- Dio Wes ... sei sveglio! Non posso crederci ... tutti noi ... eravamo ... - le parole gli morirono tra le labbra, per un attimo rimasi lì, immobile, a lasciarmi pervadere dal suo solito profumo, più lieve degli altri giorni, ma ancora persistente.

E poi eccola ... la fottuta illuminazione! Mia madre aveva parlato di amnesie poco prima, beh ... sorrisi tra me e me, ancora stretto tra le braccia di Kevin che non sembrava intenzionato a mollarmi.

- W-wes ... emh, va tutto bene? Perché sei così silenzioso? - chiese improvvisamente lui, scostandosi dal mio corpo e guardandomi negli occhi. Dovette vedere molta confusione nel mio sguardo.

- Io ... scusami, ma non credo di ricordarmi di te ... - ammisi con la mia migliore espressione mortificata sul volto.

Panico. Kevin rimase a bocca aperta, mortificato. Sarebbe potuto benissimo passare per un pezzo di ghiaccio formato umano perché non si mosse, continuava a fissarmi, forse incredulo di fronte alle mie parole.

- Senti, sei tipo uno dei miei cugini? O ... non so, un amico del College? - chiesi, cercando di mostrarmi il più delirante possibile. Sì, avrei infierito eccome sulla povera psiche dell'inglese. In fin dei conti avrebbe dovuta pagarla anche più cara di così, pensai.

Kevin scosse la testa. - No ... i medici l'avevano detto, ci avevano avvisati ... - sussurrò, portandosi le mani al volto in un gesto stanco e disperato allo stesso tempo.

- Che cosa? Che cosa vi avevano detto? -

- Che avresti potuto avere dei problemi a ricordare ... - rispose con un tono tombale – ok, non preoccuparti. Che cosa ricordi? -

- Che ... ero in giro con Seth, poi abbiamo avuto un incidente ... - dissi confusamente – mi sono svegliato e mia madre ha detto qualcosa su di te ... credo. Non sei mio cugino, vero? Non credo di averti mai visto prima ... -

Kevin si portò le mani al volto una seconda volta, poi sospirò forte. Cercai di trattenere le risate, per alcuni sarei potuto risultare diabolico, quasi machiavellico nelle mie macchinazioni, ma avevo appena trovato il metodo adatto per ripagare il mio dolce Kev. Si era comportato male con me, anche parecchio. Non mi riferivo alle botte, quelle me le ero meritate, quanto al negare continuamente la realtà dei fatti, ecco cosa mi aveva infastidito più di ogni altra cosa.

Far passare me come l'unico lì dentro che avesse voglia di saltargli addosso ... beh, avrei portato il mio inglesino preferito all'esasperazione, quello era certo.

- No, non sono tuo cugino. Sono il ragazzo di Celine. - disse lui dopo un lungo silenzio disperato.

- Celine? Io ... non so, non credo di ricordarla. - gli confidai quasi timidamente – non ci vediamo spesso noi due, vero? -

- N-no, infatti. Siamo inglesi ... - commentò lui sempre più abbattuto. Mi lanciò una lunga occhiata carica di tristezza – non ricordi davvero nulla, Wes? Niente di niente che mi riguarda ... ci riguarda? -

Per poco non gli risi in faccia, ma mi trattenni, non potevo cedere a quel punto o tutto sarebbe andato a puttane. - Noi due? Perché? Siamo molto amici? - chiesi godendomi il lieve rossore che gli imporporò le guance al sentire quelle parole – ho combinato qualcosa, vero? Ti ho fatto incazzare? -

- No! No, ma certo che no. Va tutto bene, Wes. - disse subito lui, allarmato – sta tranquillo. Ti riprenderai, ricorderai tutto ... - questa rassicurazione doveva valere più per sé stesso che per me.

Sì, probabilmente quando ti avrò ridotto alla frutta ... pensai, sghignazzando tra me e me per quella trovata assolutamente fuori di testa. Ci saremmo divertiti noi tre, ebbene sì ... ci saremmo proprio divertiti un sacco.

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