Capitolo 10

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Mentre raggiungevamo il salotto, Katie si divertì a tempestarmi di domande.
Voleva sapere chi fossi, come mai conoscessi James, perché mi trovassi lì...
La sua curiosità sembrava essere senza freni, tanto da non lasciare molto spazio alle mie risposte. Per lo più mi limitavo a cenni d'assenso e frasi risicate.
Per quanto le sue chiacchiere avessero l'effetto di un fiume in piena, non potei che trovarla adorabile.
"James posso guardare i cartoni animati?" chiese guardandolo supplichevole.
"Per favoreee" aggiunse vedendo la sua esitazione.
"Va bene! Ma non tutto il pomeriggio" le disse lui, infine.
Katie sorrise entusiasta e trotterellò sul divano.
"Devo proprio ricordarmi questo trucco" sussurrai, mentre io e James sistemavamo le nostre borse.
"Di che parli?" si informò lui, curioso.
"Sbattere le ciglia e supplicare con voce smielata. Funziona a quanto pare" spiegai.
Mi guardò divertito e io lo fissai di rimando, con una sfumatura dorata negli occhi.
"Sì un 'per favore' apre molte porte. Non te l'hanno insegnato?" chiese ironico.
"Ginny!" mi chiamò Katie, prima che potessi rispondere alla provocazione di James.
"A te piacciono i cartoni?" mi domandò quando la ebbi raggiunta sul divano.
"Sicuro!" le confermai con un sorriso.
Di nuovo il suo viso a forma di cuore si illuminò di entusiasmo e le guance le si tinsero di rosa.
"Allora cosa guardiamo?" le chiesi, accomodandomi accanto a lei.
"Non lo so" fece lei pensierosa.
"Che ne dici di Sailor Moon?" proposi, allegra. Ormai mi ci ero davvero appassionata.
"Oh sì! Mi piace tanto. Anche a te?" chiese con rinnovata curiosità.
"È geniale!" dissi convinta.
Mi sorrise mostrandomi una serie di bellissimi dentini bianchi, dopodiché accese la tv.
"Volete mangiare qualcosa?" chiese James dalla soglia.
"Sì!" urlammo in risposta io e Katie, scambiandoci un'occhiata complice.
Mentre il mio padrone armeggiava in cucina, io e Katie continuammo a fare conoscenza guardando i cartoni.
"Starai qui tanto?" si informò lei, continuando a fissare lo schermo.
"Non ne sono certa" le dissi sincera.
Lei si voltò a guardarmi con aria interrogativa.
"Ma spero di sì. Mi piace stare qui" aggiunsi, cogliendo la sua espressione imbronciata.
Katie parve essere soddisfatta da quella risposta e tornò a guardare i cartoni rasserenata.
Dopo poco James tornò con un vassoio di biscotti e succo di frutta per tutti e lo appoggiò sul tavolino di fronte a noi. Io e Katie ci avventammo sul cibo immediatamente. Erano biscotti al cioccolato, davvero deliziosi. Preso poi, il nostro succo d'arancia continuammo a guardare la tv.
Senza volere lanciai uno sguardo in direzione di James. Lo trovai che ci fissava con una strana espressione sul viso. Una luce particolare gli illuminava gli occhi ambrati, rendendoli ancora più incredibili.
Non l'avevo mai visto così.
"Che c'è?" non potei fare a meno di domandargli.
"Niente" fece lui, evasivo.
Avrei voluto insistere, ma Katie richiamò la mia attenzione pizzicandomi il braccio e dovetti lasciar perdere.
Finito il cartone James portò via il vassoio e io mi sgranchii sul divano. Katie mi stava fissando, così le domandai il motivo.
"Sei proprio bella" rispose lei con una vocina sottile, senza nascondere una punta d'invidia.
"Grazie, tesoro" le dissi sorpresa e compiaciuta dal complimento.
"Anche tu sei molto carina" ricambiai.
Non era che la verità: col suo visetto delicato, i ricci rossi e gli splendidi occhi azzurri era davvero la bimba più bella che avessi mai visto.
