5^CAPITOLO E' TUTTO N EQUILIBRIO

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Passare un paio d'ore di spensieratezza con Andreas mi distoglie per un po' dai mille pensieri lavorativi e sentimentali.

Dopo essere andato a prenderlo a scuola e aver fatto merenda assieme lo accompagno a casa di mia madre.
Nel tragitto gli racconto una mezza bugia.
Cioè che devo vedere Emma per lavoro e lui la prende bene,anzi, si raccomanda di salutarla e di invitarla nuovamente a casa nostra.

Lui ha un debole per lei,me ne sono ben accorto, ma non voglio bruciare le tappe.

Una delle paure che ho è proprio quella che lui si affezioni troppo a lei e che, se tra noi le cose non dovessero decollare, ci possa rimaner male.

Sono di fronte al portone di mia madre. Andreas scende dalla macchina e si affaccia al mio finestrino.
"Ehi campione allora dormi da nonna e io ti vengo a prendere domani a scuola."

"Stai tranquillo, con nonna sto bene. Tu divertirti eh..."

"Si sì... " gli sorrido. È inutile è avanti anni luce questo ragazzetto.

Corro veloce in macchina,per quel che si può, nel traffico di Roma.
Non vedo l'ora di arrivare al locale. Non vedo l'ora di vederla.

Parcheggio il suv non troppo lontano e mi avvio a piedi.
Sta iniziando a piovere debolmente e io ho dimenticato l'ombrello in ufficio.
Scrollo le spalle, pace, penso tra me e me,mi bagnerò un po'.

Tiro su il cappuccio della giacca sportiva e iniziò a correre sotto le prime gocce che cadono mentre mi accendo una malboro per stemperare la tensione che ho allo stomaco.

Ecco in lontananza il locale, con le sue poltroncine colorate un po' vintage e i funghi che emanano calore per chi vuole stare all'aperto nonostante l'inverno.

E,lì fuori,una figura famigliare sotto un enorme ombrello a fiori,giusto per non farsi notare.
Vedo che cammina avanti e indietro con una sigaretta tra le labbra.
Sembra anche lei un po' nervosa.
Lo so, sono un po in ritardo, come sempre.

Mi avvicino guardandola.
"Buonasera miss Brown"

"Ah eccoti, pensavo mi avessi dato buca" mi risponde visibilmente rincuorata salutandomi con due baci sulla guancia.

Ricambio accarezzandole la schiena.

"Il mio secondo nome è ritardo non lo sapevi?
Scusami, ma ho portato Andreas da mia madre.
Solo che attraversare Roma a quest'ora è sempre un terno al lotto. Entriamo? "

Spegne la sigaretta nel posacenere e ci inoltriamo all'interno del localino.

La luce e' soffusa.
Il locale è uguale a come me lo ricordavo.
E' un po di anni che non ci vengo più, più o meno da dopo che è nato Andreas.
Alla mia ex non piaceva, era troppo vintage per lei.

C'è ancora un lungo bancone bar da dove Claudio, il padrone mi saluta con un cenno della mano.
Faccio segno ad Emma di aspettarmi un attimo e vado da lui.

"Ciao bello"
"Oh Mattia. Chi non muore si rivede"
"Stai bene?"
"Massi' qualche acciacco per l'età che avanza ma sto bene."
Gli spiego brevemente che sono qua in compagnia di una persona "speciale" e che sono venuto da lui perché so che posso contare sulla discrezione.

Lui si sporge dal bancone e fa un sorriso ad Emma che ricambia gentilmente.

"È sempre bona come me la ricordavo eh Matti'.
Stai tranquillo,andate nella saletta di la" e mi indica con la mano una piccola parte del locale con un divanetto e un tavolino."Lì non sarete disturbati"

"Grazie frate' . E preparaci due bei aperitivi di quelli che fai tu"

Torno da Emma.
Con una mano sulla schiena la dirigo verso la saletta e la faccio accomodare sul divanetto.
Mi tolgo la giacca, l'appendo alla sedia e mi accomodo davanti a lei.

"Bene,eccoci qui Emma."

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