Quattordicesimo

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Vado a letto e sento sbattere la porta. Sicuramente mio fratello è uscito.
Controllo il telefono. Nessun messaggio. Mando la buona notte a papà e mi addormento.

Sono passati due giorni mio fratello è già a Londra e di Lorenzo e il Signor Stefano nessuna traccia. Sono curiosa di sapere cosa combinano.
Speravo in un messaggio ma probabilmente ha avuto molto da fare.
<<Mi scusi Signorina. Vorrei chiederle un informazione. Sa dove posso trovare dei libri di narrativa?>> mi volto e davanti a me c'è un ragazzo di bella statura,con dei grandi occhi e un'aria da duro. Non mi sembra un tipo da narrativa. Però da quando sono qui ho imparato a non dare niente per scontato.
<<Sì. In fondo a destra. Penultimo scaffale.>> indico. Mi ringrazia e io continuo a fare quello che stavo facendo ma percepisco ancora una presenza quindi mi alzo e vedo ancora lui piantato con un sorriso ebete . Ma cosa..? Non faccio in tempo a parlare che sento un colpo di tosse. Molto familiare.
<<Lorenzo?>> rimango allibita. Indossa il solito completo blu ma questa volta senza cravatta. É stupendo,come al solito. Tutte le volte che me lo trovo davanti sembra di vederlo per la prima volta. Bhé, anche se la prima volta non è che sia stato un incontro da film romantico,però diciamo che sembra di vederlo da quando ho iniziato ad osservarlo con occhi diversi.
Il tipo di poco fa sembra essersi volatilizzato. Probabilmente avrà creduto che Lorenzo fosse il mio ragazzo.
Non so come salutarlo. Devo dargli la mano,un bacio sulla guancia. Che faccio?
Senza neanche pensarci troppo Lorenzo si avvicina,mi guarda la bocca. Mi mette la sua bella mano nella schiena e mi costringe ad avvicinarmi a lui. Ho il mio seno attaccato al suo petto. << Ti sono mancato mia piccola furia?>> mi sussurra all'orecchio e con indulgenza mi stampa un bacio sulla guancia. Per un attimo chiudo gli occhi e mi faccio travolgere da quel gesto inaspettato. Si allontana da me e mi guarda,con quel sorriso malizioso,la scollatura. Certo che mi è mancato. Tantissimo.
Vorrei dire qualcosa ma dalla mia bocca esce un suono strano e il mio corpo è bloccato. Credo di essere diventata di mille colori quando dietro di lui Monic mi guarda con gli occhi spalancati con entrambe le mani sulla bocca. Cerco di rispondere prima che mi metto a ridere.
<< E a te ti sono mancata?>> chiedo quasi sussurrandolo.
<< Perché?? Hai dubbi?>> risponde. Mi prende la mano e la accarezza guardandomela. Dopo quelli che sembrano stati minuti,si guarda intorno e va dietro il banco.
<<Non posso lasciarti da sola che i lupi si avventato su di te.>> posa la tracolla e digita il pulsante per il caffè.
Come se quel gesto di due secondi fa non abbia smosso qualcosa nemmeno a lui.
<< Ma a chi ti riferisci? A quel ragazzo? Ma smettila. >> rispondo. É appena arrivato e già sono in confusione. Non ricordo più che cosa stavo facendo.
<< Certo. Appena sono entrato ho visto lui,all'angolo,che parlavo all'amico di te>> ecco perché si è fermato un pó di più. Cercava di avviare una conversazione. Come ho fatto a non accorgermene? Ma non ho niente di cui giustificarmi. << Credo proprio che dobbiamo fare come il primo giorno che ci siamo conosciuti>> si mette accanto a me,guardando dritto,facendo finta di niente, sorseggiando il suo caffè e salutando ogni cliente che entra o esce.
<<Cioè? Vuoi che questa volta sia io a farti cadere il caffè di sopra? >> indico il bicchiere che tiene in mano e ironizzo un pó arrabbiata,forse.
<<Molto divertente furia. Ma non intendevo quello. Devo portarti di nuovo da Gucci e farti cambiare questa maglia oppure ti procuro una divisa?>> abbasso gli occhi sulla mia scollatura,di nuovo,e lui mi guarda con la coda dell'occhio divertito.
<<Non so. Sei tu il capo qui.>> dico e mi allontano piantandolo in asso.
Per fortuna di pomeriggio si creò confusione quindi mi evito la ramanzina di Monic.
<<Abbiamo finito per oggi. >> dice Lorenzo abbassando la saracinesca. La sua giacca si allarga verso l'esterno del suo corpo e io immagino lui che la chiuda con solo i jeans e nient'altro. Credo di sentirmi poco bene. Meglio che vada.
Saluto tutti e corro a prendere il tram, prima di far vedere l'arcobaleno nel mio viso.
Spero di prendere ancora per poco il tram,spero. Mio fratello prima di partire mi ha lasciato un biglietto con su scritto il nome del meccanico e il numero di telefono. Quando la macchina sarà pronta mi manderanno un messaggio.
<<Mannaggia. Il tram è già passato!!!>> non sono riuscita a prenderlo. Quella vocina automatica sembra che si stia prendendo gioco di me dicendo che il prossimo passerà tra 15 minuti.
Mi siedo nella fermata e prendo il telefono. Monic mi ha appena mandato un messaggio: " Voglio sapere tutti i dettagli. Domani sera non prendere impegni." Non riesco a non ridere. Starà morendo dalla curiosità. Gli dirò la verità? Sicuramente. Non voglio mentirle.
Qualcosa sembra arrivare nella mia direzione ,dei fari enormi mi lampeggiano. Ma non riesco a vedere bene. Terrorizzata mi sposto gli occhi in un altra direzione prima di scappare a gambe levate e cerco di distrarmi cercando qualcosa dentro la borsa.  Ma questi fari continuano e l'auto va lentamente avanti, fino a ritrovarmela dietro.
<<Ehi furia. Che fine ha fatto la tua macchina?>>  ma che??? Non avevo riconosciuto la sua macchina. E io che pensavo fosse uno pronto ad uccidermi.
<<Dal meccanico.>> mi lamento . Che ci fa qui?
<<Dai sali. Ti do un passaggio.>> si sporge per aprirmi lo sportello invitandomi ad entrare.
<<Non voglio disturbarti. Ma ti ringrazio comunque.>>rispondo. Faccio finta di mandare un messaggio sperando in qualche modo ad una sua arresa o no!! Ma rimane lì immobile con lo sportello ancora aperto. Alzo gli occhi e lo vedo girare la chiave di spegnimento e voltarsi verso di me.
<<Hai intenzione di rimanere lì a guardarmi?>> chiedo sperando che lo faccia davvero.
<<Certo. Non ho intenzione di lasciarti qui da sola. Quindi o aspettiamo insieme il tram,oppure ti decidi a salire con me.>> distoglie lo sguardo e inizia a fischiettare. So benissimo che non sta scherzando e che lo farà davvero. Pagherei per mordere quelle labbra. Dopo quel giorno a mare non so come comportarmi. Dovrei essere più sciolta visto il modo in cui si è aperto con me. Quindi decido di salire e far finta che non sia successo niente,sempre se lui non prende l'argomento.
<<Ok. Non credo di avere altra scelta.>> faccio come dice e mette in moto.
Non resisto a questo profumo che ha addosso e che riempe l'aria.
Per tutto il tragitto non parliamo. E non mi dispiace affatto.
<<Eccoci. Arrivati.>>  gira la chiave e scendiamo.
<<Ti ringrazio molto per il passaggio>> dico cercando di non guardarlo negli occhi. Allontano lo sguardo per evitare di incontrare i suoi e mi accorgo che mia madre cammina verso di noi con un uomo accanto. Ma chi è? Si avvicina sempre di più verso di noi.
<<Bea.>>scuoto la testa e cerco in ogni angolo del cervello di ricordarmi quest'uomo,esageratamente muscoloso e molto familiare che le è accanto.
<<Mamma??>> guardo lei e poi lui incapace di continuare. Ricordo che Lorenzo è attaccato a me solo perché un filo di vento mi porta il suo profumo. <<Questo è Lorenzo. Il proprietario della libreria in cui lavoro.>>
Ma non aveva detto niente più uomini?
<<Piacere di conoscerla Signora Mary Lauran >> gli porge la mano e gliela stringe. Come fa a conoscere il nome di mia madre? Di questo ne parleremo dopo.
<<Il piacere è mio>> risponde. Lo guarda come se lo stesse studiando chiudendo leggermente gli occhi e mostrando un sorrisetto sarcastico.  Si accorge della macchina in doppia fila e sembra aver capito chi è che la porta.
Rimaniamo in silenzio perché lei è concentrata a pensare chissà cosa e  mi presento all'uomo che tiene la borsa di mia madre cercando di finire questo silenzio.
<<Ciao. Io sono Beatrice.>> sforzo un sorriso pensando all'espressione di Antonio se ci vedesse insieme.
<<Ciao. Si ci conosciamo già. Non ti ricordi forse,ma sono Fabrizio.>>
NO!!!!!!!! Mamma non dirmi che tu ti vedi di nuovo con questo cretino che ti ha mollato quando siamo venuti qui per lui?
Ora si. Vorrei che ci fosse Antonio.

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