"Sì, ma tu sembri una principessa delle favole" insisté lei, guardandomi intensamente.
Questa volta impiegai un po' più di tempo a elaborare il complimento. Non l'aveva certo detto con cattiveria, ma inconsapevolmente era andata molto vicina alla verità.
"Anche a me piacerebbe essere una principessa bella come te" aggiunse.
Mi sforzai di sorriderle. Dal suo punto di vista probabilmente non c'era complimento più bello che essere paragonata ad una principessa. Non poteva certo sapere quanto la sua idea fosse lontana dalla realtà. Ma il bello di essere bambini era proprio quello, avere la possibilità di sognare che la realtà fosse diversa e migliore. Io non avevo certo il diritto di rovinarle quella fantasia.
"Sono sicura che quando crescerai sarai più bella di qualunque principessa" le assicurai stringendole la mano e guardandola negli occhi.
"E poi essere una principessa è alquanto sopravvalutato" dissi a mio beneficio.
Rise mentre la solleticavo, e il buonumore sembrò tornare sul suo bel viso.
"Allora che avete voglia di fare?" ci chiese James entrando in salotto.
"James!" esclamò Katie vedendolo tornare.
"Vero che Ginny è molto bella?" lo interrogò lei.
"Ma che dici Katie?" esclamai imbarazzata. Non era davvero il caso di chiedere l'opinione del mio padrone in proposito. Non avevo certo voglia di sentire l'ennesima presa in giro da parte sua.
"Certo!" rispose invece lui tranquillamente, cogliendomi totalmente di sorpresa. La sua voce non lasciava trapelare nessuna ironia. Lo fissai rifiutandomi di credere che fosse serio. Appena incontrai i suoi occhi d'ambra tuttavia, non lessi nessun accenno di presa in giro. Sentii una tinta rosa colorarmi gli occhi.
"Almeno finché non la vedi mangiare" aggiunse con un sorriso furbo, tornando a rivolgersi alla bambina "Potrebbe mangiarsi un orso tutto da sola" mi prese in giro.
"Ma che..." protestai. Come avevo fatto a credere che fosse serio?! Le striature rosa nel mio sguardo si fecero rossastre. Gli lanciai un cuscino che schivò prontamente suscitando la risata argentina di Katie.
Quando finimmo di risistemare il divano James tirò fuori dalla libreria una stana tavola a quadrati bianchi e neri. Una scacchiera!, realizzai. Non pensavo che un gioco tanto antico fosse ancora in voga in questo futuro dalle mille stramberie.
Appena James collocò la scacchiera sul tavolino, lui e Katie iniziarono a riempirla con i vari pezzi. Era un gioco particolarmente complesso e di strategia, perciò mi stupii che una bimba così piccola lo conoscesse e fosse in grado di parteciparvi. Meditai per un momento sull'età di Katie, probabilmente doveva avere tra i cinque e i sette anni. Doveva essere una bambina particolarmente sveglia per conoscere già un gioco del genere. Io alla sua età non ne sarei stata in grado. Affascinata dal procedere della partita, misi da parte quelle riflessioni e iniziai a osservarli, attenta. Ad ogni mossa un pezzo veniva mangiato e poi accantonato sul bordo della tavola. Arrivarono ad un punto di stallo con solo una decina di pezzi ancora sulla tavola.
"Scacco" cantilenò Katie dopo un'attenta riflessione, muovendo una pedina a forma di cavallo.
Purtroppo non si rivelò essere una mossa saggia. James mangiò il cavallo col suo alfiere e lo rimosse dal piano di gioco.
"No" piagnucolò lei "Il cavallo è il mio preferito"
"Ne hai sempre un altro" la rassicurò lui, premuroso. Di certo non sembrava essere una partita animata da un particolare spirito competitivo. Aveva più l'aria di un allegro passatempo.
"A te piacciono i cavalli, Ginny?" chiese.
"Certo! Una volta ne avevo uno. Si chiamava Lili" le raccontai.
"Davvero? Fantastico! Un giorno ne vorrei uno anch'io" sentenziò Katie.
