Capitolo 24

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"Amico, devi invitarmi più spesso a casa tua"
Il commento irriverente di Corbin mi riportò alla realtà; abbassai lo sguardo combattuta tra l'imbarazzo e il divertimento.
"Tu assisti a questo tutti i giorni e non ti è mai venuto in mente di dirmelo? E io che pensavo di essere il tuo miglior amico!" esclamò, con simulata indignazione.
"Ti posso assicurare che è la prima volta che succede"
"E poi tu sei sempre qui!" aggiunse James, dopo una piccola pausa.
"Non nei momenti migliori, a quanto sembra" brontolò l'altro.
"No, sembrerebbe di no"
Avevo assistito al loro scambio senza intervenire, quella situazione assurda mi aveva fatta sentire leggermente a disagio. Ma dopo quell'ultima battuta di James, alzai gli occhi sorpresa. Incontrai i suoi occhi d'ambra che mi scrutavano intensamente. Voleva essere divertente o stava dicendo sul serio?
Notai che anche Corbin aveva preso a lanciargli strane occhiate stupite. Come rendendosi conto improvvisamente di quello che aveva detto, si passò distrattamente una mano tra i capelli scuri e si schiarì la voce.
"Sì, a proposito, che stavate combinando?" chiese poi.
"Stavamo facendo la danza del ventre" esclamò Katie, volandogli tra le braccia.
"Ce ne siamo accorti" sorrise Corbin.
"Strano passatempo" commentò James, lanciandomi un'occhiata di sottecchi.
"Era solo un gioco. Ci stavamo annoiando" risposi ricambiando lo sguardo.
"Beh dovresti annoiarti più spesso, tesoro" intervenne Corbin.
Non potei fare a meno di elargirgli un sorriso complice. Una parte di me era ancora contrariata per essere stata sorpresa in una situazione tanto insolita, ma un'altra, quella più vanitosa, era lusingata da tanto apprezzamento.
Malgrado avessi perso, ormai da secoli, la sgradevole abitudine di gradire eccessivamente l'attenzione altrui, alle volte le vecchie abitudini tornavano a galla.
"Se non dovevi andare a salvare il tuo amico, potevi restare a ballare con noi" mormorò Katie in tono deluso, lanciando a Corbin uno sguardo contrariato.
"Salvare? È questo che racconti, Jay?" domandò lui con simulato stupore.
"Comunque che problema c'è, piccola? Possiamo ballare ora, no?" chiese strizzandole l'occhio.
Si aggiustò la giacca che portava e si avvicinò a me con passo baldanzoso e un sorriso spensierato. Lo fissai per un attimo, incuriosita, cercando di intuire le sue intenzioni. Quando fu a meno di mezzo metro da me si chinò in avanti in una specie di burlesco inchino. Ridendo afferrai la mano che mi porgeva e feci una giravolta passando sotto il suo braccio.
Improvvisammo degli strani passi, resi ancora più buffi dallo scampanellio dei bracciali e delle cavigliere che portavo.
Katie corse svelta ad unirsi a noi e al nostro ballo strampalato. Continuammo a piroettare tra le risate, tutti e tre insieme. Quella era una delle cose che adoravo di Corbin: con lui era tutto così semplice e naturale.
"James! Perché non balli tu con Ginny?" lo invitò la piccola, mentre danzava sui piedi di Corbin.
"Forza Jay! Non essere timido" rincarò l'amico.
Io mi limitai a lanciargli un'occhiata tentennante, sentii i miei occhi dorati screziarsi di rosa.
Se con Corbin tutto era facile, con James era l'esatto opposto. Cercare di capirlo era come camminare su un campo minato: non potevi mai sapere se il prossimo passo ti avrebbe ridotto in cenere.
Il pensiero di essere stretta di nuovo tra le sue braccia mi fece sentire strana, combattuta tra il desiderio di assaporare di nuovo il calore del suo corpo accanto al mio e il timore di venir sopraffatta da quelle sensazioni sconosciute.
"Io non ballo, lo sai" mormorò lui, infine.
Una lieve fitta di delusione mi strinse lo stomaco all'udire il suo rifiuto.
"Non fare il guastafeste" lo ammonì l'amico.
"Sì. Vieni, per favore" pregò la piccola.
"Non importa. Sono stanca, tesoro. Faremo un'altra volta" intervenni io, ponendo fine alla questione.
"Ma..." obiettò lei, mettendomi il broncio.
"Dai, per oggi ci siamo scatenate abbastanza. Ora che ne dici se andiamo a cercare delle caramelle?" le proposi con un sorriso tentatore.
Mi scrutò seria, valutando la mia proposta; infine ricambiò il sorriso e annuì.
"Caramelle! Vengo con voi, signorine" esclamò Corbin, allegro.
"Vai avanti con lui, piccola. Io vi seguo. Prima devo sistemare qui"
Dopo avermi scoccato un'ultima occhiata coi suoi penetranti occhi azzurri, la bimba si decise ad andare con Corbin. Insieme si diressero in cucina, mentre Katie raccontava, con inarrestabile parlantina, la trama dell'ultimo film che avevamo visto. Corbin sembrò particolarmente appassionato alla vicenda.
"Allora suppongo fosse questo 'il niente' che avete fatto durante il weekend" sussurrò malizioso all'amico, passandogli affianco. Probabilmente pensava che non lo avrei sentito.
Mi voltai per nascondere il sorriso che mi si era appena dipinto sulle labbra. Ovviamente era fuori strada.
"Tu supponi, troppo" lo rimbeccò James.
"E comunque non ti risponderei in presenza di orecchie innocenti" aggiunse con una nota divertita nella voce.
Potei figurarmi perfettamente il ghigno dell'amico, anche senza poterlo vedere.
Sentii i passi di Corbin e Katie allontanarsi verso la cucina, ma evitai di voltarmi.
In realtà avrei potuto seguirli immediatamente; sistemare il salotto non avrebbe richiesto più di qualche istante. Per qualche strana ragione però, avevo preferito lasciare che mi precedessero.
"Certo che con te le sorprese non finiscono mai" sussurrò la voce roca e profonda di James ad un centimetro dal mio orecchio.
Com'è che non lo avevo sentito avvicinarsi? La risposta mi affiorò repentina alla mente, ma rifiutai di considerarla.
"Pensavo lo avessi capito ormai..." bisbigliai, voltandomi.
Era più vicino di quanto mi aspettassi, i nostri volti quasi si sfioravano. Il suo respiro caldo sulle mie guance mi fece dimenticare del tutto quello che avrei voluto dire.
"Non mi avevi mai parlato della tua passione per la danza" mormorò, inchiodandomi coi suoi occhi ambrati.
"Forse perché non me lo hai mai chiesto" risposi sottovoce.
"Forse non mi piace fare domande. Magari preferisco scoprirti poco alla volta"
Spalancai gli occhi dalla sorpresa, ma mi ripresi in fretta. Ero stufa che i suoi commenti maliziosi avessero sempre il potere di imbarazzarmi. Non era da me lasciarmi condizionare in quel modo.
Mi alzai in punta di piedi, portando i miei occhi, blu e sereni, all'altezza dei suoi. Fui fiera di essere riuscita a controllarne la sfumatura, non succedeva spesso. Un lieve sorriso mi increspò le labbra.
"Buona fortuna, allora" sussurrai.
Dopodiché mi scostai da lui e mi incamminai verso la cucina. A metà strada ricordai di dover far tornare il salotto come prima, così fui costretta a fermarmi.
"Se continuerai con tutto questo" disse accennando al nuovo arredamento e ai miei vestiti
"Non avrò bisogno della fortuna"
Fissai il suo ghigno divertito e mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo. Dopo aver unito le mani e chiuso gli occhi, riportai magicamente tutto alla normalità, me inclusa.
Mentre mi voltavo e proseguivo verso la cucina, sentii il suo sguardo intenso accarezzarmi la schiena. Sorrisi e mi godetti il brivido caldo e piacevole che mi percorse la spina dorsale.

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