5. Pregiudizi

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L'infatuazione può essere definita come una forte passione, un forte coinvolgimento che ci spinge nelle braccia dell'altro e che spesso precede l'innamoramento.
Era ciò che provavo in quel momento.
Mi trovavo lì, di fronte ai suoi meravigliosi occhi, le labbra gonfie dei suoi baci e lo stomaco rivoltato.
Delicatamente toccai l'elastico dei pantaloni che cingevano i suoi fianchi, insinuai la mia mano al suo interno. La stoffa di pizzo che mi separava dal mio obiettivo era già umida, segno che anche lei stava provando le mie stesse sensazioni.
Era ormai sotto il mio controllo, ed era così bello dominarla. Avvicinai ulteriormente la mia mano facendo in modo che arrivasse finalmente al suo sesso pulsante. Potevo chiaramente percepire la sua eccitazione. Le mie dita scivolarono al suo interno, e da subito iniziai a penetrarla con le dita. Bastarono pochi tocchi a farla arrivare al limite. La guardai in faccia e notai la sua bocca mimare qualche parola. Sembrava un film muto poiché non riuscivo a sentire nessuna parola. Le labbra si muovevano ma il suono era inesistente. Strizzai gli occhi per mettere a fuoco meglio il punto e finalmente riuscì a sentire:

-"Camila svegliati. È tardi."-

Spalancai gli occhi e di fronte a me trovai il viso di Ally.

-"Avanti sbrigati, è ora di pranzo."-

Mi sollevai sui gomiti per guardarmi intorno confusa. Ero nella mia cella, e intorno a me non c'era traccia di Lauren. Ero incandescente ed esageratamente confusa.
Il mio sogno era stato così reale.
Ancora imbarazzata deglutì ma con estrema difficoltà, la gola era asciutta.
Decisi di alzarmi e di seguire Ally che si era già recata in mensa. Dovetti stare attenta a non farmi vedere da nessuno poiché prima di incamminarmi portai una mano tra le mie gambe.
Trasalì.
Ero completamente fradicia.