"Sì lo vorrei anch'io" fece James, senza pensare.
Ma non poteva certo rimangiarselo. Senza poterlo evitare unii le mai e battei le palpebre. Un enorme cavallo sauro apparve immediatamente nel salotto.
Katie urlò. James balzò in piedi e mi fissò, shock e furia lampeggiavano nel suo sguardo.
"Non l'ho fatto apposta!" esclamai "Hai detto vorrei" provai a giustificarmi affannata. Ma lui nn mi prestò attenzione. Il cavallo aveva iniziato a brucare i fiori sul davanzale della finestra facendoli precipitare a terra. Un milione di frammenti di cristallo si disperse sul pavimento.
"Fallo sparire" urlò James, riacquistando un briciolo di lucidità.
"S-sì" dissi e obbedii.
Sospirando di sollievo ci voltammo entrambi verso la bambina, aveva assistito a tutta la scena senza emettere un fiato e guardandoci con occhi sgranati.
"Katie..." iniziò James andandole incontro. "Ti possiamo spiegare tutto"
Lei non sembrò sentirlo, stava ancora immobile e non dava alcun accenno di voler parlare.
"James aspetta..." lo fermai prima che potesse prenderla in braccio "Forse ha solo bisogno di un minuto"
Lui puntò i suoi occhi d'ambra su di me e sembrò voler ribattere, ma l'urlo di Katie glielo impedì. Ci precipitammo verso di lei preoccupati, ma il suo non era stato affatto un urlo di paura. La bambina balzò sul divano e iniziò a saltellare euforica.
"Hai fatto una magia!" sussurrò verso di me "Sei una maga?!"
Lasciai andare un sospiro di sollievo e le sorrisi. Forse ci eravamo preoccupati inutilmente. Sembrava averla presa piuttosto bene. Meglio di James, comunque.
"No, non sono una maga" le dissi, scuotendo la testa.
"No?" fece lei confusa "Una strega? No tu sei troppo bella. Una fata?" azzardò continuando ad agitarsi.
Risi. Non tanto per l'assurdità dell'affermazione, quanto per la semplicità e l'allegria con cui affrontava l'argomento.
Scossi nuovamente la testa. "Sono un..."
"Non me lo dire!" squittì lei "Voglio indovinare!"
Soffocai un'altra risata e le feci cenno di proseguire.
"Ti dò un indizio" la incoraggiai. Unii le mani a coppa e sbattendo gli occhi feci apparire un piccolo ciondolo a forma di lampada. Glielo porsi con un sorriso, mentre lei mi fissava con un misto di meraviglia e curiosità.
"Sei un genio!" esclamò, guardandomi piena di ammirazione.
"Sì" confermai, mentre James emetteva un verso contrariato. Non capii a cosa fosse dovuto. Katie l'aveva presa bene. Non c'era ragione di preoccuparsi per lei.
"Puoi farlo di nuovo?" mi chiese a quel punto Katie.
"Certo" dissi nello stesso istante in cui James diceva "No".
"Direi che non è il caso, ora" provò a spiegarsi lui.
"Perché no?" chiese Katie confusa.
"Perché..." iniziò lui fissandomi.
Io scrollai le spalle. Che senso aveva mentirle? Ormai aveva capito.
"Ti prego Ginny fallo ancora!" mi implorò lei tirandomi un lembo della gonna.
Io guardai James. Non avevo certo bisogno del suo permesso, ma non volevo turbarlo ulteriormente. I suoi occhi erano scuri e lasciavano trapelare solo confusione e sconcerto.
"Ascolta Katie niente più magie per oggi, okay?" tentò di nuovo lui, più calmo.
"Eddai. Ti pregooo" lo supplicò lei con gli occhi lucidi.
"Senti James perché non raccogli quei vetri, prima che qualcuno si faccia male?" proposi indicandogli il disastro sul pavimento. Un 'lasciaci sole' era sottinteso e lui sembrò comprenderlo.
Appena fu sparito in cucina, io invitai Katie a sedersi con me sul divano.

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