capitolo 13

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"Non sei ancora pronta?" domandò James per l'ennesima volta.
"Cinque minuti" gli assicurai, trafelata.
"Lo hai già detto. Circa mezz'ora fa" brontolò lui, sbuffando.
Alzai gli occhi al cielo per la sua eccessiva fretta. Corbin e Lizzie non sarebbero arrivati prima di un altro quarto d'ora. Eravamo ancora in perfetto orario!
"Tra poco saranno qui. Perderemo la prenotazione, se non ti muovi!"
"Ma che stai facendo?" sbottò entrando in camera.
"A te cosa sembra che stia facendo?" chiesi irritata.
I laccetti del corsetto blu scuro che avevo deciso di indossare non volevano saperne di allacciarsi. Avevo tentato tutte le contorsioni possibili, ma senza riuscire a raggiungere le asole sulla schiena.
Imprecai e mi voltai verso James con sguardo truce. Mi fissava con una strana espressione stampata in volto. Pensai stesse cercando di trattenersi dal rimproverarmi nuovamente. Come se avessi bisogno anche della sua di impazienza!
"Non si allaccia!" sospirai affranta, cercando di giustificarmi.
James mi guardò perplesso senza sapere bene che fare. Ignorandolo, pensai che avrei dovuto cambiarmi di nuovo. Peccato che niente di quel che avevo si abbinasse meglio di quel corpetto alla gonna scura e svasata che avevo scelto di indossare.
"Voltati" ordinò.
"Cosa?" chiesi ancora soprappensiero.
"Ti aiuto. Girati" ripeté James.
Colta di sorpresa, rimasi immobile e gli scoccai un'occhiata incredula. Ora era diventato anche sarto, oltre che cuoco?
"Senti non possiamo aspettare che tu trovi qualcos'altro nel tuo magico armadio senza fondo. Quindi, per favore, voltati" disse imperioso, facendo cenno di girarmi.
'Sempre il solito prepotente', pensai.
A corto di alternative, comunque, feci quanto mi chiedeva. Scostai i capelli dalla schiena e me li feci passare su una spalla.
"Sicuro di esserne capace?" non potei fare a meno di chiedere, quando vidi che esitava.
"Penso di poterci arrivare. Tu comunque, non hai mai pensato di passare alle cerniere lampo?" chiese lui, afferrando i lacci e iniziando ad intrecciarli con inaspettata maestria.
Mio malgrado, sussultai non appena le sue dita sfiorarono la mia schiena, pregai che James non se ne fosse accorto. Distratta da quel contatto impiegai un po' a rispondere.
"Non credo siano nel mio stile" mormorai in fine.
Lui sogghignò; nonostante il suo tocco fosse caldo e delicato un brivido mi percorse la spina dorsale. Per un attimo fui grata che nella stanza non ci fossero specchi e che James non potesse notare la tinta rosa acceso che mi aveva colorato gli occhi.
Prima di quanto avessi voluto, il suo tocco si ritirò.
"Fatto" annunciò "Può andare?"
"È perfetto" constatai fissando la stoffa che mi avvolgeva perfettamente i fianchi e la vita.
Mi voltai verso di lui con un sorriso di gratitudine che si spense immediatamente appena il mio sguardo fu catturato dal suo, intenso e seducente. Chissà come sarebbe stato perdersi in quell'ambra liquida. La sua mano si alzò all'altezza della mia guancia e per un folle istante pensai che stesse per accarezzarmela. Incredibilmente mi ritrovai desiderosa di ricevere quel contatto. Lui però fece un gesto secco, come se volesse scacciare qualcosa di fastidioso.
"Un insetto" spiegò.
"Grazie" mormorai imbarazzata, facendo ricadere i miei lunghi capelli scuri dietro la schiena.
"Di niente. Ma fossi in te ripenserei alla storia delle lampo" proseguì, a metà tra il severo e il divertito.
Sollevata dal cambio di atmosfera, sorrisi e misi su un'aria pensierosa.
"E rinunciare allo stile?" chiesi spalancando gli occhi inorridita, nella mia migliore imitazione di una certa reginetta del melodramma.
Gli angoli della bocca di James si curvarono in un sorriso, che tuttavia cercò di trattenere.
"No, comunque. Le cose semplici non fanno per me!" conclusi, allegra.
"Chissà perché non faccio fatica a crederlo" rispose lui, alzando gli occhi al cielo.
Risi. La prima risata vera da molto tempo, mi accorsi.
Al suono del campanello mi precipitai giù per le scale, per raggiungere Corbin e Lizzie.
Visto che James si era fermato a prendere la giacca in camera sua, lo aspettai sul pianerottolo.
"Vuoi farci fare tardi?" gli urlai in tono ironico.
"No, Scricciolo. Quello è compito tuo" rimbeccò lui, raggiungendomi.
Nonostante il tono fosse intransigente, lo scintillio nei suoi occhi tradiva il suo divertimento.
Usciti di casa, salutammo Lizzie e Corbin che ci aspettavano in auto. Malgrado le mie preoccupazioni restassero, ero stata davvero felice di aver ripreso a uscire con loro.
Quella sera avremmo festeggiato la vittoria di Corbin con la squadra di basket, riportata nell'ultima partita. Non vedevo l'ora di visitare il famoso Danny's Restaurant, a detta di tutti il miglior ristorante della città. Probabilmente il mio padrone doveva aver acquisito lì il suo talento culinario, dal momento che lui e Corbin ci avevano lavorato durante l'estate.
Appena prima di salire in auto, sentii la mano di James trattenermi. Mi voltai con sguardo perplesso, chiedendomi se avessi dimenticato qualcosa. Prima che potessi chiedergli alcunché lui avvicinò il viso al mio, mi irrigidii istantaneamente a quell'improvvisa vicinanza.
"È bello vedere che sei tornata la solita Ginny..." mormorò serio.
Per qualche motivo le sue parole mi fecero sorridere.
"La solita Ginny?" chiesi curiosa.
"Sì insomma, la solita squinternata" proseguì accennando un mezzo sorriso.
Avrei voluto prendermela per il suo commento poco carino, ma capii quanto in realtà fosse sollevato di vedermi star meglio, così decisi di sorvolare. Per questa volta.
"Te l'ho detto che ci avrei lavorato" mi limitai a commentare, stringendomi nelle spalle.
Sta volta il suo sorriso si allargò e una luce oro illuminò i miei occhi. Prima che uno dei due potesse aggiungere altro però il suono del clacson ci interruppe ed entrambi facemmo un passo indietro.
"Hey, voi due, sapete dove c'è una acustica perfetta? Nella mia auto! Perché non provate a continuare il discorso a bordo? C'é una fantastica bistecca da Danny's che non intendo far aspettare ulteriormente!" fece Corbin, sporgendosi dal finestrino.
James alzò gli occhi al cielo, ma si affrettò a salire a bordo. Ridendo, mi infilai sul sedile posteriore insieme a Lizzie.

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