Arrivai in mensa decisamente in ritardo e dovetti subirmi la predica di uno degli agenti.
Dopo aver preso il mio vassoio mi voltai per cercare il tavolo di cui Ally si era impossessata quel giorno. Quando finalmente la trovai rimasi immobile a scrutare la scena. Si era appostata in uno degli ultimi tavoli in fondo alla stanza e seduta accanto a lei, c'era Lauren. Ridevano e scherzavano come fossero migliori amiche.
Ero indecisa, dovevo andare lì e comportarmi normalmente oppure fuggire e far finta di non esser mai stata lì?
Poi pensai che effettivamente non c'era motivo per cui scappare, era stata tutta una mia fantasia e non potevo certo evitarla a vita. Raggiunsi il tavolo e mi sedetti nell'unico posto libero; di fronte a Lauren. Il tavolo quel giorno era più popolato del solito, si erano aggiunte a noi anche altre due ragazze, una bionda e una mora, erano del nostro distretto ma non le conoscevo bene.
-"Ce l'hai fatta ad arrivare Cabeyo, ti credevamo persa."-
"Credevamo"? Chi, lei e Lauren? O chi altro? Stavo delirando.
-"Sono andata a fare una doccia."- Risposi.
-"Oh sì, ho visto che eri agitata mentre dormivi. Hai avuto un incubo?"- Rimasi scossa dalle sue parole. Mi aveva vista, forse avevo anche parlato e lei aveva capito tutto, ma non era da Ally provocarmi così. Mi schiarì la voce ed annuì.
-"Sì, un incubo."- Commentai posando gli occhi sul mio piatto.
-"Anche io ne avevo molti i primi mesi qui dentro."- Iniziò Lauren. Spostai immediatamente lo sguardo su di lei, nei suoi occhi e sorrisi di rimando.
Anche lei mi sorrise.
Qualcosa nel mio stomaco si attivò. Farfalle? A me sembrava più una rivolta contadina.
-"Allora, voi due siete molto unite ho visto."- Cambiai discorso indicando Lauren e poi Ally.
-"Oh sì, io e Brooke abbiamo avuto una storia d'amore intensa."- Le fece un occhiolino.
Un brivido mi percorse la schiena. La gelosia mi travolse. Ally e Lauren avevano avuto una storia d'amore. Come era possibile?
-"Oh.. Bello."- Riuscì a dire delusa.
-"Oh Signore perdona la mia amica perché ha peccato."- Disse Ally facendo il segno della croce.
-"Queste lesbiche mi rovineranno la vita."- Aggiunse sospirando.
-"Ma dai Ally lo sanno tutti che sei in astinenza da quando sei nata."- Si intromise Lauren.
-"Oh beh, questo è senza dubbio vero, ma anche tu Jauregui non scherzi. Avanti, dimmi che quando sei fuggita hai avuto tempo per una sveltina con qualche cameriera."-
-"Sei una stronza Brooke."- Disse fredda Lauren.
Ally le fece un occhiolino rapido.
-"Perchè non vai con Cabeyo, magari riesci a scioglierla visto che è tesa come un palo."- Buttò fuori Ally facendomi un sorrisetto malizioso.
Iniziai a sudare a freddo. Mi tornarono in mente i ricordi del sogno appena fatto e mi sentì in imbarazzo totale.
-"È troppo raffinata e sensibile per me."- Disse Lauren scrollando le spalle.
Raffinata e sensibile? Chi si credeva di essere? Non mi conosceva nemmeno, a malapena conosceva il mio nome. Mi alzai dal tavolo e senza dire una parola me ne andai.
Mi aveva davvero fatta innervosire, chi era lei per giudicarmi? Il mio respiro divenne più pesante e i battiti accelerati. Ero davvero stanca della prigione e quella presa in giro mi fece svalvolare. Entrai nella sala comune che per fortuna era vuota e mi poggiai con la testa al muro. "Calma Camila calma. Andrà tutto bene." Mi ripetevo a bassa voce nell'invano tentativo di consolarmi. Una goccia rigò il mio viso ma strizzai gli occhi con tutta la forza che avevo per bloccare la fuoriuscita di altre lacrime. Mi staccai dal muro e lo osservai. Bianco. Vuoto. Esattamente come me. Ancor prima di rendermene conto tirai un pugno a quel muro. Volevo riempirlo, di crepe magari, o forse di dolore, non ne ero certa.
Pochi secondi dopo cominciai a sentire del fluido caldo carezzarmi le dita. Guardai attentamente, era sangue.
-"La prossima volta picchia qualcuno, il sangue dovrebbe uscire a lei non a te."- La voce roca e graffiata arrivava dalla porta. Era Lauren. Non mi ero nemmeno accorta che fosse arrivata.
-"Che diavolo vuoi?"- Domandai infuriata.
-"Dirti che mi dispiace. Non volevo ferirti con le mie parole."- Disse guardando in basso.
Non riuscì a rispondere, lacrime di dolore inondarono il mio viso.
-"Hey hey che succede? Mi dispiace davvero se ti ho offesa."- Disse avvicinandosi a me.
-"Tu non mi conosci, perché mi hai definita in quel modo?"- Singhiozzai.
Lei si avvicinò ancora prendendo il mio viso tra le mani. Con entrambi i suoi pollici asciugò le mie lacrime. Io rimasi impassibile, ad ammirare i suoi occhi e il suo sorriso.
-"Guardati, stai piangendo per una sciocchezza, non sei come le altre qui dentro. Sei in qualche modo.. Innocente.."- Disse con un sorriso davvero tenero.
Probabilmente voleva essere dolce, ma a me risultò come una stronza saputella. Mi staccai da lei e mi asciugai le lacrime da sola.
-"Non ti devo piacere per forza."- Dissi fredda prima di girare le spalle e andarmene, lasciandola da sola, e probabilmente confusa, in quella stanza cupa.

Arrivai di corsa nella mia stanza e mi lanciai sul letto affondando la faccia nel cuscino.
-"Tesoro, tutto bene?"- Mi domandò Ally.
-"Prima sei scappata"-
-"È una stronza."- Buttai fuori.
-"Chi Lauren?"- Domandò.
-"Esatto."- Tirai su col naso nel dirlo.
-"Non lo fa apposta, è così purtroppo, il tempo l'ha cambiata. Io e lei siamo molto amiche da quando stiamo qui, forse è la mia migliore amica e come me nessuno la conosce. Non vuole ferire le persone, lo fa inconsciamente."- Mi spiegò Ally.
-"Beh inconsciamente mi ha fatta piangere."-
-"Sono sicura che le dispiace tantissimo, se vuoi le parlo io."- Propose carezzandomi i capelli.
-"Lascia stare, non ci voglio avere niente a che fare con lei."-
-"Camila stai sanguinando!"- Urlò in preda al panico.
Avevo completamente dimenticato del pugno che poco prima avevo sferrato verso il muro.
-"Non è niente."- Risposi minimizzando la cosa.
-"Devi andare in infermeria, e di corsa!"- Mi suggerì alzandomi dal letto.
-"Su su rapida!"- Mi spinse fuori dalla camera. Ally era davvero premurosa con me, ed ero veramente felice di averla incontrata.
-"Ai suoi ordini."- Sussurrai.

Mi recai ben presto in infermeria, ove la dottoressa mi fece entrare in una piccola saletta fredda e con un solo lettino.
-"Fammi vedere."- Mi ordinò indicandomi la mano sanguinante.
La sollevai e gliela mostrai.
-"Non è rotta e nemmeno fratturata, ma è meglio se la fasciamo."- Disse osservandola attentamente.
-"Lauren mi servono delle fasce immediatamente!"- Urlò.
Lauren? Quella Lauren? Era una fottuta persecuzione.
Lauren arrivò di corsa munita di un kit di soccorso dentro il quale potevo chiaramente vedere garze, cerotti e fasce molto spessa. I nostri sguardi si incrociarono non appena raggiunse il lettino sul quale ero comodamente sdraiata.
-"Sai cosa fare, io mi prendo una pausa e un caffè."-
Lauren annuì senza mai togliere lo sguardo dai miei occhi. Questa volta il suo sguardo era diverso, rammaricato, forse anche dispiaciuto.
Presa la mia mano e iniziò a ripulirla con del cotone impregnato di disinfettante.
-"Hai dato proprio un bel pugno."- Disse ridacchiando.
Io non le risposi, fissai la mia mano ora ripulita.
-"Senti davvero, mi dispiace, a volte dico cose senza pensarci."-
-"Potresti limitarti a finire il lavoro senza aprire bocca?"- Domandai seria. Non riuscivo ancora a capire perché ci fosse lei a fasciarmi e non la dottoressa ma la cosa non mi riguardava.
-"Potrei ma non voglio."- Disse in tono duro.
-"Scusa?"- Domandai sorpresa.
-"Voglio farti capire che non sono così. Lo so che ora mi credi una stronza ma non lo sono. E non avevo intenzione di offenderti, anzi, era un complimento il mio. Sei davvero bella e il tuo essere così sensibile è fantastico, è raro da trovare in luoghi come questo."- Ammise con tutte le sue forze. Rimasi abbastanza sorpresa, forse avevo visto le cose dal punto di vista sbagliato.
-"D'accordo, accetto le scuse."- Lauren mi sorrise e concluse il suo lavoro. Io mi alzai dal lettino e la ringraziai.
Inizia a camminare verso la porta ma mi bloccai. Lauren era girata di spalle e stava ripulendo il lettino. Silenziosamente mi avvicinai a lei tanto da incastrare il mio bacino sul suo sedere. Riuscì ad avvertire il brivido che le percorse la schiena. Mi sporsi verso il suo orecchio quasi a volerle dire qualcosa, ma poi mi spostai più in basso, sul suo lobo, che leccai e succhiai lentamente. Lauren ansimò leggermente. Con le mani strinsi forte i suoi fianchi per tenerla ferma. Era mia. Mi concentrai sul suo collo, così chiaro e perfetto, troppo perfetto. Leccai tutto il perimetro del suo collo cominciando ad eccitarmi da sola. Poi tornai all'orecchio al quale sussurrai sensualmente:
-"Tu non mi conosci. Non hai idea di come sono realmente."- La osservai un ultimo istante, aveva gli occhi serrati e fissava il vuoto, come fosse scioccata.
Me ne andai, lasciandola nuovamente sola, ma questa volta, con un tocco di mistero.

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