Capitolo 12

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-Tradito Jason??- domando incredula e soprattutto confusa.

-L'anno scorso, ad Halloween-

-Mamma,è stato solo un bacio e oltretutto io e Jason non stavamo nemmeno insieme-

-Ah;beh lasciatelo dire: non si capisce quando state insieme e quando no-

-Che vuoi dire?- la guardo confusa.

-Voglio dire che sembrate più due amici che si baciano e che vanno a letto insieme, invece che due fidanzati- afferma e io distolgo lo sguardo,soprattutto per l'imbarazzo.

-Lo so, ma è complicato. Tu non preoccuparti. Io sto bene con lui e non lo tradisco- la rassicuro accarezzandole un braccio -ora è meglio che mi prepari o farò tardi a scuola- aggiungo andando in camera per vestirmi.

-Lo sai che dobbiamo ancora parlare di sabato sera?- mi urla dal piano inferiore.

-Perché?Cos'è successo sabato sera?- scherzo e lei ride.

Apro l'armadio ridacchiando e prendo un vestito rosso che mi arriva fino sopra al ginocchio. Lo indosso abbinandolo con un paio di sandali del medesimo colore.Preparo la borsa con i libri dei corsi mattutini e scendo le scale.Entro in cucina e mia mamma si volta. Mi fissa per qualche istante e poi sorride.

-Ho fatto i pancakes- torna con la testa rivolta verso il fornello.

-Pancakes? Per due giorni di fila?Mamma, così mi vizi- ridacchio sedendomi su uno sgabello.

-Lo so, ma ne avevo voglia-sorride -puoi prendere la spremuta dal frigorifero? Ho dimenticato di prepararla-

-Certo- mi alzo e la prendo.Chiudo il frigorifero e noto un post-it attaccato con una delle calamite già presenti.

"Grazie mille per essere riuscita a prendere Fiocco di Neve e scusami per averti svegliata nel bel mezzo della notte." Sotto ci sono anche un numero di telefono e una firma, anche se ormai avevo capito chi l'avesse lasciato. Non che ci fossero molte altre probabilità. Il foglietto ieri non c'era e nessuno oltre me e mia mamma è stato in casa stamattina e certamente quella non è la scrittura di mia mamma.

-Cos'è?- domanda l'altra donna nella stanza avvicinandosi. Mi ero dimenticata della sua presenza.

-Niente di che, solo un biglietto che mi ha lasciato il mio amico in cui si scusa per stanotte-rispondo piegando il pezzo di carta e non avendo jeans e quindi tasche lo infilo nella scollatura del vestito. Lei ride e va verso lo sgabello di fronte al mio. Seguo i suoi movimenti e dando un'occhiata al bancone vedo che la colazione è pronta. Mangio velocemente per evitare il più possibile le domande di mia madre. Quando finiamo vado di sopra per prendere le ultime cose e torno di sotto di corsa.Usciamo di casa e prendiamo la macchina andando verso la scuola.Arriviamo giuste in tempo, perché appena scendo dalla macchina, la campanella suona. Saluto mia mamma e mi dirigo velocemente, come ieri, verso l'aula di filosofia. Entro e noto con piacere che il professore non è ancora entrato. Mi siedo vicino a Lottie che mi ha tenuto il posto infondo, come sempre. Lei mi guarda aspettando una risposta. Peccato che non so quale sia la domanda.

-Che c'è?- chiedo.

-Come mai così in ritardo?-

-Non sono in ritardo, sono arrivata giusta- sbuffa scherzosamente, ma non replica.

Il professore entra e mi volto verso di lui per ascoltare la lezione. La filosofia, come ho già detto e continuerò a ripetere, mi ha sempre attratto parecchio, nonne comprendo il motivo. Forse è la gioventù, l'adolescenza, quel periodo in cui tutte quelle belle frasi che si leggono nei libri lesi vogliono sentire pronunciate dal ragazzo che si ama. Le persone sono strane: vogliono essere amate, ma non amano; vogliono essere felici, ma non rallegrano gli altri nel momento del bisogno; vogliono essere aiutati, ma non sono mai disponibili. Il mondo ormai è immerso nell'egoismo, nell'odio e non dovrebbe essere così. I miei pensieri si interrompono quando sento la voce del professore richiamare la classe.

MY SOLUTION l.h.Where stories live. Discover now