XVIII.

852 87 29
                                    

AHHHHHHH! Queste giornate di pioggia cominciano sempre a piacermi giorno dopo giorno, yay! Comunque, la scuola è iniziata bene? Come state?

-- Poooooooooi, volevo puntualizzare una cosa che forse, alcune di voi dai commenti che hanno lasciato, non hanno capito cosa è successo nel capitolo precedente. In parole povere, Zayn lavorava per Edward, per questo motivo Louis veniva "maltrattato" da lui; noi non abbiamo visto la scena, ma Edward ha detto a Zayn di una videocassetta nascosta che teneva per sé, che poi, quando Zayn lo ha derubato per ricatto (dove ha anche preso la videocassetta in cui Harry e Louis erano stati ripresi), abbiamo scoperto che era un video dove Edward abusava di Ashley Thompson! Vi ricorda qualcuno? *faccina perversa*

Ma bando le ciance e ciancio alle bande, ecco a voi il capitolo!
Buona lettura,
Charly xx

p.s. ho riletto l'epilogo (che avevo già scritto) e omg sono fiera di me.
BYE


Da: Logan Thompson (Agente)
Ore: 15:34
"Harry, ti va di prendere un caffè insieme più tardi? Non lavoro."

Il cellulare squillò nella sua tasca dei pantaloni. Lo prese e lesse il messaggio seppur Louis gli dicesse di non farlo, che quella era una giornata internamente dedicata a loro e non voleva che qualcuno li interrompesse. Louis era sembrato strano, quasi avesse davvero bisogno di quella giornata, come se quella fosse stata l'ultima in sua compagnia.

Ma, aveva ragione, era da tempo che non si dedicavano a loro stessi e, infondo, anche lui aveva bisogno di Louis. Doveva godersi quei due giorni dove la piscina era chiusa e Edward si occupava di restaurare le parti distrutte dell'edificio. Ma.

Ma c'era ancora quella questione delle cassette e, per avere delle risposte, aveva bisogno dell'agente Logan. Con Louis avevano parlato a lungo di quella questione, facendo anche affiorare i ricordi in cui il loro amore era ancora sepolto e quella serata in piscina, dove Harry prese le chiavi da Edward, l'avevano passata senza gli occhi di tutti puntati addosso.

Edward aveva informato lui e la polizia che solo una cassetta era stata rubata, ma che non era niente di importante. Non aveva spiegato cosa ci fosse nel video, aveva divagato che era una di quelle giornate tranquille, dove niente era successo. Harry si era chiesto come facesse a ricordarsi quel giorno, tra milioni e milioni di videocassette, ma non se ne curò; sperava solo che quella videocassetta fosse la videocassetta. O sarebbero stati nei guai. Purtroppo, non ricordava il giorno esatto di quando andarono alla piscina e, se non era disposto a guardarsele tutte, allora non sapeva come fare a prendersela. [/nda: voglio fare un'interruzione per spiegarvi di quale cassetta sta parlando Harry: era il giorno in cui lui, appunto, fece una sorpresa a Louis e lo portò in piscina a tarda notte. Edward gli aveva fornito le chiavi ed erano entrati. Volevo puntualizzarlo perché ho visto che alcune di voi non avevano capito]

Quando la polizia aveva chiesto ad Edward se avesse una minima idea di chi fosse il colpevole, se qualcuno lo odiava per i suoi soldi o per altre faccende e avesse fatto quello per ripicca, Edward aveva negato col capo e poi era restato completamente furioso per tutto il giorno, tanto che Anne l'aveva mandato fuori di casa per calmarsi.

«Amore, dai, avevo detto niente telefono.» Louis fece il broncio, e incrociò le braccia al petto. Harry lo baciò perché Louis era così bello quando si imbronciava, e quando faceva il bambino. Ma per Harry lo era sempre, dopotutto. Lo baciò perché poteva, perché era suo e di nessun altro.

«Lou, è l'agente di cui ti avevo parlato.» lo strinse a sé e gli fece leggere il messaggio. «Magari ci può dare qualche informazione. Ci possiamo andare insieme, se vuoi.»

Lesse il cognome dal telefono e «Thompson?» chiese, alzando un sopracciglio e aggrottando la fronte. Quel cognome non gli era nuovo.

Harry gli annuì e lo baciò sulle labbra e poi sulla fronte, facendogli tornare il sorriso e la fronte senza pieghe. Louis sbuffò e annuì, ancora con quel broncio adorabile a contornargli il viso.

A: Logan Thompson (Agente)
Ore: 15:38
"Certo. Può venire anche Louis? È il mio ragazzo."

Ricevette subito un messaggio di risposta.

Da: Logan Thompson (Agente)
Ore: 15:38
"Va bene. È il ragazzo che era al telefono quando ti trovai pallido in volto?"

Sia Louis - che leggeva i messaggi - e sia Harry aggrottarono le sopracciglia. Poi scrollarono le spalle e non gli diedero peso.

A: Logan Thompson (Agente)
Ore: 15:39
"Si...?"

Da: Logan Thompson (Agente)
Ore: 15:39
"Okay, va bene. Curiosità. Ci vediamo alle 17:00 al bar dell'altra volta. "

Harry decise di non rispondere più, e di andare a prepararsi. Incitò anche Louis, quando, ancora imbronciato, non aveva intenzione di muoversi.

«Dai, Lou.» ridacchiò, vedendo che un sorrisino stava nascendo anche a lui, ma che stava cercando di nasconderlo e di fingersi arrabbiato. «So che vuoi ridere.» lo prese in giro, avvicinandosi e facendogli il solletico sui fianchi. Immediatamente Louis incominciò a ridere, suo malgrado, perché il solletico era il suo punto debole e Harry lo sapeva fin troppo bene.

«Lo sapevo!» rise anche l'altro e si mise a cavalcioni del castano, impedendogli di scalciare. «Non puoi sfuggirmi!»

Louis aveva le lacrime agli occhi e la pancia cominciò a fargli male da quanto rideva e sforzava i muscoli, ma, sinceramente, non gli importava.

«B-basta, Harry!» urlò, in preda agli spasmi, non riuscendo perfino a parlare.

Harry si immobilizzò all'istante, cominciando a guardarlo negli occhi, avvicinandosi a Louis e continuando a sorridere. Guardava il sorriso del suo ragazzo che non accennava a smorzarsi, e le perfette rughette d'espressione intorno ai suoi occhi azzurri e magnetici. Lo osservò con l'amore dipinto negli occhi, per poi baciarlo, profondamente e lentamente. E l'emozione, seppur tante volte si erano baciati, era sempre quella della prima volta. Un caldo e profondo senso di forza e amore ad espandersi fin dentro le ossa.

La posizione poteva sembrare scomoda, ma nessuno dei due era intenzionato a spostarsi: Louis era sotto di Harry, le gambe aperte per tenere saldo i fianchi dell'altro che, in alto, gli tirava delle ciocche di capelli. Le mani di Louis, invece, erano andate a posizionarsi sul petto dell'altro, ad alzargli la maglia e ad accarezzare l'addominale caldo e scolpito. I baci, da caldi e solo schiocchi di labbra soffici e morbidi, divennero infuocati mentre le lingue di entrambi si rincorrevano.

Louis gemette quando Harry scese con la bocca sul suo collo, baciandolo e mordendolo sotto alla mandibola, passando fin sotto al lobo e poi sulle clavicole. La mano di Louis incoraggiava l'altro a continuare stringendogli forte i capelli ricci.

«No, tesoro, bisogna prepararci. Tu devi farti la doccia e poi bisogna andare al bar.» Harry alzò la testa da ciò che stava facendo, e Louis lo guardò con la disapprovazione negli occhi e si appuntò di maledire una volta per tutte quel Logan-dal-cognome-familiare.

«La doccia porteremmo farla insieme.» gli sussurrò all'orecchio, portandolo più vicino a sé e mordendogli successivamente il lobo. «Sai, per risparmiare tempo e acqua.» poi lo allontanò e sbatte le ciglia, in finto modo innocente e da bambino. Harry scoppiò a ridere e si alzò, prendendo Louis per mano, baciandolo un'altra volta e dirigendosi in doccia.

«Abbiamo tutto il tempo, allora, piccolo.» lo apostrofò Harry e, togliendosi - e togliendogli - tutti i vestiti, lo trascinò con sè in doccia, riprendendo da dove prima si erano interrotti poco fa sul letto. Dopotutto quella giornata era stata programmata per stare insieme, da soli, ad amarsi come non facevano da tempo.

With Heart //SEQUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora