•CAPITOLO 32•

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Questa settimana è passata molto lentamente.
Thomas è partito per un servizio di moda e io sono rimasta a casa a cullarmi davanti al caminetto acceso.
Ne ho approfittato anche per preparare l'albero di Natale e il presepe.
Adoro il Natale e l'aria di serenità e di festa che si respira in questo periodo.
L'unica nota stonata in tutto ciò è che quest'anno non ci sarà mia madre a rallegrare la casa e la cucina con i suoi dolci natalizi.
Non so nemmeno se verranno i nonni e gli zii a cena la sera della vigilia.
Ogni anno, in passato, casa mia si riempiva di parenti da ambo le parti quest'anno ancora non si parla di nulla d'altronde mancano ancora due settimane.

Esco per andare al centro commerciale.
Voglio comprarmi un intimo nuovo e un vestito per capodanno anche se molto probabilmente non andrò da nessuna parte perché voglia di festeggiare non ne ho. Prendo il pullman e mi godo le strade illuminate con le luminarie natalizie e i vari negozi tutti addobbati a festa.
Sono solo le 15,30 ma a causa del maltempo non c'è molta luce.
Giunta alla fermata giusta scendo e percorro a piedi gli ultimi metri che mancano per arrivare.
Un enorme albero addobbato con luci rosse e palline rosse e verdi troneggia all'ingresso, mentre un trenino guidato dai folletti porta i bambini a spasso per tutto il centro commerciale.
Come vorrei essere piccola o avere un bambino con me per poterci salire!
Vicino alle scale mobili che portano ai parcheggi sotterranei c'è l'angolo di Babbo Natale con tanto di elfi.
Decine di bambini sono in fila in attesa di poter salire sulle gambe dell'omone dalla lunga barba bianca e chiedergli quale regalo desiderano.
Nella mia mente riaffiorano i ricordi di quando mamma e papà mi portavano qui con la letterina in mano e salivo titubante su quelle gambe. "Mamma perché Babbo Natale ha la barba finta?" mi ricordo che le chiesi quando avevo solo sei anni.
Non mi ci portarono più perché altrimenti, secondo loro, avrei scoperto troppo presto il segreto di Santa Claus.
Devo ammettere che quest'anno qui sono stati molto bravi e fortunati.
Hanno scelto un uomo veramente grosso e anziano con una lunga barba bianca vera. Sta invitando tutti i bambini a tirargliela per dimostrare loro che lui non è un falso ma il vero, perciò dovranno fare i bravi perché lui vede tutto.
Sorrido e riprendo il cammino.

Inizio a guardare le vetrine in cerca di qualcosa che mi possa piacere.
Entro nel negozio di intimo e comincio a guardare.
Un completino attira la mia attenzione.
È spaventosamente mini e sexy.
Rosso e nero. Percentuale coprente zero.
Non lo metterei mai.
Guardo altro ma il mio pensiero va alla reazione che avrebbe Thomas alla vista di quel triangolino praticamente inesistente.
Rido. Sono perfida.
Torno indietro, cerco la mia misura, lo prendo e vado alla cassa con altri due completini più coprenti. 
Continuo a girare per i negozi in cerca di altro e praticamente quando esco è già buio pesto e sono piena di buste.
Ho esagerato e ora mi toccherà salire sul pullman portandomi tutto dietro.

