t w e n t y - s i x

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Quella sera, quando finì l'ultima consegna, Ethan fu trattenuto dal cliente

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Quella sera, quando finì l'ultima consegna, Ethan fu trattenuto dal cliente. Gli chiese se fosse disposto a ritirare un ultimo carico di merce da un suo fornitore, che però aveva il magazzino al di fuori dai confini del regno.
Il ragazzo accettò, era pur sempre lavoro. In più avrebbe finalmente avuto la possibilità di visitare quel luogo di cui tutti parlano bene e che non pensava sarebbe riuscito a vedere con i suoi occhi. Quelli come lui, provenienti dal quartiere più malfamato, quelli che non riuscivano a passare un giorno senza rischiare di finire sul lastrico alla minima spesa fuori dai bisogni primari, potevano solo sognarselo.

Così, due giorni dopo, in sella alla sua moto, si dirigeva verso una delle vie d'uscita della recinzione, con dei vestiti e un permesso nel portabagagli, pronto a diventare uno dei pochi che hanno viaggiato al di fuori di quel filo spinato.

Genevieve, intanto, era seduta nel sedile posteriore di un taxi pronta a tornare per un po' al castello. Non aveva voglia e, dopo la sua ultima avventura solitaria in quelle zone, aveva anche paura di rimanere da sola.

Non sapeva di preciso come i suoi genitori l'avrebbero presa. Non aveva avvisato loro, in più i segni dell'incidente della settimana prima non avevano ancora abbandonato il corpo della ragazza.

Cosa avrebbero detto, vedendo la loro amata figliola con delle macchie grigie e rossastre sul corpo, i capelli tagliati e con indosso un paio di jeans?

Era persa nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni, mentre  ripercorreva per l'ennesima volta quella strada, quella gradazione da quel nulla della sua abitazione a quel massimo del castello.
Anche la vegetazione sembrava dimostrarlo. Dalla terra scura, dove crescevano solo erbacce, ai cambi d'erba che sembravano infiniti, fino alle aiuole fiorite e perfettamente curate.

Era così concentrata su ciò che accadeva nella sua mente che non si accorse nemmeno che il taxi si era fermato e che il guidatore, ormai spazientato, le stava gentilmente chiedendo la sua ricopensa.

Era arrivata, era ritornata. L'ultima volta che aveva messo piede lì dentro non era una data molto lontana, ma per Genevieve quelle settimane erano sembrate molto più lunghe di quanto lo fossero state  veramente. Erano successi così tanti fatti che la tranquillità di quando viveva al castello sembrava ormai far parte di un'epoca remota.

Passo dopo passo, metro dopo metro, Genevieve si avvicinava al suo passato. Forse non era ancora pronta a riaffrontarlo, ma ormai aveva preso una decisione ed era troppo tardi per cambiarla.

Era a pochi metri dall'ingresso. Le porte erano spalancate, da dentro poteva notare un paio di cameriere intente a lavare il pavimento, troppo impegnate per notare l'ospite inattesa davanti a loro.
Con un sospiro, si fece coraggio ed entrò.
Le cameriere, sentendo il rumore dei passi rimbombare sul marmo di cui era costituito il  pavimento, si distrassero dal loro lavoro e salutarono la ragazza, con un tono misto fra il felice e il sorpreso. Genevieve rispose, poi si diresse verso le scale, sapendo già dove trovare i suoi genitori.

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