Capitolo 40 (Prima Parte)

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Spazio Autrici
Ragazzeee/iiii scusate!!! 😣 Tra una cosa e l'altra ci siamo accorte di non pubblicare da praticamente una vita! Perdonateci, davvero! Paradossalmente pur essendo in vacanza riusciamo a vederci ancor meno del solito! Vogliamo assicurarvi però che teniamo ancora molto alla nostra storia e al vostro supporto, per cui vi preghiamo di non smettere di seguire Make a Wish e di sopportare le nostre, assolutamente non volute, lunghe pause 🙏🏻
Non vogliamo annoiarvi, quindi ecco il capitolo!
Enjoy it! Fateci sapere il vostro parere!
Baci baci!
Mely, Fede, Giuly!

Era molto tardi. La piccola sveglia, che avevo sgraffignato in camera di James, segnava alcuni minuti dopo le due. Il tenue bagliore rossastro proveniente dal suo display intaccava appena l'oscurità in cui mi trovavo immersa.
Il buio non mi aveva mai particolarmente impressionata, nemmeno da bambina. Avevo imparato presto, e forse nella maniera più dura, che le cose di cui avere davvero timore spesso ci sorprendevano sotto la luce del sole.
In quel momento tuttavia i profili scuri delle poltrone e dell'armadio, appena distinguibili, mi davano i brividi.
Ancora mi sembrava di poter udire il gelido sussurro che mi aveva così bruscamente svegliata, provenire dagli angoli più reconditi della stanza.
Presto...
Quell'unica, enigmatica , parola strisciava gelida, fuori e dentro i miei sogni ormai da parecchi giorni.
Incubi terrificanti e visioni raccapriccianti non erano certo una novità per me, ma almeno non avevo mai dovuto prendermi il disturbo di interpretarli prima.
Per quanto succinto fosse tuttavia, il messaggio era piuttosto chiaro: Ero in pericolo.
Era sciocco, irrazionale e praticamente impossibile da spiegare, ma da qualche parte nel profondo sapevo di avere ragione.
Incapace di stare là dentro un istante di più, scalciai via le coperte e mi smaterializzai fuori dalla lampada.
Vista l'ora tarda, fui sorpresa di trovare la luce accesa al piano di sotto. Fui ancora più stupita nel sorprendere James che armeggiava in cucina.
"Ma guarda. Non sapevo di avere concorrenza nel furto notturno di spuntini" sussurrai, prima di riuscire a trattenermi.
James si voltò con calma, gli angoli della sua bocca scattarono all'insù non appena mi scorse sulla soglia; inspiegabilmente non sembrava sorpreso dal mio arrivo.
"Non oserei mai sfidare la campionessa" assicurò, mentre il suo sorriso si allargava.
Incrociai il suo sguardo d'ambra e lo distolsi svelta. Per un attimo fui tentata di fare dietro front e tornarmene a letto.
"Ah, ecco i biscotti!" esclamò James, riemergendo da dietro lo sportello della credenza.
Dopo aver aperto il sacchetto e aver preso un biscotto, lo poggiò sul tavolo e lo rivolse verso di me.
"Che aspetti, Scricciolo? Non dirmi che hai perso l'appetito?" mormorò lui, ridacchiando alla sola idea.
"Tu sembri averlo trovato invece" ribattei, riscuotendomi leggermente.
"Sai, chi va con lo zoppo..." sussurrò, gettandomi un'occhiata allusiva.
Scrollai le spalle e mi affrettai a prendere un biscotto.
Scrutando James più da vicino, notai che malgrado continuasse a sorridere la sua postura si era fatta più rigida e i suoi movimenti più cauti.
"È stata davvero la fame a svegliarti?" domandai, incuriosita.
"Quella e... qualche pensiero fastidioso" mormorò lui, scuotendo appena la testa.
"E tu?"
"Più o meno lo stesso"
James annuì, come se si fosse aspettato quella risposta.
Restammo entrambi in silenzio per un po', a sgranocchiare biscotti, ognuno assorto nei propri pensieri.
Quando anche le ultime briciole furono scomparse, James si alzò, gettò il sacchetto ormai vuoto e si avviò verso la porta.
"Faremmo meglio a tornarcene a letto. Domani sarà una lunga giornata" mormorò dalla porta.
"Già" annuii, ma non mi mossi.
"James" feci con voce incerta.
"Perché mi hai invitata al ballo?"
Quella domanda aleggiava tra i miei pensieri già da qualche giorno, ma fino a quel momento non ero riuscita a formularla ad alta voce.
"Pensavo di avertelo già spiegato..."
"Sì, so quello che hai detto" lo interruppi "Voglio conoscere la vera ragione, però"
Restammo immobili a fissarci per ore. O almeno a me sembrarono tali.
"Quello che ti ho detto era la verità" iniziò a dire con voce bassa e controllata.
"Voglio davvero che tu viva quest'esperienza. Ma ammetto di avere anche altre ragioni. Più personali" proseguì, tornando verso di me.
"Ad esempio quali?" chiesi, ignorando lo sfarfallio impazzito nel mio petto.
"Ad esempio le stesse che spingono un ragazzo a chiedere ad una bella ragazza di uscire"
"E quali sarebbero?" incalzai, in un sussurro.
"Immagino dipenda dal ragazzo. Ma penso si possano dividere generalmente in due categorie: la voglia di svago o il reale interesse" spiegò, riducendo ulteriormente la distanza tra di noi.
Avrei voluto indietreggiare, ma il mio fianco urtò il bordo del tavolo. James continuava a fissarmi intensamente. Uno debole scintillio nei suoi occhi d'ambra mi disse che si stava divertendo.
"Le tue a quale categoria appartengono?" riuscii a chiedere, infine.
"Questo, Scricciolo, lo lascio decidere a te"

Fissavo il mio meraviglioso letto a baldacchino con malcelata bramosia.
Avevo passato la notte in bianco. Dopo quello stupido spuntino di mezzanotte la voglia di dormire era completamente svanita.
Ora d'altro canto... Avrei volentieri dormito per il resto del secolo!
Sfortunatamente non me lo potevo permettere. Era sabato pomeriggio e i preparativi per il ballo erano in pieno fermento.
La cosa in sé non avrebbe potuto essermi più indifferente, se non fosse che lei non mi avrebbe mai permesso di ignorare un simile fatto.
Con lei ovviamente intendevo Lizzie.
Si era presentata appena dopo pranzo, con aria euforica e un'espressione di fervente determinazione dipinta in volto.
James aveva ridacchiato della mia espressione di incredulo orrore quando Lizzie aveva annunciato che era lì per prepararmi per il ballo; con ben cinque ore d'anticipo!
Si era divertito molto meno comunque quando con vivace malizia lei lo aveva messo alla porta, spedendolo ad aiutare Corbin.
Ignorando le mie vivaci proteste, Lizzie si era messa all'opera con zelante e meticoloso impegno.
Poco dopo il suo arrivo tuttavia, una seconda visita inaspettata ci aveva sorprese. La piccola Katie, che di frequente amava trascorrere i suoi pomeriggi con noi, si era unita con caloroso entusiasmo agli sforzi di Lizzie per domare la mia chioma ribelle.
Così, senza praticamente aver voce in capitolo, avevo trascorso le ultime ore a fare da cavia mentre quelle due giocavano al salone di bellezza.
Non l'avrei mai ammesso, ma segretamente ero loro grata per tutta quell'affettuosa attenzione. Senza contare che le loro voci allegre e i loro discorsi su trucchi e forcine per capelli mi aiutavano a non far vagare la mente in zona James...
La nostra stupida chiacchierata notturna mi aveva tormentata per tutto il giorno. Avevo sperato davvero che una sua risposta mi avrebbe aiutata a fare chiarezza, ma in realtà non aveva fatto altro che incrementare la mia confusione.
La verità è che non sapevo cosa provare.
Inutile negare che se davvero le sue attenzioni nei miei confronti si fossero rivelate solo frutto di uno stupido capriccio, ne sarei rimasta delusa.
E mi sarei infuriata. E lui probabilmente sarebbe stato davvero un adorabile porcellino d'India...
Ma se il suo interesse fosse stato dettato da veri sentimenti?
Quella era la domanda che davvero mi tormentava e che da sempre avevo cercato di evitare. Un conto era avere un'innocua infatuazione per il mio padrone, che tuttavia non avrebbe interferito con i miei piani. Tutt'altro discorso era pensare di poter essere ricambiata.
Quello era il motivo per cui tanto a lungo avevo eluso quel pensiero. Per quanto ci provassi, per quanto potessi desiderarlo.... una storia con James era impossibile.
Io ero un genio e lui il mio padrone. E questa era ben lungi dall'essere una fiaba.
"Ecco! Abbiamo fatto!" la voce estatica di Lizzie, mi riscosse dai miei pensieri.
Mi voltai cauta verso lo specchio che mi stava porgendo.
Il volto di un'estranea mi restituì lo sguardo. Persino nella semioscurità della lampada i suoi occhi brillavano, così come le labbra. Una cascata di boccoli lucenti le incorniciavano il viso, riflettendo bagliori che non c'erano. Nel tempo che impiegai per riconoscere me stessa nel riflesso, Lizzie aveva preso delle ciocche ribelli e me le aveva fissate dietro la nuca con un fermaglio.
"Siete state fantastiche" mormorai, ammirata e riconoscente.
Entrambe mi restituirono uno sguardo raggiante.
"Bene ora dobbiamo vestirci. Oh giusto! Il mio abito è rimasto di sotto"
"Posso vederlo?" trillò Katie.
"Certo, piccola. Ginny, tu te la cavi da sola?"
"Sicuro" risposi svelta.
Unii le mani e con un piccolo cenno del capo le feci materializzare fuori dalla lampada.
Una volta rimasta sola, andai a passo incerto verso l'armadio e aprii cauta l'anta; gettai uno sguardo torvo all'abito che vi si trovava appeso.
Sapevo di averlo mostrato io a Lizzie, ma ora che era venuto il momento di indossarlo, una forza sconosciuta sembrava impedirmelo.
Come mi era venuto in mente?! mi domandai per l'ennesima volta, sfiorando la stoffa delicata.
Non potevo indossarlo!
Certo era senz'altro un abito magnifico. Regale.
Il corpetto era di una delicata sfumatura d'arancio, impreziosito da minuscoli diamanti ed arrivava a metà busto, lasciandomi scoperto l'ombelico. La gonna era di una tonalità più decisa che sfumava nel rosa e nel rosso; mi cingeva i fianchi e scendeva svasata fino a terra aprendosi in un superbo strascico. Gli stessi diamanti che decoravano il corpetto bordavano l'orlo della gonna.
Beh ormai era troppo tardi per cambiare idea!
Inspirando profondamente mi apprestai ad indossare quello avrebbe dovuto essere il mio abito da sposa.
Quando tornai al piano di sotto, trovai Lizzie già perfettamente pronta. Definirla bella sarebbe stato un eufemismo. Il suo abito abito corto e svasato sottolineava magnificamente il suo fisico atletico. La ciocca che si era tinta di viola per l'occasione, le donava inspiegabilmente eleganza e contrastava col rosa intenso dell'abito.
"Ginny..." mormorò vedendomi scendere le scale.
"Wow" gorgogliò Katie, strabuzzando gli occhi.
"Sì, direi che non c'é altro modo per descriverti" confermò Lizzie, squadrandomi soddisfatta.
"Grazie, tesoro" dissi a Katie, sorridendo mio malgrado.
"Allora, siamo pronte?" chiesi poi.
Lizzie annuì. Appena uscimmo di casa, Katie mi prese per mano e mi fece chinare per potermi bisbigliare qualcosa all'orecchio.
"Pensa che faccia farà James quando ti vedrà"
Non risposi, ma Lizzie ridacchiò alla mia espressione sbigottita.

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