Prima - Parte II

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12 anni

« Jasmine, farai tardi a lezione!» mi chiama la mamma dal piano di sotto.

« Arrivo!» rispondo, prima di dare un'ultima occhiata al mio riflesso nello specchio.
Sfioro i miei capelli castano scuri, che ho deciso di legare in delle piccole treccine dopo un orrendo taglio dal parrucchiere, gli occhiali che mi coprono metà del viso e degli occhi blu, i vestiti scelti dalla mamma. Vado bene, sono accettabile.
Sorridendo soddisfatta, recupero la custodia del violino e scendo al piano di sotto, dopodiché saluto la mamma prima di uscire.
Raggiungo casa di Kiki nel giro di pochi minuti, ma quando busso alla porta non ricevo risposta. Alzo gli occhi al cielo: si sarà addormentata come al solito.
Lentamente apro la porta d'ingresso, per poi entrare in casa. È silenziosa, anche fin troppo, forse Jake è uscito con i suoi amici.
Vado in sala alla ricerca di sua madre, ma non la trovo, per cui lascio la custodia del violino sul divano e mi dirigo in cucina. Qui mi blocco sotto l'arco d'ingresso, completamente immobile e raggelata.
Nella stanza c'è Jake, e non è da solo: gli fa compagnia Tracy, una nostra compagna di scuola. Anche se non riesco a vederla in viso, la riconosco dai lunghi capelli biondi lisci come la seta e dai vestiti dalle sfumature rosa perfettamente stirati ed abbinati.
Sul bancone davanti a loro ci sono dei libri aperti, segno del fatto che probabilmente stavano studiando insieme. Il problema è che ora stanno facendo tutt'altro: si stanno baciando.
Sì, si stanno baciando sulla bocca, con la lingua: che schifo.
Le mani di Jake sono sulla sua vita, quelle di lei sulle sue spalle e a me sembrano due manichini che si scambiano la saliva.
Arricciando il naso disgustata, indietreggio lentamente sperando che non mi abbiano vista o sentita, dopodiché torno a rifugiarmi in sala sul divano.
Non posso credere che Jake stesse baciando qualcuno. Tracy, poi! Quell'antipatica!

Scuoto la testa e prendo un bel respiro, so di essere ingiusta: la realtà è che ho avuto davvero poco a che fare con lei e non la conosco davvero. Il fastidio che provo nei suoi confronti nasce da un'altra ragione: Tracy potrà anche essere veramente antipatica, ma rimane un'antipatica con i capelli perfetti, i vestiti alla moda ed un corpo già abbastanza sviluppato, mentre io sono un manico di scopa, una tavola da surf.
Mentre tutte le mie compagne di classe si scambiano confidenze in merito ai ragazzi e ogni giorno qualcuna diventa "signorina", io sono ancora ferma nella mia ignoranza, troppo presa dalle mie lezioni di violino per curarmi d'altro. Non mi dispiace, adoro suonare e a quanto dice Kiki sono un portento, ma a volte, in segreto, penso che forse se fossi come Tracy avrei una vita più interessante.
Forse Jake guarderebbe me, invece che lei.

Prima che possa maledirmi per aver avuto un pensiero del genere, Kiki supera la soglia della sala, evidentemente trafelata e di fretta. Si scusa per il ritardo, dopodiché cominciamo la lezione. Sono incredibilmente distratta: continuo a pensare alla scena che mi sono trovata davanti poco fa. Al disgusto, ormai, si è sostituita la rabbia. Perché Jake corre dietro ad una come Tracy?

« Jasmine, basta così.» afferma Kiki, improvvisamente seria.

Smetto immediatamente di suonare. « Cosa c'è che non va?» domando perplessa.

Lei mi guarda negli occhi, un sopracciglio alzato. « Non stai ascoltando né il violino, né il pianoforte. Fare lezione così è inutile: non sei concentrata.».
Rimango ferma, i piedi pesanti come cemento attaccati al pavimento in legno, lo stomaco mi si rivolta, mentre gli occhi mi bruciano. Kiki non mi ha mai sgridata.
« Se oggi non hai voglia di fare lezione, quella è la porta.» continua indicando l'ingresso.

Sconvolta, indignata e sempre più arrabbiata, ripongo il violino e l'archetto nella custodia, per poi correre fuori dalla sala e da casa di Kiki.
La giornata, già di per sé orrenda, non fa altro che peggiorare quando Jake compare sul vialetto di casa sua. Probabilmente è uscito mentre suonavo, probabilmente era con Tracy.
« Ehi, dove vai così di corsa?» domanda con un sorriso divertito. Senza degnarlo di una risposta faccio per superarlo, ma lui mi afferra un braccio per bloccarmi. Sono costretta a guardarlo in faccia, ora non sta più sorridendo. « Che ti prende?»

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