UN AVVERTIMENTO

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Alec
Mi sveglio di soprassalto con con il cuore in gola.
Sento un suono soffocato, come un urlo che non vuole venire fuori.
Mi giro verso la sveglia e, notando l'ora, mi lascio cadere pesantemente sul letto.
Solo ora mi rendo conto dell'assenza di Magnus.
Subito vengo invaso dall'agitazione, da quando Emma mi ha minacciato di distruggere tutto ciò che amo non sono più riuscito a stare calmo e, sopratutto, ho iniziato ad avere una grande paura per Magnus.

-Magnus?- dico

Nessuna risposta.

-Magnus ci sei?-

Sento di nuovo quel suono.
È più un rantolo che un suono.
Come un lamento di puro dolore.
Un dolore talmente forte che ti impedisce di urlare.

Spingo via le coperte e, dopo aver acceso la luce, scendo dal letto con le gambe che mi tremano.
Non so bene cosa aspettarmi, probabilmente è solo immaginazione, probabilmente la mia tensione è tale da provocarmi brutte allucinazioni.

Guardo un attimo in giro per vedere se c'è Magnus, magari sdraiato a terra.
Niente.
Resta una sola stanza in cui guardare: il bagno.
Mi avvicino alla porta di legno pesante.
Cerco il pomello e lo giro.

Non si apre, sarà chiusa dall'interno.

-Magnus? Magnus sei là dentro?-

Di nuovo quel lamento, ma questa volta dice qualcosa, qualcosa di preciso.
ALEC.
Quella voce è di Magnus, la riconosco nonostante il rumore delle macchine sulla strada, nonostante il rumore delle onde, nonostante sia quasi solo un sussurro.

Inizio a tirare calci alla porta.
1
2
3
4
E poi 5.
5 calci per aprire una dannatissima porta che mi separa dalla persona che amo.
La porta si scardina e, per un attimo, temo che sia finita addosso a Magnus, finché non lo vedo.
Accasciato infondo al bagno vicino alla finestra.
Il sangue macchia tutto il pavimento bianco e il suo pigiama, normalmente pulito e senza una piega, ora è tutto macchiato e strappato.
Senza neanche dover comandare alle mie gambe di muoversi corro verso di lui.
La vista offuscata dalle lacrime.
La mente svuotata.
Non riesco a pensare a nulla, solo e soltanto a lui.
So di chi è la colpa.
E non glielo perdonerò.
Mi getto su Magnus e tiro la sua tasta sulle mie ginocchia.

-A...- prova a parlare, ma al posto di parole escono sputacchi di sangue.

Non riesco a ragionare, sento solo il mio cuore pulsare.

-n~no, no non parlare... Devi conservare le forze... Aspetta..-

lo fisso ma senza vederlo davvero.
La sua immagine è una macchia sfocata e indistinta.

Appoggio delicatamente la sua testa sul tappeto morbido sotto la finestra e mi trascino verso la cordicella delle emergenze che penzola sopra la vasca da bagno.
Inizio a tirarla ininterrottamente.
Sto piangendo.
Lo so perché sento le lacrime colarmi giù dagli occhi e accarezzarmi le guance.
In momenti come questo le lacrime sono importanti, ti accarezzano il viso come per cercare di rassicurarti, come per cercare di spingerti a sfogarti senza timore che qualcuno ti giudichi.

Torno da Magnus e lo stringo a me.
Mentre aspetto l'arrivo dei soccorsi cerco di parlargli, ma non mi viene in mente nulla.
Nulla che possa rassicurarlo.
Ho scelto di non parlare perché "andrà tutto bene vedrai" è la classica frase che sostituisce le 3 parole che nessuno vorrebbe sentirsi dire: "stai per morire".

Gli prendo le mani e, solo adesso, noto che stringe un piccolo foglietto giallo.
Glielo sfilo delicatamente e lo apro.
È macchiato del suo sangue, ma le parole sono ancora ben evidenti.

Che questo ti serva come avviso...
Io mantengo sempre la parola data e questa ne è la prova.
Se le ambulanze sono abbastanza veloci dovresti riuscire a salvarlo, ma se dirai anche solo una parola su questa faccenda (e su quella dei nostri genitori) salvargli la vita servirà solo per farlo morire 3 ore dopo essere stato dimesso dall'ospedale. A te la scelta.
Un bacio.
                                                                                                                 La tua sorellina.

Stringo il foglio fino a stracciarlo completamente e a sentire la mia pelle viva sotto le unghie.

~

Ci sono voluti solo 3 minuti agli infermieri dell'hotel per arrivare e intanto le sirene delle ambulanze al piano di sotto suonano a tutto spiano.
Fissano Magnus su una barella e si precipitano giù dalle scale con me alle calcagna.

Fanno tutto talmente velocemente che mi viene difficile decifrare i loro movimenti.
Issano la barella sull'ambulanza e io, senza neanche chiedere, mi ci fiondo dentro e mi siedo dietro l'unica persona che io abbia mai amato davvero.
Gli accarezzo i capelli cercando di tenerlo sveglio (come mi hanno detto di fare i medici) raccontandogli qualche storia e cantando qualche canzoncina che mia mamma mi cantava quando mi sbucciavo un ginocchio.

Arrivati all'ospedale, ovviamente, non mi hanno fatto entrare i sala operatoria, nonostante tutte le mie suppliche (che non sono sicuro che comprendessero)

~

3 ore.
3 ore di assoluto stress.
3 ore di pianto.
3 ore di tortura mentale.
Si, ci sono volute 3 fottutissime ore prima che arrivasse un dottore tutto impettito.
Inizia a farfugliare qualcosa in brasiliano.

-scusi non parlo il brasiliano- dico continuando a torturarmi l'unghia del pollice sinistro.
-ah già.. Voi siete i pazienti americani.. Il suo amico sta bene, aveva un polmone perforato ed era abbastanza grave, ma i chirurghi sono riusciti comunque a sistemare la cosa... L'unico problema è che è in coma... A perso molto sangue e deve anche aver preso una brutta botta alla testa. Non so quanto gli ci vorrà per svegliarsi, però..-
-posso vederlo?- dico interrompendolo e, vedendo la sua espressione, sembra piuttosto seccato.
-mi scusi, ma solo quelli della sua famiglia possono entrare... Abbiamo un telefono se vuole avvertire i genitori...-
-i suoi genitori sono morti... Sono io la sua famiglia, la prego-
-va be' in questo caso entri pure...-

Seguo il medico fino a una piccola stanzetta e appena la porta si apre vengo innondato da un odore di sangue e medicinali.
Magnus è sdraiato su un piccolo letto in una camera troppo bianca per il suo stile.
La sua pelle, generalmente ambrata, ora è bianca. Fin troppo bianca.
I lividi che ha sugli zigomi mi fanno pensare che sia stato picchiato oltre che pugnalato...
Ma, nonostante tutte queste piccole imperfezioni, il suo viso non riesce a smettere di sembrarmi bellissimo, dolce e unico.

Mi siedo sul piccolo sgabello accanto al letto e gli prendo la mano.
È fredda e non ricorda per niente la mano che questa sera, prima di dormire, mi ha accarezzato le tempie.
Non ricorda per niente la mano di Magnus Bane.

Una lacrima mi scende dal viso e non posso fare a meno di appoggiare la tenta alla sua spalla.

-ti amo Magnus e ti giuro, ti giuro sull'angelo Raziel che io ti vendicherò... Fosse anche l'ultima cosa che faccio!-

Malec || StayWhere stories live. Discover now