사랑 ;; l o v e

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In poche parole, durante la scuola elementare passai la maggior parte della mia vita con Chen, sia nel tempo impiegato a scuola che in quello nei giochi pomeridiani.

Personalmente preferivo che fosse lui a venire a trovare me, visto che, ogni volta che mi parlava di sua madre, non potevo fare a meno di provare quella punta di invidia che tutti i bambini piccoli cresciuti orfani proverebbero. Insomma, di grandi colpe non ne avevo.

Quando Chen veniva a casa nostra, i pomeriggi mi passavano in un soffio, nonostante il nostro tempo fosse ben scandito. Prima un po' di calcio in giardino, poi a cucinare i biscotti con nonna e, mentre aspettavamo che si cuocessero per poterli mangiare, giocavamo a tante di quelle partite a carte o a scacchi, guardavamo le riviste di automobili e moto che Chen si portava appositamente da casa, disegnavamo...

Poi, dopo lo spuntino delle cinque, quando era ora che Chen tornasse a casa, nonna e io ci offrivamo sempre per riaccompagnarlo a piedi, visto che comunque abitava a pochi isolati di distanza da casa nostra.

La prima volta che misi effettivamente piede in casa sua avevo circa otto anni, facevamo la seconda elementare. Ricordo quanto rimasi sorpresa dal fatto che, al contrario di me, Chen abitava in un appartamento di un enorme palazzo, mentre io e nonna vivevamo in una casetta in zona porto vicinissima al mare.

Nonostante questo, però, a casa di Chen gli spazi per giocare non mancavano, anzi, casa sua aveva addirittura anche il giardino; motivo per cui quando andavo da lui ci lanciavamo sempre in rincorse e cacce al tesoro clandestine, visto che sua madre era sempre abbastanza severa e irascibile e sclerava ogni qual volta le rompessimo le scatole.

Insomma, fin qui tutto bene. Eravamo due normalissimi amici che però ci consideravamo a vicenda speciali, dal momento che uno era il completamento dell'altra e viceversa.

Tuttavia, gradualmente, dalla fine delle elementari in poi, tutto smise di scorrere così perfettamente liscio e purtroppo anche con Chen - che da bambina era l'unica mia sorgente di felicità - cominciarono i primi problemi.

Ovviamente io e lui decidemmo di iscriverci alla stessa scuola media, e per il primo anno finimmo per fortuna in classe insieme; fin qui tutto normale.

Ma con gli compagni di classe non lo fu affatto, dal momento che dopo i primi mesi di scuola cominciarono a prendere in giro me perché ero una povera ragazzina a detta loro brutta e sfigata, e Chen perché preferiva stare in mia compagnia piuttosto che con i maschi fighi della classe.

Io lottavo per restare al suo fianco, mi sforzavo con tutta me stessa, ma purtroppo successe che Chen, lasciatosi condizionare dalle pettegole voci dei nostri coetanei, mi scivolò irrimediabilmente via. Anche a causa della improvvisa morte di sua madre, passata all'altro mondo a causa di un grave cancro al seno, Chen non era più il bambino allegro e sorridente di prima, anzi, nonostante cercassi di consolarlo, a stento mi parlava.

A questo proposito c'è anche da dire che Chen nel periodo delle medie, dopo aver iniziato a frequentare ragazzi bulletti, diventò uno parecchio popolare nella nostra scuola, data anche la sua improvvisa crescita in bellezza che affascinava tante ragazze.

E così, con un apice pazzesco durante gli ultimi due anni di medie, il Chen che io conoscevo si trasformò in "quel figo di Kim Jongdae" della classe 2-3 C, un dio irraggiungibile per la maggior parte delle ragazze della mia scuola.

E anche per me, che, osservandolo da lontano, cominciai a provare qualcosa di più di una semplice amicizia proprio quando ormai io ero stata già ben catalogata da lui come uno scarto.

Ricordo che per due anni consecutivi fummo in classe insieme, nonché vicini di banco. E ricordo perfettamente quando Chen, soprattutto al secondo anno, dopo che gli proponevo un'uscita pomeridiana declinava quasi sempre, prima gentilmente, quasi fosse dispiaciuto per me, e poi sempre più spesso con un tono freddo ed indifferente che mai gli avevo sentito adottare nei miei confronti.

Le medie dunque furono senza dubbio il mio periodo peggiore, in cui ero una vittima quotidiana di bullismo e avevo un - ormai ex - migliore amico che amavo ma che ormai non mi salutava neanche più, diventando per me un estraneo a tutti gli effetti. Proprio quando avevo più bisogno delle sue parole, dei suoi sorrisi, della sua presenza... Di lui.

***

Un giorno di terza media, terminato il mio pasto a mensa in solitudine, mi alzai e mi diressi - come ormai facevo da tanto tempo - verso una panchina abbandonata del cortile per riflettere su di me.

Pensavo che Chen, ormai completamente fuori dalla mia portata, non mi avrebbe mai più voluto come sua amica. Non avrei mai più avuto occasione di parlarci, per di più essendo quell'anno capitati in classi differenti. Per questo ho sofferto non so quanto.

Tuttavia quel giorno mi decisi ad attuare quell'unica ma rischiosa alternativa per poter recuperare anche se di poco quello che era stato il nostro rapporto; ciò consisteva nell'adattarmi - o meglio, abbassarmi - ai suoi livelli e a quelli di tutta la sua compagnia di amici.

Vedevo quanto loro andassero in cerca di ragazzine belle ed estroverse, con quel pizzico di perfidia che le rendeva ai loro occhi ancor più affascinanti. Era uno stile di vita a me completamente estraneo ma, spinta dalla terribile mancanza di Chen e intenzionata a non soffrire più a causa sua, avrei fatto sicuramente di tutto pur di riprendermi quella dignità che mi spettava.

Nonostante le opposizioni di nonna, che mi spronava a restare la me stessa di sempre e a farmi nuovi amici, la mia testardaggine la ebbe vinta, così da trasformarmi in quattro e quattr'otto - con un po' di trucco e un pizzico di audacia - in una di quelle ragazzine presuntuose che presupponevo che a Chen piacessero.

Ma il mio piano non funzionò affatto. Anzi, rimasi talmente tanto ferita e delusa a causa sua che caddi quasi in depressione.

Breath {IU}Where stories live. Discover now