XIV.

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«Oh no» Louis sgrana gli occhi quando vede Harry che, con la bocca spalancata e lo sguardo confuso, era appena entrato in cucina.

Si morse forte il labbro roseo, e si allontanò da Anne che insistentemente cercava di poggiargli un panno bagnato sull'occhio gonfio. Il cuore aveva cominciato a battergli forte, e anche se non era certo, probabilmente per Harry che ancora non aveva detto una parola da quando era entrato. Si aspettava una reazione simile, lo doveva ammettere, ma il silenzio si stava prolungando e da imbarazzante stava diventando quasi doloroso per lui. Sopratutto dalle movenze del riccio, dai suoi muscoli contratti e dallo sguardo duro con cui lo sta guardando. Non sapeva cosa gli stava passando per la testa ma lo avrebbe tanto voluto sapere. Lo guardò negli occhi che da verdi erano diventati più scuri, e sentì il suo sguardo non smette di fissare il suo occhio. Non osava accennare una parola per non spezzare il filo di pensieri che probabilmente stavano offuscando la mente di Harry, Anne era sicuramente della sua idea siccome non aveva ancora aperto bocca. Distolse lo sguardo da Harry e guardò la donna, facendole un sorriso cordiale e un cenno con la testa che, per Louis, stava a significare un "ci penso io". Anne intese e, senza far rumore, se ne andò. Riportò poi lo sguardo sul fidanzato, e attimo dopo, Harry fu ad un centimetro dal suo volto.

La giacca pesante l'aveva ancora addosso e anche la borsa blu da piscina era sulla sua spalla - cosa che prima non aveva. Louis la guardò, cercando uno scusante per distogliere lo sguardo dall'altro, che non sembra della stessa idea perché prese prepotentemente il suo mento e lo girò. La forza che usò lo fece sibilare, ed Harry non sembrò notarlo. Gli girò e gli piegò la testa a suo piacimento, volendo osservare quel livido da ogni angolazione, quasi sperasse che fosse solo la sua immaginazione.

«Mi fai male, Harry.» Sussurrò, interrompendo il silenzio.

A quelle parole Harry sembrò quasi svegliarsi prepotentemente dal suo sogno ad occhi aperti e tolse subito la mano dal suo mento, addolcendo lo sguardo e gli si avvicinò dolcemente. Si guardarono negli occhi prima che Harry posizionasse la sua testa nell'incavo del collo di Louis, che non perse tempo e lo strinse prepotentemente al suo petto. Restano in silenzio così, abbracciati e avvolti nel loro amore, senza dire una parola.

Così, sembrava quasi che fosse Louis a consolare Harry, ma non gli importava. In effetti, Harry aveva proprio bisogno di essere rassicurato. Quella situazione non gli stava piacendo e non aveva nemmeno una certezza su cui basarsi, era stato completamente stravolto da miliardi di faccende di cui lui non ne sapeva niente, e aveva solo bisogno di un'abbraccio dall'unica persona che avrebbe potuto calmarlo.

Continuò ad abbracciarlo, a stringerlo, si fa coccolare perché può, perché vuole, perché è da tanto che non succedeva e adesso che ne ha l'occasione non se la lascia scappare.

La voce di Harry soffusa dalla stoffa del maglione è più roca quando sussurra un «Mi spiegherai che sta succedendo?» che fa rabbrividire l'altro.

Sapeva a cosa si stava riferendo: a quei comportamenti strani verso Edward, a quegli sguardi spaventati e rabbiosi che rivolge a Zayn e il completo distacco che ha preso con Harry. Non voleva davvero farlo - distaccarsi da Harry - ma è quella situazione di merda che glielo aveva fatto fare. Si era trovato con le spalle al muro, contro un angolo e senza via di fuga; Edward e Zayn erano davanti a lui che gliela ostacolavano, mentre Harry era al di là da questi. Louis odiava tutto ciò. Avrebbe preferito stare tra le braccia del riccio, non diviso da lui per degli individui che, da una parte, sapevano il suo segreto minacciandolo, mentre dall'altra, reclamavano amore dal figliastro.

Louis non disse niente, lo tenne più stretto a sé godendosi quegli attimi che, molto probabilmente, sarebbero stati molto più rari da quel momento in poi.

With Heart //SEQUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora