<< Potevo rimanere da lei... >>

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Stavo entrando per la prima volta nella camera di Ariane.
Cioè, la prima volta ero entrato dalla finestra ed era tutto buio, adesso almeno potevo osservare per bene com'era arredata. Non notai niente di strano o di particolare. Sembrava una camera normalissima, fatta eccezione per la splendid aragazza che si stava sedendo sul letto.

"Ho paura Justin...", la sua voce mi fece tremare tutto il corpo. Presi posto accanto a lei e la guardai negli occhi. Sembrava agitata, come se stesse portando u npeso enorme dentro di sé.

"Di cosa hai paura dolcezza?", l'ultima parola mi uscì senza nemmeno pensarci. Avrei voluto riempirla di parole dolci, ma conoscendomi, ci avrei messo parecchio tempo prima di riuscirci.

"Non voglio che tutto cambi adesso. I nostri genitori stanno assieme, ma io non voglio che ciò che abbiamo creato noi finisca. Ho paura di perderti.", la sua testa si poggiò sulla mia spalla. Sentivo il suo fiato caldo sul collo e questo cominciava a farmi eccitare parecchio.
Aveva la mia stessa paura. Dovevo rassicurarla e farle capire che niente sarebbe finito. Avremo continuato ad andare avanti, senza problemi. Io e lei e nessun altro.

"Ariane. Anche io ho paura di questo. Ma non accadrà. Ne abbiamo tante da superare e questa cosa non deve pesare su di noi. Loro hanno la loro vita e noi la nostra.", le presi delicatamente le mani. "Continueremo a stare insieme perché questo è ciò che vogliamo tutti e due.", le nostre labbra si incontrarono. Delicatamente la faccio distendere sul letto.
Passo le mani sulle sue guance e le faccio un piccolo sorriso. Ricambia ridendo e riprende a baciarmi con più passione.
Il mio telefono si mette a squillare. Dopo aver imprecato, lo tiro fuori dalla tasca.

"Pronto?", tuono incazzato nero. Avevo detto a Ryan che non doveva disturbarmi. Mi aveva garantito che si sarebbe occupato lui di tutto.

"Scusami se ti disturbo Justin. Ricordo benissimo cosa ti avevo detto, ma è successa una cosa non poco grave.", la sua voce è un sussurro. Mi metto a sedere sul letto e aspetto che continui a parlare.
"Stefan e la sua banda sono passati al covo. Naturalmente noi li abbiamo mandati via, ma loro hanno tirato fuori le pistole e ci hanno promesso che la guerra fra poco inizierà. Hanno sparato a Noah! Per fortuna l'hanno colpito alla spalla!", i miei occhi diventano due fessure.

Sento la rabbia crescermi dentro. Stavolta hanno passato ogni limite consentito. Devo andare al covo, adesso. "Okay, ci vediamo lì. Arriverò fra una decina di minuti!", riattacco e sposto gli occhi su Ariane. La sua espressione è indecifrabile. Deve aver solo capito che me ne devo andare.

"Vai e basta. Non voglio sapere motivi o altro.", esce dalla sua camera e sento un grosso peso nel petto. Devo cercare di mettere un po' di ordine nella mia vita. Sta diventando tutto più difficile.
Non posso continuare così, Ariane ha diritto di sapere la verità. Non l'accetterà mai, ma almeno avrò la coscienza apposto. Anche se non sono ancora pronto adirle addio. Mi sto affezionando a lei e già il pensiero che adesso ce l'abbia con me, mi fa stare malissimo.


Dopo essermi scusato con sua madre e mio padre, mi dirigo verso la mia macchina. Do un ultimo sguardo alle mie spalle e scorgo la tenda del soggiorno tirata. Ariane mi sta guardando ed è delusa. Che posso fare? Niente, ormai non posso tornare indietro.
Mentre sono in macchina penso che invece sarei potuto tornare e stare con lei.

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