Sbuffo e gli racconto alla larga cosa è successo. Non mi va che lui sappia i dettagli,altrimenti mi chiederebbe perché ho fatto determinate cose e sinceramente non ho proprio voglia di parlarne.

-Capisco, quindi lui ha..-

-Sì- lo interrompo e mi alzo vedendo il locale svuotarsi.

-Un ultima domanda- mi blocca alzandosi pure lui.

-Spara-

-Perché temevi così tanto che la sua reazione fosse proprio quella che ha avuto?-

-Perché Sì. Ora devo andare.Grazie de passaggio-

-Nicole- lo sento chiamarmi, proprio come ieri. Attraverso la strada ed entro a scuola, preparandomi ad affrontare un'altra noiosissima giornata.

Le lezioni procedono in modo lento e noioso, come al solito, fino a quando, a metà dell'ultima ora, non ricevo un messaggio. Sblocco lo schermo e noto di averne anche un altro, di mia madre.

"Ciao tesoro, scusa se ti disturbo. Volevo solo dirti che non mangio a casa" al solito. Non rispondo e visualizzo l'altra notifica. È di Luke.

"Hey Nic, mi dispiace per ieri. Io non so cosa mi sia preso. Perdonami, ti prego" che gran faccia tosta. 

Alzo la mano richiamando l'attenzione del professore che mi permette di uscire dopo averglielo chiesto educatamente.

Mi dirigo verso il bagno, così da potergli rispondere, sebbene non se lo meriterebbe.

"Di perdonati lo chiedi a tua sorella, va bene?Non a me. La prossima volta, biondo, pensa prima di fare qualcosa coglione del cazzo. Ah e non azzardarti più a chiamarmi Nic" sono stata educata no? Come le brave ragazze, anche se non sono per niente brava. La sua risposta non impiega molto ad arrivare.

"Vuoi calmarti? Ti incazzi per cosa inutili che si potrebbero sistemare parlando civilmente invece che insultandosi tramite uno stupido aggeggio. Ma tanto a che serve parlare con te? Se solo una stupida bambina viziata, non meriti nemmeno le mie scuse"non gli rispondo e torno in classe. Aprendo la porta sento una risata generale rivolta verso la cattedra e capisco che, come al solito, il professore si è messo a parlare delle sue esperienze giovanili. Mi siedo al mio posto svogliata. Voglio dire, che cazzo me ne frega della sua vita. Non mi interessa sapere se lui voleva fare l'aviatore, solo che per seguire la donna che amava ha dovuto rinunciare al suo sogno per poi fare il barista e finire,non so come,a fare l'insegnante. Cioè vivevo anche senza saperlo.

Appena la campanella suona, sussurro un alleluia e dopo aver preso le mie cose esco velocemente dall'aula seguita poi dai miei compagni.

Nel cortile incontro Lottie e Lexi, le saluto e mi dirigo verso casa mia programmando di ordinare una pizza e oziare tutto il giorno. E sarebbe andato così, il mio bellissimo pomeriggio, se qualcuno non mi avesse afferrata per il polso facendomi indietreggiare. E chi poteva essere se non lui. Mio Dio, quanto è fastidioso.

-Che vuoi?- incrocio le braccia al petto e lo fisso. I suoi occhi sono così chiari e sono davvero magnifici.

-Vuoi una foto per caso?-ironizza e io lo fulmini con uno sguardo. Cazzo ride?

-Ti sembra forse il momento di scherzare?-

-No hai ragione, volevo solo scusarmi per ciò che è successo ieri. Ho un piccolo problema di autocontrollo e..-

-Stop!- lo interrompo- ti ha mandato Ashton?-

-Eh?... Perché me lo chiedi?- si gratta la nuca e io rido amaramente.

-Lo immaginavo. Ora vattene fuori dalla mia vita.Sono sicura che ci sia qualche puttana che si lascerà fare quello che io ieri non ti ho permesso. O quel calcio per caso ti ha fatto così tanto male, come speravo? Devi capire che a me di te non importa nulla. Ti ho lasciato fare solo perché mi divertivo- sorrido anche se so che sto solo dicendo bugie.

-So che stai mentendo e telo dimostrerò-

-E sentiamo, come vorresti fare? Sedurmi? No, mio caro, con me non attacca- lo sfido. Si guarda intorno capendo di non poter fare molto visto il sovraffollamento di ragazzi nel cortile della scuola. Si volta di nuovo verso di me e si avvicina.

-Non so, mia cara, ma ora ti do due possibilità: o sali in macchina da sola o sarò costretto a fare come ieri-

-Non ne avresti il coraggio. Dopotutto- faccio un gesto con le braccia per indicare la gente- siamo in un luogo pubblico pieno di ragazzi-sorrido contenta, ma lui lo smorza con le sue gelide parole.

-Oh puoi starne certa, non mi faccio problemi per questi ragazzetti. Non ho paura di loro. La vera domanda qui è se tu hai il coraggio di fare una scenata davanti alla tua scuola, dove sai che tutti ti possono vedere. Vorresti davvero che tutti vedessero cattiva e forte Nicole venire "battuta" da un biondino. Ne andrebbe della tua reputazione, mia cara- mi sussurra all'orecchio ridendo.

-E tu che ne sai?

-Oh io so più cose di quanto credi. Ora vuoi salire?-mi apre la portiera del passeggero. Salgo e lui mi segue subito dopo.

-Sapevo avresti fatto la scelta giusta- sbuffo e mi volto verso il finestrino. Infilo le cuffie per evitare ogni tipo di rapporto fisico con lui.

Stessa strada, stessa auto, stessa casa. Lancio uno sguardo al biondo e lui alza le mani in segno di difesa.

-Scendi-ferma l'auto e mi guarda.

-No!-

-Ho detto scendi! Non mi fare arrabbiare come ieri- lo accontento, ma non mi arrendo.

-Ah quindi è questo il tuo piano. Fare delle finte cazzo di scuse e riportarmi in questa enorme villa bianca. Per cosa poi? Soddisfazione personale?Tu non sei e non sarai mai nessuno per me. Spero che questo concetto ti sia chiaro-

-Stai zitta ed entra-

-Altrimenti? Cosa hai intenzione di farmi ancora?

-Altrimenti ti...-

-Gentile come sempre, vero Luke?- mi volto verso quella voce. È il ragazzo col piercing al sopracciglio di sabato sera, mi pare fosse...

-Michael che vuoi?- ecco si Michael, lo sapevo.

-Venite dentro- seguo i due ragazzi all'interno di quella casa, anche se definirla tale è solo un eufemismo. Al contrario di ieri, ora ho la possibilità di osservare meglio l'interno della casa e devo ammettere che è tutto magnifico. L'accostamento tra il bianco e il nero mi è sempre piaciuto. Fin da piccola ho sempre voluto vivere in una casa con un arredamento come questo.

Sento qualcuno schiarirsi la voce alle mie spalle e mi volto.

-Ashton. Perché sono qui?-

-Ho detto io a Luke di portarti qui-

-E perché non sei venuto tu a prendermi?- incrocio le braccia.

-Perché lui doveva chiederti scusa per ieri e sapevo che non l'avrebbe mai fatto se non ci fosse stato un valido motivo-

-E quale sarebbe?-

-Beh vedi questa è la casa del nostro produttore discografico e noi..-interviene Michael.

-Aspetta...produttore discografico?- lo interrompo accigliata -Cosa state cercando di dirmi?-

-Noi siamo una band, Nicole- spiega Luke

-Beh..lo eravamo- precisa il riccio.

-Una band? Ma cosa?-

-Forse è meglio che tu ti sieda- mi indica il divano. 



Nota Autrice: 

Ringrazio ohitskia per la sua collaborazione in questo capitolo. Vi invito a leggere la sua storia perché sono sicura gradirebbe molto. Sei contenta ora Chiara? No scherzo.

Comunque stavo pensando di cambiare luogo della storia da Chicago a Los Angeles. 

MY SOLUTION l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora