non puoi averlo. Non devi...»

L'uccello nascosto dagli ampi pantaloni della tuta non sembrava pensarla nella stessa maniera, oppure non si sarebbe messo sull'attenti per il semplice fatto di aver visto la schiena di Evan.

Nuda e punteggiata di efelidi.

Uno spasmo all'altezza dei lombi gli diede la misura di quanto il suo autocontrollo stesse fallendo miseramente. Se la sola immagine mentale gli faceva quell'effetto cosa sarebbe successo se...

Serrò le labbra impedendosi di continuare quella fantasia, ma ormai il suo cervello sembrava essersi fossilizzato su un'unica immagine.

Disgustato da se stesso stornò lo sguardo e decise di votarsi ad una doccia fredda.

Se non poteva controllarsi forse lo avrebbe fatto l'acqua gelida.

Ogni goccia sembrava essere uno spillo contro la pelle, ma, nonostante tutto, il suo uccello non voleva saperne di tornare al suo posto.

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