Capitolo 31

525 50 3
                                    

"Poi la maestra ci ha detto che potevamo scegliere di rappresentare la favola che volevamo" stava dicendo qualcuno.
"Ginny! Mi stai ascoltando?!"
Sbattendo le palpebre misi a fuoco il visino a cuore della piccola Katie. Senza che me ne accorgessi, la bambina si era arrampicata sulle mie ginocchia e aveva preso a sventolare freneticamente una mano davanti alla mia faccia, nel tentativo di reclamare la mia attenzione.
"Come?" balbettai, ancora trasognata.
"Hai sentito quello che ti ho detto?" ripeté la piccola, assumendo un'espressione corrucciata.
Le rivolsi un'occhiata colpevole e scossi la testa.
Katie sospirò e mise il broncio.
"Oggi sei strana" mormorò.
Aveva ragione. Da quando eravamo tornati da scuola, avevo cercato in tutti i modi di scacciare la strana sensazione che avevo provato in corridoio, ma quella si era rifiutata di andarsene. Nonostante i miei sforzi e i tentativi di dare una spiegazione plausibile all'episodio, l'eco di un'antica paura aveva preso a strisciare nel mio stomaco.
Mi diedi della sciocca per l'ennesima volta.
Il peso di Katie sulle mie gambe, il calore del suo corpo, i suoi begli occhi azzurri che ora mi guardavano contrariati, quelle erano cose reali.
Non di certo i miei pensieri ossessivi.
Sospirando, decisi di concentrarmi sulla bimba che tenevo tra le braccia.
"Scusami, piccola" dissi mortificata.
Poi sorridendo le chiesi di ripetere quello che mi aveva detto.
Non fu poi così difficile convincerla; specialmente non dopo aver minacciato di farla parlare con un'antica, quanto efficace, tortura. Il solletico.
"Io ho scelto la favola di Aladdin, ovviamente" mi disse, sfoggiando un sorriso compiaciuto.
"Ovviamente" ripetei, divertita.
Sapevo perfettamente che quella era la sua favola preferita.
"Ho deciso che farò un bellissimo disegno di te e James" mi comunicò poi, allegra.
"Di noi?" domandai sorpresa.
"Certo. Voi assomigliate tanto ad Aladdin e Jasmine. E la maestra ha detto che dobbiamo dare una nostra impretazione personale"
Alzai lo sguardo nello stesso istante in cui James fece lo stesso, ed intercettai la sua occhiata divertita.
"Sicura che non assomigliamo più alla scimmia e al pappagallo?" commentò ironico, più rivolto a me che a Katie.
La bambina scoppiò a ridere e si mise al lavoro con fogli e matite colorate.
La guardai disegnare per un po', in silenzio; poi quando disse di aver sete andai in cucina a prenderle un succo di frutta.
Aprii il frigorifero e versai del succo in un bicchiere, con gesti distratti ed automatici. Ancora soprappensiero feci per tornare in salotto, e per poco non mi scontrai con il mio padrone. Il liquido nel bicchiere oscillò pericolosamente e alcune gocce di succo si rovesciarono sul pavimento.
Maledizione! Perché non lo avevo sentito arrivare?
"Grandioso" mormorai, chinandomi per asciugare.
"Lascia" fece James, pulendo la macchia al mio posto.
"Che succede, Scricciolo?" domandò poi, rialzandosi.
"Nulla. Ero solo venuta a prendere da bere per Katie" risposi, confusa dalla domanda.
"Non intendevo questo" disse lui, lanciandomi un'occhiata penetrante.
Lo fissai di rimando, chiedendomi cosa cercasse di leggere nel mio sguardo.
Ancora non mi ero abituata al fatto che potesse interpretare le mie emozioni tanto facilmente.
Qualunque cosa vi avesse trovato non ne sembrò soddisfatto. Mi prese il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul bancone della cucina. Lo lasciai fare.
"Katie ha ragione: oggi sei strana" affermò "Ed intendo più del solito"
Malgrado il tono fosse scherzoso, il suo sguardo era serio.
Per un'istante rividi l'ombra del corridoio. La sensazione di gelo ed impotenza si impadronirono di me, facendomi rabbrividire.
"Non so di cosa tu stia parlando" risposi, incrociando le braccia al petto.
"Per favore. Hai spiccicato sì e no due parole da quando siamo tornati, non hai mangiato, non dai retta a Katie e non rispondi nemmeno a tono alle provocazioni..."
"È questo che ti dispiace? Non essere messo a tacere?" lo interruppi, sarcastica.
"Le spiegazioni sono solo due: o stai male, oppure è successo qualcosa di cui non vuoi parlare" affermò ignorando il mio commento.
Lo guardai, sforzandomi di mantenere un'espressione impassibile. La verità era che le sue supposizioni erano già fin troppo vicino alla realtà.
"Brillanti deduzioni Sherlock" dissi, ricordando improvvisamente il nome del protagonista di una mia recente lettura.
"Peccato tu non abbia tenuto conto di una cosa importante"
Lui rimase a fissarmi, immobile in attesa che proseguissi.
"Magari stavo semplicemente cercando di pensare" mormorai "È una cosa piuttosto utile, dovresti provarci"
Feci per superarlo, ma lui mi fermò. Tenendo il mio braccio mi costrinse a girarmi di nuovo verso di lui.
"Puoi illuderti quanto vuoi di essere una brava bugiarda, ma i tuoi occhi sono piuttosto rivelatori, Scricciolo" disse, inchiodandomi nuovamente col suo sguardo d'ambra.
Presi fiato per protestare, ma lui mi interruppe ancor prima di cominciare.
"Non ti sto dicendo che devi per forza raccontarmi i fatti tuoi. Ti sto semplicemente ricordando che se hai un problema puoi parlarne. Potresti non esserci abituata, ma le persone che ti stanno intorno si accorgono di queste cose e spesso se ne preoccupano. E solitamente il telefono di Lizzie a quest'ora è sempre libero" concluse fissandomi intensamente.
Non l'avevo mai vista in quella prospettiva. Non avevo mai pensato che le mie preoccupazioni potessero essere condivise da qualcuno. Erano sempre state solo mie. L'idea di parlarne con Lizzie o chiunque altro non mi aveva neanche sfiorata. Forse perché in fondo James aveva ragione, non ero abituata ad avere persone su cui contare.
Però ora era diverso, dovetti rammentare.
Guardai il mio padrone con un misto di confusione e gratitudine. Annuii.
Lui ricambiò il mio cenno e un istante dopo mi lasciò andare.
Il mio braccio formicolava dove lo aveva toccato.
Guardandolo mentre versava di nuovo il succo per Katie, mi ritrovai a pensare che forse anche lui era tra quelle persone. Quelle che si preoccupavano per me.
Come poteva essere? James, il mio padrone, si preoccupava per me? Il suo genio?!
Impossibile!
Prima che avesse modo di sorprendermi a fissarlo, distolsi lo sguardo e feci per tornarmene in salotto.
"Perché?" la voce di James, mi bloccò a metà strada.
"Perché la cosa ti sembra tanto impossibile?" domandò in un soffio.
Mi aveva sentita?!
Mi voltai a fissarlo con un'espressione a metà strada tra lo sconcerto e l'incredulità. Per un attimo mi parve di scorgere la mia stessa confusione nel suo sguardo, ma quella venne presto cancellata da una scintilla di determinazione.
"C-come?" balbettai, incapace di esprimere ad alta voce i miei interrogativi.
"Avanti, Scricciolo" mi punzecchiò col suo solito tono saccente "Pensavo lo avessi capito, ormai"
Capito?! Sospettato. Temuto. Sperato con tutto il cuore che fosse pura fantasia, si avvicinavano di più alla realtà. Ora però tutte quelle speranze non avevano più senso.
Ne avevo appena ricevuto la conferma.
"Mi hai letto nel pensiero" sussurrai con un misto d'orrore e confusione.

Make a WishWhere stories live. Discover now