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Fecero sesso altre due volte, e si addormentarono abbracciati. Matias era riuscito a dimenticare Lucas per alcune ore, e quella situazione assurda che si era venuta a creare.
Si risvegliò con il braccio intorpidito, sotto la testa di Andrea che dormiva abbracciato a lui con la testa sul suo petto. Lo osservo mentre il suo torace saliva e scendeva al ritmo del suo respiro. Era bello pensò, fece passare lo sguardo lungo il corpo nudo del compagno e rimase a fissare il culo sodo del giovane.
Quanto gli piaceva scoparlo, e gli piaceva ancora di più sentire i gemiti di Andrea mentre lo penetrava e gli chiedeva di andare più a fondo. Cosa si era perso tutti quegli anni, a far sesso con le donne, con Emma, che sembrava una mummia. Con Andrea il sesso era spensieratezza e divertimento, era voglia e passione.
Tolse delicatamente il braccio da sotto il corpo del giovane e con la mano andò ad accarezzargli una natica.
Si sollevò stando attento a non svegliarlo, appoggiò la testa del giovane sul cuscino e si alzò per andare a mettersi dietro il culo del suo ex compagno di squadra. Iniziò a massaggiarlo delicatamente e avvicinò il suo viso all'apertura. Iniziò a leccarlo infilando la lingua sempre più in profondità. Andrea iniziò a gemere, aprì gli occhi e lo guardò.
- Mmmm... Che bel risveglio... -
Matias continuò a leccare per un po', poi quando fu sicuro di averlo lubrificato bene, si tirò su e mise il suo cazzo,diventato duro, davanti all'apertura. Lo penetrò con dolcezza e piano piano iniziò a fare avanti e indietro.
Andrea iniziò a gemere.
-ahhhh, ancora, continua, non ti fermare. -
Matias prese il cazzo del giovane tra le mani e iniziò a masturbarlo.
Godevano insieme e i loro respiri si fusero in un bacio. Continuarono a baciarsi, mentre Matias lo penetrava sempre più velocemente. Vennero quasi in contemporanea, Matias schizzando tra le natiche lisce del moro, Andrea venendo tra le lenzuola.
- Però. - disse Andrea, ancora esausto. - L'hai dimenticato in fretta il biondino. -
- Finiscila di dire stronzate, il nostro è stato solo un amore platonico. - gli diede una sonora sculacciata.
- Ahi, mi fai male. Vedo che ormai ti piace farlo con i ragazzi. -
- Si mi piace, è tutta un'altra cosa rispetto al sesso con Emma. Dai alzati, facciamo una doccia che poi devi riportarmi a casa, devo parlare con lei, devo chiudere un capitolo della mia vita. -

Si fecero la doccia, poi Andrea accompagnò Matias a casa. Emma non c'era, probabilmente era al lavoro e non sarebbe tornata a casa prima delle 19.
L'arbitro si buttò sul divano e accese la TV.
Guardava distrattamente alcuni programmi sportivi. Amava guardare sport, era appassionato di tutto, quando c'erano le olimpiadi non si muoveva dal divano, cercando di non perdersi nessuna disciplina, nessuna medaglia. Ma quel giorno proprio non riusciva a concentrarsi sulla partita di tennis che stava passando in quel momento il canale. La sua mente ripercorreva le ore precedenti, quello che era successo la sera, la notte e anche il mattino appena sveglio. Il cuore gli faceva ancora male, quello che gli aveva fatto Lucas era stata una pugnalata tremenda, e neanche il buon sesso fatto con Andrea riusciva a lenire un po' il dolore.
Si domandava del perché il libero avesse deliberatamente deciso di fargli del male, di stracciare in mille pezzi il suo cuore.
Si addormentò con la TV accesa e si risvegliò solo quando sentì una chiave girare nella toppa della porta di casa. Emma era tornata. Si mise seduto e si passò le mani sulla faccia per risvegliarsi. Emma entrò in salotto.
- Ciao tesoro come stai? Tutto bene? La macchina? Dove hai dormito? -
Matias non si sentiva in grado di affrontare un interrogatorio, ma si fece forza e rispose.
- Ciao Emma, tutto ok, la macchina è dal meccanico, credo che ci vorrà un po' per risistemarla. Ho dormito da Andrea, il mio ex compagno di squadra, mi è passato a prendere ieri dopo che è arrivato il carro attrezzi. -
Era una balla, la macchina si trovava ancora nel campo e avrebbe chiamato solo l'indomani il carro attrezzi, ma non voleva dover giustificare tutta la serata passata fuori senza motivo.
- Dopo era troppo tardi per venire a casa e per non svegliarti ho dormito nel divano da lui. -
- Ma tesoro potevi tornare lo stesso a casa, figurati se mi arrabbiavo se mi svegliavi. -
- Lo so, ma era veramente molto tardi e non volevo anche disturbare Andrea che era stato così gentile da venirmi a prendere. -
- Ok, amore, preparo la cena. -
- Ehm... Aspetta un momento Emma... Dobbiamo parlare... -
Il momento era arrivato, si era preparato il discorso mille volte in quei giorni, ma ora non riusciva a staccare la lingua dal palato, la salivazione si era azzerata e sembrava avesse una pallina da tennis in gola che gli impediva di deglutire.
- Oh... Ok... Che devi dirmi di tanto importante? -
- Ecco io... Insomma... Non è così facile da dire... Sì insomma... -
Non riusciva a parlare, il cuore in petto batteva a mille e sentiva goccioline di sudore cadere dalle ascelle sotto la maglietta.
- ... Ecco... Noi... Vedi è da tanto che ci penso... E... Siamo in crisi... E stavo pensando... Penso che dovremmo prenderci un po' di pausa... -
Abbassò la testa, non aveva il coraggio di guardarla negli occhi. Eppure davanti allo specchio era stato tutto così semplice, mentre ora avrebbe voluto solamente sotterrarsi.
- Mi stai dicendo che mi vuoi lasciare? -
Il tono alterato di Emma lo fece trasalire. Alzò timidamente lo sguardo. Lei lo fissava, la bocca storta in una smorfia di disapprovazione.
- Ecco io... -
- Vuoi lasciarmi perché ti sei innamorato di quel ragazzino nanerottolo? -
Uno schiaffo in faccia. Fu questa la sensazione che provò Matias in quel momento.
- No... Ma cosa... -
- Pensi che non vi abbia visto? Credi che non l'abbia capito? Vi ho beccati l'altra volta alle finali, nascosti dietro il palazzetto. Pensi che con lui sarai più felice? -
Ora la voce di Emma stava diventando stridula, e il viso era una maschera di rabbia.
- Credi che con lui andrà tutto a meraviglia? Che vi sposerete e avrete una bella famiglia? -
Scoppiò a ridere, ma non era una risata ironica, era una risata maligna, di quelle che si vedono nei cartoni animati. Si, Emma in quel momento sembrava Ursula della Sirenetta. Il pensiero lo fece sorridere, mise le mani davanti alla faccia per evitare di farsi vedere, c'era poco da ridere in quel momento.
- Non ti permetto di lasciarmi, noi staremo insieme per sempre, avremo una bellissima vita. -
- Emma... Non credo che funzioni così... -
- Oh sì invece. Andrà proprio così... Non starai mai con lui, non te lo permetterò. -
- Non è come pensi... -
- Oh sì che lo è, ma non puoi lasciarmi. -
Matias trovò tutto il coraggio che poté e rispose.
- Si che posso e lo sto facendo. -
- No... Non puoi... Non puoi abbandonarmi ora... Sono incinta! -

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