Una macchina mi suona. 'Vai al diavolo deficiente pervertito' penso continuando a camminare per raggiungere la fermata del pullman.
"Vuoi un passaggio sì o no? Possibile che ti si debba sempre stare a pregare? Ti è così difficile dire 'volentieri Thomas, meno male che sei passato di qui, così mi eviti di arrivare in ritardo stasera all'appuntamento con tutti gli altri!? No, tu sicuramente mi avrai mandato al diavolo conoscendoti".
"Ma quando mai!" mento spuradamente io "solo che non ti avevo riconosciuto e io non dò confidenza a chi mi suona senza sapere chi è alla guida".
"Appunto, mi hai mandato sicuramente al diavolo. Dai, sali, ti porto a casa".
" Mi fai ridere " dico una volta allacciata la cintura e guardandolo in viso.
" Ah, ti faccio ridere. Mi fa piacere. Potrei conoscerne il motivo se non ti dispiace?"
"Perché nonostante ci frequentiamo da pochi mesi mi conosci meglio di tanti altri".
"Stai per caso confermandomi che avevo ragione prima?"
Rido di nuovo e mi mordo il labbro inferiore.
Lui ride con me e mormora "Ci avrei messo la mano sul fuoco se me lo avessi chiesto. Ma dico io, guarda con tutte queste belle ragazze che girano in città chi mi dovevo scegliere io?!" .
Lo guardo con aria minacciosa aspettando che si dia la risposta da solo, ma lui tace.
"Quella che non ti farà annoiare mai, quella che mette un po' di pepe nella tua vita, quella che ti fa uscire fuori dai gangheri..."
" quella che mi prende a sberle, quella che mi prende a parole, quella che sale in macchina e non mi dà nemmeno un bacio dopo cinque giorni che non ci vediamo, quella che ama più il suo letto che me, quella che mi manda al diavolo, quella che mi prende in giro per le mie capacità culinarie..."
"Non sai cucinare cosa vuoi da me!" intervengo io interrompendo la sua lunga lista.
Mi stavo quasi vergognando.
"...Quella che vuole sempre avere l'ultima parola, quella che mi dice ti amo solo mentre facciamo l'amore, quella che non chiama mai per prima, quella che risponde ai messaggi della buonanotte il giorno dopo perché alle nove di sera dorme...la lista potrebbe continuare all'infinito, che ci voglio di più dalla vita? Meglio di così non mi poteva andare".
I nostri sguardi si incrociano e io sorrido sapendo che tutto quello che ha detto corrisponde a verità.
Mi sento un po' verme.
"Che c'è, non sai cosa rispondermi? Non ci posso credere! Ho messo a tacere per la prima volta Jessica Anderson!"
"Blocca la macchina " gli dico seriamente "immediatamente!"
Se mi ha detto tutte quelle cose le pensa veramente.
Veramente sono così stronza?
Lui si fa serio in volto poi scuotendo il capo accosta alla prima piazzola che trova.
Apro lo sportello e scendo senza chiuderlo.
Vedo lui scuotere il capo e sbattere i pugni sul volante.
Mi allontano di qualche metro poi rigiro e salgo su di nuovo.
"Ciao amore, meno male che ti ho incontrato altrimenti sarei dovuta tornare a casa portandomi dietro tutti questi pacchi e per giunta in pullman" e così dicendo avvicino il mio volto al suo e gli do un lungo bacio sulla bocca.
"Tu sei pazza te lo ripeto" mi dice scuotendo il capo ma stavolta con il sorriso sulle labbra.
"Si, te lo ripeto anch'io, sono pazza di te. Ho voluto mettere riparo dove potevo. Ti amo Thomas, anche se non te lo dico spesso, anche se non te lo dimostro ti amo più di ogni altra cosa".
"Più del tuo amato letto?"
"Sei sicuro di volerlo sapere? Potresti offenderti di nuovo".
"Più del tuo amato letto? Rispondi senza girarci intorno".
"Forse".
"O si o no, non accetto mezze misure"
"Ok sì, soddisfatto ora? Ti amo più del mio letto. Ora andiamo o faremo seriamente tardi per la cena ".
"Mamma mia quanto deve esserti costato fare un'ammissione del genere!" dice rimettendo in moto la macchina.
"In effetti! Sei in debito con me Thomas!"
Lui mi prende il volto tra le mani e mi bacia poi "Non si preoccupi signorina, so già come sdebitarmi. Le assicuro che le piacerà molto" e così dicendo preme il piede sull'acceleratore e rimette la macchina sulla strada principale.

Oltre il buio (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora