Scuola Per "Diversi" [REVISIONE]

Capitolo 3

<Si ecco io...Sono un demone signora. Proprio così, vengo giusto ora dagli Inferi. Si capiva benissimo dal mio odore di zolfo no?> risposi tremante e con le mani sudate.

<Perfetto, allora....> e cominciò a guardare una cartina spuntata da chissà dove. 

<Ecco, terzo piano ala est. Non troverai nessuno perché sono tutti a lezione, tu sistema pure le tue cose e quando sentirai una campanella vuol dire che sarà ora di pranzo. La sala da pranzo é in questo edificio, piano terra ala ovest. A dopo cara.>
<Grazie...>

Seguii con lo sguardo il luogo circostante fino a trovare quello che sembrava essere un'ascensore. Premuto il pulsante, non ci volle molto prima che le porte si aprirono emettendo un leggero fischio ed in un attimo fui col culo per terra.

<Vedi di fare attenzione scricciolo!> sibilò la causa del mio nuovo male al sedere.
<Scusa come?! E poi scricciolo lo dici a tua sorella razza di armadio!> sbraitai rialzandomi da terra e puntando il dito verso quel ragazzo a cui avrei volentieri rotto il naso solo per avermi chiamata scricciolo. Rianimò i riccioli castani perfetti con un gesto svelto della mano, e puntò quelle iridi scure su di me.
<Sembri un ragazzo sai? Non è che sei un mutaforma e sotto questo bel faccino nascondi quello di un uomo??> sorrise sarcastico e a stento trattenni le mani che imploravano un rapido contatto con la sua gola.
<Perché non lo scopri da solo, specie di mobilio ingombrante!!>
<Io sono un Licantropo, scricciolo. Un Alpha per la precisione ed ora lasciami passare.> mi spinse nuovamente, ma questa volta fui preparata e semplicemente mi feci da parte, senza cadere nuovamente.

Quando fu abbastanza lontano gli urlai.
<Brutto cane con le pulci! Ti ritieni un Alpha ma non sai nemmeno riconoscere un demone quando te lo trovi difronte!> sbraitai innervosita.
<Non chiamarmi cane, scarto degli inferi!> ringhiò facendo vedere i canini affilati.

<Ueeee, me la sto facendo sotto. Stupido cane!> lo derisi e lui si avvicinò a me pericolosamente. Quando fu a un palmo dal mio naso, potei vedere i suoi occhi diventare color del sangue. <A quanto pare il cane ha del fegato> 

Mi strinse il polso, facendomi perdere la presa sulla valigia. Lo fulminai con lo sguardo e lasciai ai miei istinti di prendere il sopravvento, sferrandogli un pugno ben chiuso su quel naso perfetto. Cadde subito per terra, portandosi le mani al naso che non smetteva di sanguinare.

<Troia! Questa me la paghi!> urlò
<Quando vuoi TESORO, vienimi pure a cercare. Io sono Camilla.>

Entrai in ascensore senza distogliere lo sguardo dal lurido cane che sembrava particolarmente incazzato. Non distolsi lo sguardo nemmeno quando le porte si chiusero e si riaprirono subito dopo mostrandomi l'ennesimo corridoio. Cercai invano dei cartelli dove ci fosse scritto qualche cosa che mi facesse capire dove trovare questa ala est. Gira e rigira finché non trovai una ragazza affacciata ad una delle vetrate. Mi avvicinai ancora un poco e notai la presenza di un altro ragazzo.

<Scusate> dissi per farmi notare da loro.

<E tu chi saresti?> Starnazzò quell'oca. Alla faccia della carineria, bella fuori ma stronza dentro.
<Una che spera di trovare l'ala est, mi potreste dire dove trovarla?>
<Ci sei quasi, alla fine di questo corridoio gira a destra e sei arrivata.>
<Grazie> 

Girai a destra e trovai subito la famosa ala est. Sulle porte erano affissi dei cartelli con i nomi delle specie: Angelo della morte, Banshee, Licantropo....Demone.

Spalancai la porta con un calcio e lasciai le mie cose su uno dei letti a castello che trovai libero. Non persi tempo ad esaminare la stanza, individuando fin da subito il bagno e avvicinandomi allo specchio iniziai a chiamare mia madre.
<Mamma, mamma! Mi senti?>
<Camille! Già mi chiami? Come ti sembra la scuola? E la Camera? Hai conosciuto qualcuno?> chiese rapidamente
<Ehi mamma con calma. Dunque, la camera sembra uscita da qualche film scolastico che guardavamo spesso noi. Il preside mi sembra un gran rompi palle e l'unica persone normale è la bidella del dormitorio.>
<Ah ah ah non pensarla già così, vedrai che pian piano ti ambienterai.>

<Ne dubito>