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Dovrei essere in ospedale, da mio nonno, ma appena sono scesa dalla macchina di Jack sono scappata via. Qui nessuno mi troverà.

Io non ho mai pregato. Credo che esista un dio, ma non nella chiesa. Dio esiste, che poi si chiama Allah o Buddha non importa.

Nel villaggio c'è una cappella. I lupi non hanno una religione specifica, per di più sono cristiani cattolici, ma ci sono anche musulmani e ebrei. Per questo nel nostro villaggio non c'è una chiesa, ma una cappella. Come negli ospedali, un luogo sacro dove pregare il proprio dio e chiedere perdono.

Io però non so come si fa. Non conosco nemmeno una preghiera e non so come si parla con dio e se mi ascolti. Forse ascolta solo le persone che lo hanno pregato per anni.

Comunque io me ne sto seduta qui, in questa cappella, seduta a guardare il vuoto davanti a me, sperando che dio capisca quello che voglio dirgli anche senza pregare.

Stringo tra le mie mani ancora il tesserino del cacciatore che ho ucciso.

Credo di aver fatto la scelta sbagliata. I chilurghi salvano solo vite, senza che debbano uccidere qualcuno. Se un paziente muore per un errore è stato solo quello, un errore involontario. Io oggi ho ucciso un uomo per salvare la vita a quei ragazzini. Uccidendolo ho salvato due vite e ho vendicato la morte delle persone che lui aveva già ucciso, ma io non mi sento meglio.

La porta della cappella si apre, ma io non guardo indietro. So già chi è, riconosco il suo odore. Se io non vado in ospedale il nonno viene da me. Sento la sua sedia a rotelle cigolare. Si ferma davanti alla fila in cui sono seduta e mi guarda.

Io non riesco a guardarlo. Provo così tanta vergogna e non so perchè. Io ho fatto quello che dovevo fare, quello che tutti si aspettavano da me. Dovrei essere contenta, oggi ho salvato due vite! Allora perchè sono così triste?

<< Quando si sbaglia si cerca conforto. >> dice il nonno con la sua voce roca ma dolce allo stesso tempo << Ma non dalle persone che ti amano. Cerchi un conforto da chi non puoi sentire. Capisco la fede e il conforto che può dare, ma alcune volte non è abbastanza. Alcune volte hai bisogno di conforto da qualcuno che può dirti parole rassicuranti. >>

Mi volto verso di lui, con le lacrime silenziose che bagnano il mio viso e dico: << Oggi due ragazzi innamorati sono sopravvissuti, molto probabilmente erano due stregoni. Oggi un cacciatore è morto. Oggi io sono diventata una assassina. >>

Con un po' di fatica si solleva dalla sedia a rotelle e si siede accanto a me.

Mi prende la mano e dice: << Vorrei dirti che con il tempo passerà, ma non passerà mai. Tu oggi hai fatto uno sbaglio, ma non lo sbaglio che pensi tu. >>

Lo guardo un po' confusa e lui continua: << Questa è una guerra, bambina mia. Oggi hai fatto il tuo dovere verso la società. Sai in cosa hai sbagliato? Hai dato un nome a quel volto. L'ho fatto anche io. Trent'anni fa dei cacciatori hanno attaccato il villaggio e io ho ucciso una donna. Ho fatto esattamente lo stesso errore che hai fatto tu. Mi sono chinato, ho frugato nella sua tasca e ho preso il suo tesserino. Si chiamava Alessia Morello, aveva origini italiane. Era una cacciatrice da sei mesi e io le ho sparato tre volte nello stomaco. Aveva quindici anni, la stessa età dei ragazzini che hai salvato tu. Ho indagato su di lei e ho scoperto che aveva ucciso più di cento bambini lupi mannari e che aveva intenzione di ucciderne altri trecento. Io l'ho uccisa e ho salvato quei trecento bambini. Però, ancora oggi, nei miei incubi il suo viso innocente mi ritorna in mente. Vorrei non aver mai preso il suo tesserino, vorrei ricordare solo il suo volto e basta. Quel giorno non sono stato un bravo soldato. Da quel momento ho imparato a tenere le emozioni fuori dal lavoro. Ho ucciso altre persone e ho provato tanto rimorso, ma non ho mai permesso che questo ostacolasse il mio lavoro. Capisco come ti senti, capisco quello che stai pensando, però questo non deve fermarti. Oggi hai salvato due ragazzi, domani salverai altre persone e lo stesso farai dopo domani e il giorno dopo ancora. Salverai più vite di quante immagini. >>

Freya, la ragazza che splende alla luce dorataWhere stories live. Discover now