Prima - Parte III

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14 anni

Si dice che il primo giorno di liceo, cominci una nuova vita.
A quattordici anni si hanno più responsabilità, più libertà, si comincia a pensare al futuro e a ciò che si vuole diventare da grandi.
Per quanto mi riguarda, ho sempre avuto responsabilità e libertà, ho sempre pensato al futuro e so cosa voglio fare da grande più o meno da quando avevo sei anni.
Eppure anche per me il primo giorno di liceo è significativo, perché se non sono cambiata interiormente, esteriormente sono totalmente diversa.
Punto primo: i miei occhiali sono spariti, sostituiti da discrete e miracolose lenti a contatto, che permettono ai miei occhi blu di rivendicare buona parte del mio viso, dopo anni passati a nascondersi dietro a spesse lenti.
Il mio corpo si è sviluppato e, anche se poche, ho le forme giuste nei punti giusti.
I miei capelli, poi, si sono dati una regolata, ora sembrano quasi quelli di una persona normale.
Sono ancora molto scettica in merito al trucco, ma per lo meno il mio guardaroba è talmente semplice e neutro da farmi passare inosservata.
O almeno, questo è quello che ho pensato quando mi sono guardata nello specchio del camerino: ora mi sento tutti gli occhi puntati addosso.
Faccio finta di ignorarli, mentre cerco di dare un'organizzazione al mio armadietto e di nascondermi dietro la sua anta.
Oggi sono agitata, e non per il primo giorno di liceo: sono agitata perché so che Jake è qui.
I rapporti tra di noi sono cambiati, quasi non ci siamo parlati per tutta la terza media e questa estate non l'ho visto: è andato ad un campo estivo per prodigi del football.
Tuttavia oggi è anche il suo primo giorno alla Richmond High e ho già sentito parecchie ragazze sospirare trasognate, al pensiero della "nuova aggiunta alla squadra dei Wildcats", cioè Jake.
È indubbio che Jake sia un bel ragazzo, ma mi chiedo se sappiano che è fidanzato con Tracy da almeno un anno.

La prima campanella suona, perciò recupero il mio libro di calcolo e chiudo l'armadietto, prima di girarmi pronta ad andare a lezione.
Sulla strada però, rischio di scontrarmi contro qualcuno, non gli vado addosso solo perché lui ha i riflessi pronti. Alzando lo sguardo, e rendendomi conto di chi si tratta, rimango raggelata, forse anche leggermente incantata: Jake, di fronte a me, ha la mia stessa reazione.
Indossa una semplice t-shirt bianca che mette in risalto i muscoli ben definiti dagli allenamenti di football; i capelli biondi sono sistemati all'indietro alla perfezione, mentre la sua pelle è abbronzata e i suoi occhi sono ancora più chiari.
Sento la bocca secca, lo stomaco stringersi, il sangue corrermi nelle vene alla velocità della luce.

A giudicare dall'espressione sorpresa di Jake, anche il suo corpo sta avendo le stesse reazioni. « Jasmine...» mormora, in un saluto un po' impacciato ed imbarazzato.

Io prendo coraggio e gli sorrido. « Ciao, Jake.» rispondo tranquilla. La mia voce suona incredibilmente dolce, mentre un sorriso luminoso si apre anche sul suo volto.

« Come stai?» domanda guardandomi negli occhi.

« Sto bene, molto bene.» replico stranamente sicura di me. Non so cosa mi prende, ma sembra che improvvisamente nel corridoio ci siamo solo noi, e che una strana luce ci illumini entrambi.
Mi sono bevuta il cervello.

« Io... ne sono felice.» risponde sincero. Sta per aggiungere qualcos'altro, ma quelli che suppongo siano i suoi compagni di squadra lo chiamano. « Devo andare.» afferma in un sospiro, mentre a me sembra che non ne abbia la minima voglia. « Ci vediamo in giro.» mi saluta poi, con un ultimo sorriso.
Quando se ne va, mi accorgo di avere le guance che stanno andando a fuoco.

-


15 anni

Un'altra leggenda metropolitana in merito al liceo, è che sicuramente conoscerai un mucchio di persone con le quali stringerai legami d'amicizia veri e duraturi.
Per quanto mi riguarda, rimane una leggenda.
Sono all'inizio del mio secondo anno di liceo e l'unica amica che ho è la bibliotecaria, forse è per questo che passo l'ora del pranzo in biblioteca. Non posso dispiacermene, sono io che ho deciso di circondarmi solo di persone fidate, di persone con cui valesse la pena trascorrere il mio tempo. Non ho trovato nessuno che rispondesse ai requisiti, però cerco di guardare il lato positivo: ho più tempo da dedicare allo studio e, soprattutto, al violino. Nessuna distrazione, niente che potrebbe distogliermi dal mio obiettivo, o meglio, dall'obiettivo di Kiki e di mia madre: la Juilliard.
Sorridendo compiaciuta, volto l'ennesima pagina del libro di chimica, mentre mastico un pezzo di sandwich preparato in fretta e furia questa mattina. Godo del silenzio che mi circonda, adoro questa calma, adoro questa tranquillità.

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