chapter two

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Luke si voltò e corse via, non riuscendo neanche per un secondo a sostenere lo sguardo di Michael.

Non avrebbe mai pensato di rivederlo.

Mai.

Il biondo, dopo essersi allontanato ignorando i richiami del più grande, si sedette su una panchina tenendosi la testa tra le mani e cercando di non scoppiare a piangere istericamente.

La testa gli stava scoppiando, aveva coì tanti pensieri che gli passavano per la mente. Gli occhi di Michael erano come li ricordava: verdi. Un verde così bello che era sicuro non esistesse in natura colore simile. E poi le sue labbra, così sottili, rosee, baciabili.

Ma Luke era incazzato, Dio se lo era. Voleva prenderlo a pugni sul petto e urlargli in faccia tutto quello che gli aveva fatto passare, per poi baciarlo e fargli arrivare al cuore tutte le emozioni che provava, anche semplicemente dedicando un minimo pensiero alla sua voce.

E Michael.

Accidenti, Michael era abbastanza scosso dalla velocità con cui era scappato Luke. Non gli aveva dato neanche la possibilità di realizzare in che situazione di trovava.

Si passò una mano sulla faccia, sentendo delle piccole goccioline di pioggia cadere sulla sua testa.

"Perfetto, pure la pioggia" borbottò tra sé e sé.

Compose il numero di Harry e chiamò, aspettando gli che il riccio rispondesse.

"C-Cia-ah-o Amore" mormorò quello dopo aver risposto, strozzando uno strano verso che Michael non riuscì a identificare.

"Ehi, Haz" sorrise involontariamente "Mi potresti venire a prend-" e la chiamata si chiuse, dopo un piccolo gemito.

Quando Michael realizzò cosa stava succedendo, corse a casa, senza preoccuparsi della pioggia che aumentava. Prese le chiavi e entrò nella villa.

C'era odore di sesso, e anche dai suoni sembrava che qualcuno si stesse divertendo.

Con cautela, e qualche briciolo di speranza, salì le scale senza fare rumore.

Ma quel poco sparì quando vide dalla porta socchiusa una scena che fece il suo cuore in mille pezzi: il suo futuro marito saltellava ansimante sopra un ragazzo moro, con i capelli corti e ricoperto di tatuaggi.

Piano aprì del tutto la porta, i due si fermarono gradualmente, e il riccio si voltò a guardare Michael.

"Michael! Po-Posso spiegare!" esclamò, infilando velocemente un paio di boxer raccolti da terra.

Il più piccolo di un anno non degnò di uno sguardo Harry, ma si rivolse al ragazzo sconosciuto seduto sul suo letto con espressione preoccupata e coperto solo da un lenzuolo bianco.

"Chi è questa puttana?" chiese, ignorando le lacrime e scansandosi subito sotto al tocco di Harry "Non mi toccare." sussurrò infine, stringendo i denti e facendo scorrere lo sguardo dal suo, ormai, ex ragazzo, al terzo incomodo.

"Si chiama Louis." disse il riccio a sguardo basso. "Ci frequentiamo da un anno"

Il tinto rise amaramente battendo le mani, con la voce roca per il pianto, che ancora continuava.

"Su internet, mh?" chiese ancora lui, senza ricevere una risposta a voce, ma gli sguardi dei due colpevoli dicevano tutto.

"Oh, dio. Vaffanculo Harry" balbettò Michael sull'orlo di piangere ancora, prendendo la valigia ancora intatta, e dirigendosi al piano di sotto.

Il riccio lo inseguì, urlando frasi sconnesse, cercando di scusarsi.

Ma era tutto inutile, Mich aveva già deciso cosa fare, e non aveva più orecchie e tempo da perdere per una persona del genere.

Uscì di casa e si diresse all'hotel più vicino.

Aveva smesso di piovere, e ora al posto delle gocce ora a dominare il cielo c'era un arcobaleno.

Quella sera non riuscì ad addormentarsi, pensava troppo a lui, senza sapere che, lui, stava facendo esattamente lo stesso.


Lace :: MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora