Divine Beach

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Il rumore delle basse ondine del mare faceva da sottofondo a tutto il trambusto della spiaggia, dalle urla dei bambini alle allegre chiacchiere delle famiglie numerose.

Annabeth sbuffò e chiuse di scatto il sottile libro che stava leggendo, profondamente annoiata. I romanzetti rosa suggeriti dalle riviste non erano assolutamente il suo genere, ma, per qualche motivo, Piper li adorava con tutta sé stessa, e quella ragazza sapeva essere fin troppo convincente, a volte. L'intelligente biondina non era mai riuscita a capire come mai un maschiaccio come la sua amica potesse apprezzare un determinato genere di letture.
Annabeth scese dal proprio lettino da spiaggia e si avvicinò a quello di Piper scuotendo per una spalla l'amica, che stava ascoltando musica con gli Auricolari e probabilmente non l'avrebbe sentita, se Annabeth avesse chiamato il suo nome.

Piper si riscosse, smettendo di canticchiare e togliendo le cuffiette dalle orecchie.
-Pipes, mi annoio.
Si lamentò Annabeth, curvando le labbra in un leggero broncio.
-Va' a fare il bagno.- Propose la ragazza. -Io stavo giusto per entrare in acqua.
Piper indicò l'immensa distesa azzurra di fronte a loro.

Annabeth scosse la testa: non amava l'acqua, in particolare quella salata del mare.
Persino i meravigliosi panorami di quella località maritma non la entusiasmavano affatto.

-D'accordo-

Disse Piper. -Ho un'idea.
Annabeth iniziò a preoccuparsi. Le idee di Piper spesso comprendevano azioni pericolose e potenziale rischio di essere arrestati, oltre a bizzarre acconciature e spesso treccine.
-Potremmo affittare una di quelle barchette a pedali e fare un giro, per provare qualcosa di diverso.

Se Annabeth fosse stata anche solo un pelo meno annoiata, avrebbe urlato che non se ne parlava proprio e che morire affogata non rientrava nel suo programma per le vacanze, ma quella volta non se la sentì di rifiutare.
Si ritrovò ad annuire vigorosamente e a lodare addirittura l'idea.
Ho già detto che Piper sapeva essere veramente convincente?

La ragazza dalla carnagione più scura di alzò in piedi, afferrando il pallone da spiaggia e tirandolo con forza al proprio migliore amico, nonché quello di Annabeth, Will Solace, che stava beatamente sonnecchiando al sole, disteso sul lettino e con ancora stretta in mano la crema solare e un libro scolastico sulle ginocchia.

A Settembre, Will avrebbe dovuto recuperare una moltitudine di materie, fra cui di certo non compariva letteratura. L'insegnante si era sempre stupita di come un ragazzo così indisciplinato potesse scrivere temi meravigliosi dal tono melodioso e poetico.

-Quanta brutalità, Pipes!
Esclamò Will, che era appena balzato in piedi, terrorizzato e infastidito allo stesso tempo.
-Muoviti, idiota, si fa un giro in barca.
Ordinò Piper, per nulla impietosita, e ancora una volta lanciò oggetti addosso a Will.
Questa volta si trattava dei suoi pantaloncini e della sua maglietta dei 5 Seconds of Summer, per cui aveva una vera e propria passione che condivideva con Piper.
Will mugugnò qualcosa di incomprensibile, schivando il cappellino che Piper gli stava lanciando contro.
* * *
Jason era infastidito come poche volte nella sua giovane vita. Aveva raggiunto un livello di agitazione tale solo quando Leo aveva in qualche modo bruciato con il microonde la sua maglietta con il fulmine e quando, da piccoli, Thalia aveva staccato per vendetta la coda a forma di fulmine del suo pupazzo di Pikachu.
Sembrava che tutte le sue disgrazie comprendessero i fulmini, per qualche stupido motivo.

Considerando che per il compleanno successivo Leo gli aveva comprato una nuova maglietta identica a quella bruciata, e che allora aveva ricevuto dalla madre un Pikachu nuovo di zecca, si poteva dire che Jason era veramente, veramente infastidito.

Sul serio, non riusciva a capire il motivo per cui un tizio panciuto e peloso con un enorme panino al prosciutto in mano lo stesse accusando di aver rubato I suoi occhiali da sole.
-D'accordo, potrei anche averli lasciati sotto l'ombrellone, oppure averli dimenticati direttamente a casa, giovanotto, ma ti posso assicurare che li avevo poggiati su quel tavolo lì.

Indicò un tavolo di legno poco lontano con il dito tozzo.
Jason era esasperato. Quella situazione andava avanti da ben venti minuti. Notò Nico che usciva dalla cucina con un enorme vassoio in mano, e, scusandosi mentalmente con l'amico di sempre, tornò a rivolgersi all'uomo.

-Lo vede quel ragazzo? Bassino, pallido, un po' spettrale?
-Quello che sembra un morto vivente? Chiese il tipo, e Jason si sentì offeso per conto di Nico. Non era giusto dargli del morto vivente, quando a suo parere era anche un bel ragazzo.
- Giá, lui. Si occupa degli oggetti smarriti.
Mentì, con un sorrisone.
L'uomo grugnì e si allontanò, andando verso Nico.
Jason si girò, incontrando lo sguardo verde mare di Percy, la cui testa faceva capolino dalla porta del chiosco, con il cappellino a coprire la massa di capelli scuri.
-Ti auguro di finire sommerso dalla cacca di pesce, Jason. Ho dovuto mettere in acqua quella barca da solo.
Jason si avvicinò all'amico, sorridendo.
- Percy, io non ero neppure certo che i pesci facessero sul serio cacca, fino a due secondi fa.
-Lavori in uno stabilimento balneare, dovresti saperle, certe cose.E non ridere!-
Aggiunse Percy, notando che Jason si stava trattenendo per non scoppiare in una risata.
Ma d'altra parte, non era certo colpa del ragazzo se il mare non gli piaceva... Preferiva il cielo, come suo padre,che spesso lo portava a bordo dell'areoplano privato che guidava.
***
Piper sbuffò, trascinando le infradito sulla sabbia, più annoiata di quanto fosse disposta ad ammettere.
La verità era che la monotonia idilliaca della spiaggia non la eccitava minimamente, e si ritrovò a pensare a come un acquazzone estivo, una tempesta improvvisa, avrebbe potuto movimentare la situazione.
Erano ormai nei pressi dello stabilimento, e quando una ragazza in bikini indicò loro due giovani dalla maglietta rossa che discutevano fra loro, Piper, che era rimasta un po' indietro, raggiunse Annabeth e Will.
Quando uno dei due, il più alto, si voltò verso di loro, Pipes fu stupita.
I suoi occhi erano esattamente del colore del mare in tempesta, del cielo piovoso.

Aveva desiderato un acquazzone, una tempesta.
Li aveva avuti, anche se non nella forma che si sarebbe aspettata.
E pensare che era sempre stata la feccia della società delle amanti dei romanzi rosa: quella che non credeva ai colpi di fulmine.

Annabeth iniziava a rimpiangere di essersi fatta coinvolgere in quella strana situazione. Forse la camminata sotto il sole le aveva schiarito la mente, eliminando gran parte della noia provata fino a poco prima e restituendole la paura dell'acqua.
La ragazza infatti tollerava solo quella che sgorgava dai rubinetti o quella da bere.
Riscuotendosi dai suoi pensieri, Annabeth incontrò lo sguardi del ragazzo con cui stava parlabdo Piper, e trasalì.
I suoi occhi erano della stessa sfumatura verde tendente all'azzurro del mare. Nelle sue iridi si rifletteva l'acqua baciata dal sole, eppure il suo sorriso donava una luce nuova a quella tonalità.
Annabeth si disse che se il mare fosse sempre stato di quel colore, avrebbe anche potuto piacerle. Forse sarebbe arrivata anche ad amarlo.

Jason e Percy, dal canto loro, se ne stavano lì, a fare il proprio lavoro, molto concentrati sulle due ragazze, tanto da non notare una testa bionda e un viso abbronzato in mezzo a loro.

Ragazzi, spero l'abbiate capito.
Questa volta non c'entra Jason, eppure la parola d'ordine non può essere che "Colpo di Fulmine".
Se ne accorse persino Nico di Angelo, che, dietro l'enorme massa corporea dell'ergumeno con cui stava avendo a che fare, notò la testa bionda di Will, della quale, ne sono sicura, avete pensato per un attimo anche voi che mi fossi dimenticata.

Dedicato a 2004sofia, che mi ha catapultata in questo divino mondo, rendendomi ancor più pazza e più fangirl di quanto già non fossi.

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