44

4.5K 414 27
                                    

Spartacus, così come gli altri, aveva osservato tutto: la fustigazione di Levi, e l'addio tra lui ed Eren, ma più di chiunque altro bruciava di rabbia, perché avrebbe voluto aiutarlo ma ovviamente non aveva potuto, e quella mattina, mentre si preparava per combattere contro Crisso, giurò sul proprio onore che avrebbe cercato di impedire che venisse venduto, subito dopo aver dato inizio alla rivolta.
Aveva tempo fino a dopo la festa organizzata dal padrone, perché Batiato, temendo di venire deriso, difficilmente avrebbe rischiato che qualcuno degli ospiti vedesse uno degli schiavi che gli si erano ribellati: se non fosse riuscito a scatenare la rivolta prima di allora, per Levi non ci sarebbe stato più nulla da fare.
Comunque, il trace aveva un piano preciso, che avrebbe messo in atto con l'aiuto di quelli che erano "gli schiavi più importanti" nella villa: avrebbe combattuto contro Crisso, che alla fine aveva abbracciato anche lui l'idea della ribellione, per il diletto dei romani presenti almeno fino a quando Mira, con la scusa di prendere altro vino per gli ospiti, non fosse scesa in cantina e avesse ucciso la guardia che ora presidiava il cancello della palestra. A quel punto, tutti i gladiatori che avevano aderito alla rivolta avrebbero avuto via libera, e per i romani si sarebbero aperte le porte dell'inferno.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Il trace si abbassò nel momento in cui Crisso gli venne addosso, e rotolò dalla parte opposta rispetto a lui, colpendolo intanto al ginocchio con il pomolo della spada: in questo modo riuscì a far credere agli spettatori ammassati sulla balconata della villa che il combattimento fosse serio, che il suo obbiettivo fosse menomare l'avversario, e poi riuscì a lanciare un'occhiata eloquente a Mira senza che nessuno ci facesse caso. La vide annuire e dire qualcosa a Lucrezia, per poi scomparire alla vista. A quel punto, tornò a fingere di lottare per la vita insieme al confratello: parata, affondo, scudo, poi una piccola ferita sulla spalla, poco più di un graffio, e di nuovo una schivata e poi un tentativo di attacco, che venne a sua volta bloccato.
I due andarono avanti così ancora per un po' ma nessuno tra i romani si accorse che si trattava di una messa in scena, forse perché pochi di loro sapevano combattere davvero, o forse, più semplicemente, perché anzi che seguire la lotta con attenzione preferivano confabulare tra loro non si sa di cosa, sempre con quegli odiosi sorrisi di circostanza stampati sui volti incipriati. Poi, Spartacus trovò il modo di posizionarsi nuovamente davanti al balcone, e riuscì a scorgere Mira, in un angolo, che lo fissava mostrando le mani lerce di sangue.
Era il momento.
Quel giorno, sarebbero stati i romani quelli in ginocchio, e gli schiavi avrebbero avuto potere di vita e di morte su di loro.
Quel giorno la storia sarebbe cambiata.
Spartacus attaccó di nuovo, ma nel contempo batté due dita sullo scudo, e Crisso rispose al segnale: parò l'affondo, poi rimase in ginocchio con lo scudo alzato davanti a sé; Spartacus scattò in avanti e gli corse incontro con la spada alzata sopra la testa, come se lo volesse attaccare ancora, ma quella lama neanche sfiorò il confratello, e rimase levata sopra la testa di chi la brandiva, rilucendo alla luce del sole come se il dio Apollo l'avesse baciata, quando il trace saltò sullo scudo con tanto slancio da ritrovarsi sospeso in aria ad un'altezza vertiginosa, a solo pochi millimetri dalla balconata dove i romani lo fissavano con gli occhi sgranati per la paura.
Lo schiocco della frusta nell'aria, poi la stretta ferrea del cuoio intorno al braccio, ed il trace già si sentì trascinare di nuovo verso il basso, ma Crisso fu svelto a spiccare un salto e a recidere la frusta con un colpo di spada.
Dopo, le urla dei romani sulla balconata, il viso di Batiato macchiato del sangue di uno schiavo che era stato costretto a fargli da scudo, e la fuga disperata di tutti gli ospiti verso l'interno della villa, che però trovarono ghermita di gladiatori assetati di sangue, e se non loro, tutti gli altri schiavi che, guidati da Mira, altro non volevano che la morte di chi per anni li aveva malmenati e umiliati.
Le guardie che stanziavano nel cortile intervennero sedutastante, e insieme a loro anche tutti gli altri soldati che i romani erano riusciti a richiamare, e a quel punto, il vero inferno prese vita entro i confini della villa di Batiato: si udivano solo grida di battaglia e di morte, ed il clangore del ferro contro il ferro; non c'era un singolo uomo, soldato o gladiatore che fosse, che non si trovasse ad ingaggiare un combattimento, ed il sangue schizzava verso il cielo limpido, creando l'illusione di un macabro tramonto, mentre i gladiatori, sia dentro che fuori la villa, già mietevano le prime vittime.
Barka e Crisso soprattutto si lasciavano dietro un cadavere dietro l'altro, anche grazie all'aiuto del maestro Enomao, che dopo l'esitazione iniziale dettata più dal senso del dovere che altro, aveva infine scelto di restare accanto ai propri allievi fino alla fine, anche in quell'iniziativa che secondo lui non avrebbe portato altro che ulteriori disastri.
In poco tempo, nel cortile non ci fu più una sola guardia in grado di bloccare i gladiatori, che lasciandosi dietro i propri morti con uno stoicismo quasi spontaneo, si riversano dalle cantine nella villa vera e propria, quasi tutti puntando al primo romano che capitasse loro a tiro.
Barka invece tirò dritto, uccidendo solo quando strettamente necessario: per il momento, il suo obbiettivo primario erano i sotterranei della villa, e chi era rinchiuso al loro interno.

Questo capitolo doveva venire mooolllltttoooo più lungo ma alla fine ho deciso di spezzarlo in due per non lasciarvi senza aggiornamento (voglio dei biscotti in cambio 😌) ! È stata una vera fatica scriverlo quindi non so quanto può essere venuto bene... Tutta colpa di quella merdina umana di Leopardi, che mi tocca studiare per martedì... Davvero lo odio!
A presto! 💜

Schiavi di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora