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Genevieve passò la mattinata a riordinare gli ultimi vestiti nell'armadio, per poi cucinare il pranzo per lei e per Ethan

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Genevieve passò la mattinata a riordinare gli ultimi vestiti nell'armadio, per poi cucinare il pranzo per lei e per Ethan.
Nonostante avesse già capito di non andargli a genio, Genevieve continuava a sperare che il loro rapporto migliorasse e forse quel gesto poteva essere il primo passo.

Un paio d'ore e due tentativi falliti di cuocere della carne dopo, riuscì finalmente a finire di cucinare e preparò la tavola, aspettando il ritorno del ragazzo per iniziare a mangiare.

Passò altro tempo ma Ethan sembrava proprio non voler tornare. Erano ormai le due e mezzo e la ragazza si stufò di aspettare, così mangiò la sua porzione e risistemò la tavola per una sola persona.

Dovette aspettare un'altra ora prima di sentire delle chiavi nella serratura. Ethan entrò a passo lento, segno di stanchezza. La trovò seduta in soggiorno, intenta a guardare un programma in tv.
《Ehm, ciao. Ho cucinato della carne, è già sul tavolo. Spero ti vada bene.》
Genevieve decise finalmente di parlare. Se voleva la pace, sapeva di dover essere lei a fare il primo passo.

Il ragazzo rimase sorpreso, non si immaginava che quella ragazzina viziata potesse ricordarsi di qualcun altro oltre a se stessa.
Ma Ethan non conosceva ancora la Genevieve al di fuori dell'idea che si era fatto di lei. Forse si era fatto un giudizio troppo affrettato. Fatto sta che quel semplice gesto lo incuriosì e lo portò ad osservare Genevieve da un'altra angolazione. Chissà, magari un giorno avrebbe cambiato del tutto parere su di lei.

Forse può sembrare semplice ostilità nei suoi confronti, ma vi era un motivo se continuava a comportarsi così con lei.
Fin dal primo momento in cui si incontrarono, Ethan aveva capito che Genevieve non era nient'altro che una ragazza cresciuta sulle nuvole, in un luogo così lontano da cui le tenebre della vita vera non potevano contaminarla. Non era nient'altro che una ragazza a cui avevano prolungato l'età dell'infanzia, facendola poi catapultare nel mondo degli adulti in modo troppo violento e radicale.

Quasi riusciva a capirla, almeno quella cosa li accumunava. Erano entrambi stati sbattuti fuori dal mondo dei bambini in un modo fin troppo distruttivo. Semplicemente per Genevieve troppo tardi, per Ethan troppo presto.

Suo padre era scappato, lasciando una moglie e quattro figli in uno stato di totale povertà. Sua madre dovette iniziare a fare un secondo lavoro, così come i sue fratelli maggiori iniziarono il loro primo.
Anche lui, il piccolo di casa, iniziò i suoi lavoretti a dieci anni. Consegnava giornali, ma portava pur sempre qualche spicciolo in più. A sedici, poi, iniziò il suo primo vero mestiere. Durante i weekend faceva da fattorino per un grossista, consegnava la merce ai vari negozi. Quando finì la scuola, diventò il suo lavoro fisso.

E proprio questa, invece, era la cosa che li diversificava di più. Lei ha avuto la fortuna di nascere ricca e la sfortuna di essere cresciuta in un mondo falso, lui invece ha avuto la sfortuna di nascere povero e la fortuna di aver imparato a conoscere come gira veramente il mondo.

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